Orfani di femminicidi. “Ho adottato i miei nipoti. Crescerli? Bello e difficile”

Carmelo Calì si è preso cura dei figli della cugina ammazzata dall’ex marito. “Abbiamo aspettato cinque anni prima di raccontare loro la verità”

Mag 6, 2025 - 03:07
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Orfani di femminicidi. “Ho adottato i miei nipoti. Crescerli? Bello e difficile”

Ancona, 6 maggio 2025 – Ha adottato e cresciuto tre nipoti orfani di femminicidio. I figli della cugina Marianna Manduca, uccisa dall’ex marito nel 2007. Un atto di generosità e di coraggio. Ma non è stato un percorso facile quello di Carmelo Calì che si è ritrovato nel giro di poco tempo con una famiglia allargata, da due a cinque figli.

Signor Calì, sono passati 17 anni ma ancora ci troviamo di fronte a casi simili. Cosa ha pensato sentendo della bambina di Settala rimasta orfana?

"Il codice rosso non funziona, lo dico ormai da tre anni. Spero che i servizi sociali si prendano cura di lei, vagliando bene l’affido a familiari.Avolte sono situazioni problematiche”.

Lei oggi può dire ‘Ce l’ho fatta’, ma quante difficoltà ha incontrato in questi anni?

"Tantissime e quando chiedi aiuto ti accorgi che sei solo e se vuoi vincere questa battaglia devi contare solo su te stesso, anche economicamente. Ma io e mia moglie ci abbiamo sempre creduto, non abbiamo mai pensato nemmeno per un momento che qualcosa potesse andare storto, altrimenti non ce l’avremmo fatta".

Uno dei suoi tre figli adottivi si è laureato da poco

"Sì, Carmelo. Ha 23 anni ed è laureato in ingegneria aereospaziale a Padova, Stefano fa architettura ad Ascoli Piceno e Salvatore Marketing a Urbino. Sono dei bravi ragazzi, sono orgoglioso di loro come degli altri miei due figli”.

Quanto è stato difficile per loro ricominciare dopo la tragedia?

"Siamo stati fortunati, si sono inseriti da subito, grazie anche agli altri miei due figli, soprattutto del più grande, Matteo che allora aveva 5 anni. La difficoltà maggiore che hanno incontrato inizialmente è stata quella della lingua, parlavano siciliano stretto e gli altri non riuscivano a capirli”.

Hanno avuto un supporto psicologico?

“Sì, ma poi abbiamo smesso. Con la Asl il professionista cambiava continuamente e loro dovevano ricominciare tutto daccapo e così ci siamo rivolti a un privato, ma anche lì, sempre consigliati da professionisti, io e mia moglie abbiamo fatto parte del lavoro”.

Sarà stato difficile anche dal punto di vista economico.

"Ci siamo trovati da due a cinque figli e con nessuno che ti aiuta. Il sostegno economico previsto è ridicolo. Io mi sono speso per 11 anni perché i miei ragazzi potessero avere un risarcimento in modo da garantirgli un futuro".

Nel 2020 è riuscito ad avere un risarcimento…

"La battaglia legale è stata lunga, poi il Governo Conte ci ha finalmente riconosciuto il risarcimento che abbiamo deciso di investire in immobili, così che un domani possano ritrovarsi qualcosa”. Quanto è stato difficile per i ragazzi elaborare il lutto?

"All’inizio, su consiglio degli psicologi, abbiamo raccontato loro che la mamma era morta in un incidente: abbiamo convissuto con 5 anni di silenzio prima di raccontargli la verità”.

I ragazzi hanno mai avuto il timore di essere portati via di nuovo?

“Non credo, non mi hanno mai fatto domande in merito. E se mai ci fosse stata la percezione di finire in un’altra famiglia è finita quando io e Paola, mia moglie, li abbiamo adottati definitivamente, appena è stato possibile".