Oltre il Design Thinking: come cambia il pensiero progettuale nell’era della GenAI
L’applicazione del design thinking nelle organizzazioni si sta trasformando con l'intelligenza artificiale generativa (GenAI): cambiano le competenze, le pratiche e i ruoli. E il designer è sempre più chiamato a essere un orchestratore di sistemi. Un approfondimento L'articolo Oltre il Design Thinking: come cambia il pensiero progettuale nell’era della GenAI proviene da Economyup.

l’OSSERVATORIO
Oltre il Design Thinking: come cambia il pensiero progettuale nell’era della GenAI
L’applicazione del design thinking nelle organizzazioni si sta trasformando con l’intelligenza artificiale generativa (GenAI): cambiano le competenze, le pratiche e i ruoli. E il designer è sempre più chiamato a essere un orchestratore di sistemi. Un approfondimento
Direttore dell’Osservatorio Design Thinking for Business del Politecnico di Milano
Assistant Professor di Strategic Design, Politecnico di Milano, e Senior Researcher dell’Osservatorio Design Thinking for Business POLIMI

Come sta cambiando il pensiero progettuale e il ruolo del design nelle strategie di innovazione quando l’Intelligenza Artificiale (Generativa) entra nei processi organizzativi e creativi? È questa la domanda al centro dell’ultimo Club organizzato dall’Osservatorio Design Thinking for Business del Politecnico di Milano, un evento online che ha riunito ricercatori, professionisti, e aziende per esplorare le sfide che stanno plasmando un nuovo “design way of thinking” in un contesto caratterizzato da una complessità tecnologica che sta cambiando con grande velocità.
Ascending Technologies e nuove direzioni per il Design nelle organizzazioni
Le tecnologie emergenti e protagoniste nel mondo dell’innovazione come AI, AR e robotica si evolvono più rapidamente della nostra capacità di comprenderle, modificando non solo strumenti e ruoli, ma anche il modo stesso in cui prendiamo decisioni e costruiamo valore. Questo è lo scenario presentato dall’ospite di questo evento, Anijo Mathew, preside e professore presso l’Institute of Design (ID) dall’ Illinois Tech di Chicago.
“We design for value across multiple generations”
Le organizzazioni del futuro, secondo Mathew, dovranno essere progettate come sistemi capaci di generare valore multigenerazionale, attraversando ambiti culturali, economici e tecnologici. Una prospettiva che sposta l’attenzione del pensiero progettuale dal design dell’esperienza utente al design delle relazioni che consideri i diversi impatti presenti in sistemi complessi – come quelli che riguardano le trasformazioni in atto nelle aziende.
Tre lenti per navigare le trasformazioni in atto: Fitness, Futures, Frictions
Per affrontare queste trasformazioni – accelerate dalle tecnologie – Mathew propone tre punti di vista che possano aiutare i leader ad interpretare e quindi progettare cambiamenti a livello organizzativo:
- Fitness: riguarda la capacità delle organizzazioni di adattarsi e apprendere continuamente. In un mondo fluido, non è la stabilità a garantire successo, ma la prontezza al cambiamento.
- Futures: invita a esplorare scenari alternativi e possibili, andando oltre le proiezioni lineari. I leader devono essere in grado di identificare futuri molteplici, per prepararsi non solo a ciò che è probabile, ma anche a ciò che è desiderabile.
- Frictions: suggerisce di non evitare i conflitti o le tensioni interne ed esterne, ma di usarli come leva progettuale. Le frizioni sono spazi dove si può generare innovazione, perché costringono a rinegoziare priorità, visioni, e modelli operativi.
Queste tre prospettive non offrono risposte immediate, ma hanno lo scopo di attivare una tensione a definire meglio ed in modo critico le domande in grado di attivare un cambiamento. Ed è proprio in questo che risiede una delle specificità del design thinking nei processi di trasformazione organizzativa.
