Nell’osteria dove nacquero le Br: "Arrivarono in cento: ’Siamo studenti’"

Anna Valcavi, 85 anni, gestisce ancora ’Da Gianni’ sulle colline reggiane dove nel ’70 fu teorizzata la lotta armata "Mio cugino Paroli mi disse che avrebbero fatto un congresso studentesco. Dormivano da noi e in canonica".

Apr 28, 2025 - 04:46
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Nell’osteria dove nacquero le Br: "Arrivarono in cento: ’Siamo studenti’"

"Ah, lo conoscevo bene...", sospira Anna Valcavi commentando la morte di Alberto Franceschini, tra i fondatori delle Brigate Rosse, mentre sfoglia il Carlino sulla poltrona all’ingresso del suo ristorante ’Da Gianni’. Siamo a Costaferrata di Casina, una borgata nel cuore dell’Appennino Reggiano. È qui che nacquero nel 1970 le Br, tra piatti di cappelletti, tortelli e lambrusco più rosso che altrove, cucinati da Anna e serviti dal marito Gianni Incerti, morto nel 2000.

L’osteria oggi è portata avanti dal figlio Elvio e dall’inossidabile padrona di casa, che con una lucidità invidiabile, a 85 anni, ricorda proprio tutto. Si alza, va dietro al bancone del bar dove campeggiano libri sulla storia di Reggio Emilia e una foto di Che Guevara (di secondo nome fa Argentina), prepara i caffè e si accomoda nella sala con le pareti tappezzate dai quadri del cugino Tonino Loris Paroli, anche lui aderente al gruppo di lotta armata di estrema sinistra, e oggi pittore e scultore qui in paese. Un sorso per aneddoto, attraversando gli anni di piombo.

"Paroli chiamò mio marito – attacca Anna – dicendogli che avrebbero dovuto fare un congresso studentesco di una settimana. Erano un centinaio. Noi avevamo poche camere e ne mandammo a dormire un po’ dal prete, don Emilio Manfredi, in canonica e da altri abitanti della zona che li ospitarono".

Entra un cliente. "Oh è morto Franceschini!". Non si parla d’altro. "Quando una persona muore dispiace sempre. Non sapevo stesse male (pare avesse la demenza, ndr)". Anna ha sempre tagliato corto sulla scia di sangue lasciata dalle Br, i delitti, i sequestri, i misteri ancora irrisolti: "Io li conosco, sono gente come noi. Qui sono sempre stati corretti e bravi. Certo, hanno avuto un brutto passato: sa, quando ci sono i morti...".

E puntualizza: "Non si può dire che questo fosse il loro covo, qui mangiavano e basta. Poi si riunivano fuori nei campi a parlare. Non ho mai avuto sospetti su cosa facessero allora. Poi, dopo due-tre anni, è arrivata qui la polizia: chiese il libro degli alloggiati. Da qui la moglie di Renato Curcio spedì una cartolina, e allora gli agenti cominciarono a informarsi...". Poi svela: "Avevamo dei tavoloni rustici, ci scarabocchiarono sopra e trovammo una serie di stelle a cinque punte, forse stavano facendo le prove del simbolo. Dei poliziotti ci dissero di conservarli, che un giorno sarebbero potuti essere pezzi di storia. Mio marito invece li usò per farci dei muri...", se la ride Anna.

Il resto della storia – come dice lei stessa – "la conoscete". Nel frattempo i brigatisti hanno scontato anni di carcere. "L’ultima volta che ho visto Franceschini qui è quando hanno girato parte del film ’Il sol dell’avvenire’ sulla storia delle Br. Ma anni prima venne con dei registi greci che intervistarono anche mio marito. Allora chiesi ad Alberto se aveva ancora quei video, mi disse che gli venne tutto sequestrato a Roma...".

E ancora: "L’estate scorsa è venuto a mangiare Lauro Azzolini (altro ex brigatista tuttora a processo per la sparatoria di Cascina Spiotta dove morì anche Mara Cagol nel sequestro Gancia, ndr) che poi vive a Casina. Curcio mi mandò un libro scrivendomi che gli sarebbe piaciuto venirci a trovare, ma che non voleva fare clamore". Clamore che in effetti suscitò la ‘reunion’ nel settembre 2016 nella stessa osteria. Erano in cinquanta, tra cui Paroli, Azzolini, Roberto Ognibene, Raffaele Fiore, Nadia Mantovani (che ebbe una relazione con Curcio) Antonio Savino, Giuseppe Battaglia, Piero Bertolazzi e Bianca Amelia Sivieri. "Ma non parlarono di politica e di quei tempi, ma solo di ciò che è stato dopo: figli, nipoti, lavoro...", dice Anna. Che infine ricorda anche Prospero Gallinari: "Prima di morire (nel 2013, ndr) venne qui a mangiare. Mentre usciva fuori da quella porta – la indica in sala – giuro che mi disse: ’Se avessimo avuto il permesso di lasciare andare Aldo Moro, lo avremmo fatto... Il permesso da chi? Eh, bel punto interrogativo...".