Museo inglese ritrova libro rilegato con pelle umana di 2000 anni fa: è legato a uno dei crimini più famosi della storia

A prima vista sembra un vecchio libro, uno di quelli che si possono trovare negli archivi polverosi di un museo di provincia. E invece, quello riscoperto per caso al Moyse’s Hall Museum di Bury St Edmunds, in Inghilterra, è un volume rilegato con pelle umana, proveniente dal corpo dell’omicida William Corder, giustiziato nel 1828 per...

Apr 20, 2025 - 20:47
 0
Museo inglese ritrova libro rilegato con pelle umana di 2000 anni fa: è legato a uno dei crimini più famosi della storia

A prima vista sembra un vecchio libro, uno di quelli che si possono trovare negli archivi polverosi di un museo di provincia. E invece, quello riscoperto per caso al Moyse’s Hall Museum di Bury St Edmunds, in Inghilterra, è un volume rilegato con pelle umana, proveniente dal corpo dell’omicida William Corder, giustiziato nel 1828 per l’assassinio della giovane Maria Marten.

Il caso, tristemente noto come delitto del Red Barn, sconvolse l’opinione pubblica dell’epoca. Ma la condanna dell’uomo non si concluse con l’impiccagione: il suo corpo fu sezionato pubblicamente e parte della sua pelle utilizzata per realizzare alcuni esemplari del libro che documentava il processo.

La copia appena ritrovata – quasi 200 anni dopo – si trovava sotto gli occhi di tutti, posizionata su una mensola dell’ufficio del museo. A differenza dell’altra versione già esposta al pubblico, che è interamente rivestita di pelle umana, questa presenta inserti cutanei solo sul dorso e agli angoli. Ma l’origine resta la stessa: il corpo dell’uomo che la giustizia georgiana ha scelto di punire anche dopo la morte.

Dalla giustizia pubblica alla pelle come punizione

Nel 1828 migliaia di persone si radunarono per assistere all’impiccagione pubblica di William Corder, accusato di aver attirato Maria Marten in un fienile con la promessa di una fuga romantica. Lì l’avrebbe uccisa e seppellita. A far ritrovare il corpo fu la matrigna della ragazza, guidata – almeno secondo la leggenda – da sogni inquietanti.

Dopo l’esecuzione, come previsto dalla legge dell’epoca conosciuta come Bloody Code, il corpo del condannato fu dissezionato da chirurghi. Parte della pelle venne poi impiegata per rilegare un libro dedicato proprio al suo caso giudiziario: An Authentic and Faithful History of the Mysterious Murder of Maria Marten.

Una prima copia, completamente rivestita di pelle umana, è conservata al Moyse’s Hall Museum sin dal 1933. La seconda, invece, è riemersa soltanto lo scorso anno, durante una revisione del catalogo interno. A ritrovarla è stato il personale del museo, che ha raccontato l’incredulità di fronte alla scoperta. “Abbiamo delle voci chiamate perdite museali. Questa sarebbe una perdita ritrovata”, ha spiegato Dan Clarke, heritage officer del West Suffolk Council, in un’intervista alla BBC.

La copia era stata donata decenni fa da una famiglia legata al chirurgo che si occupò della dissezione del corpo di Corder. Nessuno, però, aveva mai notato la natura straordinaria della rilegatura. Abbie Smith, assistente museale, ha avuto il compito di maneggiare entrambi i libri nel suo primo giorno di lavoro:

Se non ti dicessero che è pelle umana, non lo immagineresti nemmeno. È qualcosa di profondamente umiliante da avere in collezione.

Riflessione o raccapriccio?

Non tutti, però, vedono questi libri come testimonianze da conservare. Terry Deary, autore della popolarissima serie Horrible Histories, ha definito i volumi “artefatti disgustosi” che “dovrebbero essere bruciati”. Deary, che ha interpretato Corder in una rappresentazione teatrale, ha ammesso di sentirsi in colpa per quel ruolo. “Ho fotografie di me mentre punto una pistola contro Maria Marten. È una vicenda particolarmente morbosa”, ha detto al Guardian.

Secondo lui, la condanna di Corder fu viziata da prove deboli e da un clima di isteria collettiva. Nel suo nuovo romanzo Actually, I’m a Corpse, lo scrittore tenta di offrire una versione alternativa della storia, cercando di riabilitare la memoria dell’assassino.

Per altri, invece, questi libri rappresentano un’occasione per affrontare le crudeltà del sistema giudiziario del passato.

Non si tratta di spettacolarizzare il macabro , ma di affrontare la nostra storia con sincerità e consapevolezza.

In mostra accanto ai due volumi si trova anche una gabbia da forca del XVIII secolo, una struttura d’acciaio usata per esporre i cadaveri degli impiccati: una forma di giustizia esemplare, destinata a terrorizzare la popolazione.

Rilegato nella pelle, legato alla storia: la memoria del Red Barn vive ancora tra folklore, processi e nuove domande etiche

Il caso di Maria Marten e William Corder continua ad affascinare e a dividere. Da quasi due secoli è stato oggetto di ballate popolari, romanzi, opere teatrali e persino di un adattamento della BBC interpretato da Florence Pugh.

La linea tra cronaca e leggenda si è fatta sempre più sottile. Il ritrovamento del libro non è solo una curiosità storica: è anche uno specchio delle nostre contraddizioni nel rapporto con la memoria, la morte e la conservazione dei resti umani.

Altrove, le istituzioni scelgono un approccio diverso. Harvard University, ad esempio, ha rimosso la pelle umana da un libro del XIX secolo dopo aver scoperto che apparteneva a una paziente ospedaliera francese. “L’origine e la storia di questo volume pongono seri dilemmi etici”, ha dichiarato l’università.

Ma al Moyse’s Hall Museum, i libri resteranno. Nessuna protesta è mai arrivata in quasi un secolo. Ad ogni modo, la domanda resta aperta: i resti umani devono essere custoditi nei musei? O dovrebbero essere restituiti alla terra? Clarke risponde con cautela:

Ogni caso va valutato singolarmente. In questo, i libri restano. Rilegati nella pelle. Legati alla storia.