GenAI per il design thinking: un (design) partner per il pensiero e la pratica progettuale
Dopo l’intervento di Anijo Mathew, nelle diverse Perspective Sessions – dibattiti tra diversi gruppi di partecipanti – professionisti del design e dell’innovazione provenienti da realtà come BIP, Deloitte Digital, Kuriu, Sketchin, e Sisalhanno illustrato il loro punto di vista sul tema al centro dell’evento. I loro interventi non si sono limitati a illustrare applicazioni operative della GenAI, ma hanno offerto una visione profonda di come la tecnologia stia trasformando pratiche, ruoli e responsabilità del design nelle organizzazioni.
Queste testimonianze dialogano con il modello interpretativo proposto da Anijo Mathew nel suo keynote. Il primo aspetto – fitness, ovvero la capacità di un’organizzazione di adattarsi in modo evolutivo alle nuove condizioni – si è reso evidente nel racconto di Sisal, che ha illustrato come l’introduzione della GenAI nei processi di design thinking sia stata progressiva, guidata da momenti di test, creazione di toolkit interni e lo sviluppo di una governance dedicata. Più che una rivoluzione, si è trattato di un percorso di apprendimento e rafforzamento delle capacità interne.
Allo stesso tempo, le sessioni di BIP e Deloitte Digital hanno mostrato cosa significa progettare con uno sguardo orientato al futures: non solo prevedere tendenze, ma creare le condizioni per immaginare e costruire scenari futuri. L’utilizzo della GenAI in queste aziende è stato presentato come uno strumento per ampliare le possibilità progettuali, accelerare l’esplorazione di alternative e favorire l’emersione di insight da integrare nei processi decisionali. Un esercizio di futuro “operativo”, più che speculativo.
Infine, i contributi di Sketchin e Kuriu hanno portato l’attenzione su uno degli aspetti più delicati: le frictions. Le tecnologie generative, se non guidate con consapevolezza, rischiano di replicare – e amplificare – bias preesistenti, esclusioni e automatismi poco trasparenti. È proprio in questi attriti che si genera il pensiero critico, la riflessione sul ruolo del designer come mediatore culturale e promotore di inclusione. Le sessioni dedicate al design inclusivo e all’analisi del comportamento utente hanno offerto spunti preziosi su come affrontare queste tensioni, non per evitarle, ma per renderle generative.
“Il valore della GenAI non è solo in ciò che accelera, ma in ciò che ci costringe a riconsiderare” – riflessione tratta da una delle Perspective Session
I contenuti emersi nelle Perspective Sessions possono essere una lente pratica attraverso cui riflettere criticamente attorno alle diverse prospettive considerate nel descrivere il fenomeno di trasformazione attivato dalle tecnologie emergenti. I dibattiti hanno confermato come l’applicazione attuale del design tthinking non possa prescindere da un uso consapevole della tecnologia, da una visione allargata delle prospettive temporali, e dalla capacità di convivere con le tensioni senza cercare risoluzioni veloci (scorciatoie).
Design Thinking: evoluzioni delle competenze, delle pratiche e dei ruoli con la GenAI
Le riflessioni nate da questo evento dell’Osservatorio Design Thinking for Business del Politecnico di Milano hanno tracciato con chiarezza una traiettoria: l’applicazione del design thinking si sta trasformando. Cambiano le competenze, le pratiche e i ruoli: il designer nelle organizzazioni oggi è sempre più chiamato a essere un orchestratore di sistemi, un facilitatore di senso in un contesto dove la velocità e l’automazione rischiano di sostituire la riflessione.
La GenAI, da co-pilota creativo, accelera i processi ma non può sostituire l’intenzionalità progettuale, anzi la rende ancora più necessaria. In questo scenario in rapido mutamento, la vera competenza distintiva non è la capacità di produrre soluzioni immediate, ma la qualità delle domande che sappiamo porre.
Questo spazio di ricerca applicata si conferma non solo un osservatorio sull’innovazione, ma un laboratorio culturale dove interrogarsi su come abitare con consapevolezza la trasformazione tecnologica e sociale. Perché se l’intelligenza artificiale può generare output, è solo attraverso il pensiero e il progetto che possiamo generare significato.
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