Mps, Caltagirone e Delfin al 21% se va in porto l’offerta

Un ruolo attivo nel consolidamento bancario. Il terzo operatore nazionale del credito in termini di totale di attivi, impieghi alla clientela, raccolta diretta e total financial assets. E una diversificazione dei ricavi del nuovo gruppo grazie alla partecipazioni detenuta da Mediobanca in Generali. Il cda di Monte dei Paschi ha deliberato la pubblicazione del materiale […] L'articolo Mps, Caltagirone e Delfin al 21% se va in porto l’offerta proviene da Iusletter.

Mar 19, 2025 - 16:01
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Mps, Caltagirone e Delfin al 21% se va in porto l’offerta

Un ruolo attivo nel consolidamento bancario. Il terzo operatore nazionale del credito in termini di totale di attivi, impieghi alla clientela, raccolta diretta e total financial assets. E una diversificazione dei ricavi del nuovo gruppo grazie alla partecipazioni detenuta da Mediobanca in Generali. Il cda di Monte dei Paschi ha deliberato la pubblicazione del materiale informativo in vista dell’assemblea del 17 aprile. L’assise, oltre a votare l’aumento di capitale al servizio dell’ops su Piazzetta Cuccia, dovrà votare il bilancio e nominare i cinque consiglieri (Alessandro Caltagirone, Elena De Simone, Marcella Panucci, Francesca Paramico Renzulli, Barbara Tadolini) indicati a fine anno dopo l’uscita degli esponenti del Tesoro.

Aggiornato anche l’ammontare di azioni al servizio dell’offerta di pubblico scambio da 13,3 miliardi. Il numero massimo di titoli Mps è stato incrementato da 1.916.543.285 fino a 2.230.000.000 al solo fine, «in via prudenziale e secondo un approccio conservativo, di assicurare capienza in tutti gli scenari teorici di aggiustamento del corrispettivo che si possano verificare» — recita una nota —, oltre che per i piani di incentivazione di lungo termine di Mediobanca basati su azioni, per un eventuale disallineamento nel pagamento dei dividendi di Monte dei Paschi di Siena e dell’acconto di dividendo di Piazzetta Cuccia prima del completamento dell’offerta.

L’eventuale emissione di tutti i 2,23 miliardi di azioni attribuirebbe agli azionisti di Mediobanca il 64% del gruppo post-fusione, i cui assetti azionari vedrebbero Delfin al 15,7%, Caltagirone al 5,3%, il ministero dell’Economia al 4,2%, Mediolanum al 2,1%, Banco Bpm all’1,8%, Anima all’1,4%, con il restante 69,5% in capo ad altri azionisti.

L’eventuale nuovo gruppo bancario — cita il documento di Mps — attiverebbe finanziamenti verso la clientela per 134 miliardi, poggerebbe su una raccolta diretta di 158,7 miliardi e indiretta per 181,8 miliardi. Le commissioni nette salirebbero a 2,4 miliardi (1,5 miliardi Mps + 900 milioni Mediobanca), il margine di interesse invece a 4,2 miliardi (2,3 miliardi Mps + 1,9 miliardi Mediobanca) mentre i costi operativi sarebbero di 3,7 miliardi (2,1 miliardi Mps + 1,6 Mediobanca). In particolare, i costi di integrazione tra le due banche sono stimati in 600 milioni lordi e non sono stati rettificati e riflettono le azioni future in caso di perfezionamento dell’aggregazione. L’utile operativo lordo sarebbe di 3,2 miliardi. Il documento stima anche un eventuale goodwill di 1,1 miliardi.

Altro fattore sottolineato dal cda dell’istituto senese è che il prospetto «è pro-forma» e «non include l’acclerazione» nell’utilizzo dei benefici fiscali delle Dta (le attività per imposte anticipate associate alle perdite fiscali pregresse di Mps), che seguirà all’adesione di Mediobanca al consolidato fiscale di Siena. Accelerazione che potrà esserci solo se l’offerta di Monte dei Paschi arriverà almeno al 51% di Mediobanca (l’obiettivo è 66,7%). Le Dta oggi arriverebbero a 2,9 miliardi perché si potrebbero iscrivere a bilancio altri 1,3 miliardi.

L’ops lanciata dal ceo Luigi Lovaglio sarà sottoposta all’assemblea di aprile, ma non vedrà in tempo per quella data il via libera della Banca Centrale Europa, dato che l’iter autorizzativo è partito il 13 febbraio.

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