Nel repertorio dei misfatti del regime di Putin entra Nadezhda Buyanova, pediatra

Il tribunale della città di Mosca ha confermato per lei la condanna a cinque anni e mezzo di carcere, tale e quale la sentenza del novembre dello scorso anno. L'accusa era: "falsi" sull'esercito russo. L'articolo Nel repertorio dei misfatti del regime di Putin entra Nadezhda Buyanova, pediatra proviene da Globalist.it.

Mag 5, 2025 - 17:46
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Nel repertorio dei misfatti del regime di Putin entra Nadezhda Buyanova, pediatra



Il tribunale della città di Mosca ha confermato per lei la condanna a cinque anni e mezzo di carcere, tale e quale la sentenza del novembre dello scorso anno. L’accusa era: “falsi” sull’esercito russo. Una formula introdotta dopo l’invasione dell’Ucraina che si applica anche al minimo dissenso nei confronti della guerra. Basta l’accusa non documentata di qualcuno per ritrovarti in carcere, dopo un processo a porte chiuse. Come è accaduto alla pediatra di Mosca.

Nadezhda Buyanova ha partecipato all’udienza in collegamento video dal centro di detenzione preventiva. Su richiesta del pubblico ministero, la corte ha svolto l’appello a porte chiuse “a causa della minaccia alla sicurezza dei partecipanti al processo”. Sostanzialmente per tenere lontani amici e stampa. La difesa si era opposta a questa decisione, ma senza successo. Ciononostante, una ventina di persone era arrivata in tribunale per sostenere la pediatra.

Dopo l’annuncio della decisione della corte, a Nadezhda Buyanova è stato immediatamente disattivato l’audio, quindi non ha sentito le parole d’incoraggiamento e di sostegno del coraggioso gruppo che si era dato appuntamento in tribunale.

Nadezhda Buyanova lavorava in una delle cliniche di Mosca. A denunciarla, lo scorso anno, era stata la vedova di un partecipante alla guerra della Russia contro l’Ucraina. Anastasia Akinshina – questo il suo nome – aveva sostenuto di essere andata in clinica per una visita al figliolo. In quella occasione avrebbe detto alla pediatra che il piccolo sentiva la mancanza del padre. In risposta, la pediatra – così scrisse nella denuncia – avrebbe definito suo marito “un obiettivo legittimo dell’Ucraina”. Senza alcun riscontro. Poco, anzi niente, è valso che la pediatra abbia sempre confutato questo racconto.


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