Misure cautelari dopo le botte agli operai, Sudd Cobas: “Noi messi alla gogna, ora sia fatta chiarezza”
Il sindacato: “La Procura guarda dalla parte giusta”

Prato, 16 aprile 2025 – Dopo mesi di denunce e procedimenti giudiziari che hanno colpito sindacalisti e operai in sciopero, la Procura di Prato ha avviato un’indagine sulle violenze subite dai lavoratori della Acca srl. A sottolinearlo sono i Sudd Cobas, che in una nota parlano di una svolta attesa da tempo: “Finalmente la Procura batte un colpo sulla vicenda Acca. E lo fa, almeno stavolta, nella direzione giusta”, dicono. Il sindacato denuncia come, fino a oggi, “mentre si consumava un’escalation di violenza contro chi rivendica diritti, a ricevere gli avvisi di garanzia per scioperi e picchetti eravamo stati noi attivisti sindacali”. L’ultimo, notificato pochi giorni fa a Luca Toscano e Sarah Caudiero, segue analoghi provvedimenti indirizzati a lavoratori e militanti per un presidio pacifico ai cancelli della Acca, il giorno dopo “l’ennesimo agguato a colpi di spranghe”.
Al centro della vicenda, una lunga serie di aggressioni contro operai sindacalizzati che, secondo il Sudd Cobas, “non hanno mai abbandonato la lotta per i diritti nemmeno dopo essere diventati per più di un anno bersagli di spedizioni punitive e paramafiose”. La nota inviata dal sindacato guidato da Luca Toscano sottolinea il coraggio di “questi lavoratori, che, grazie al sostegno del sindacato, sono riusciti a ottenere condizioni contrattuali dignitose non solo per sé, ma anche per decine di colleghi - dicono -. Dopo aver ottenuto condizioni umane di lavoro per sé, hanno continuato la battaglia per i diritti dei propri colleghi. Grazie alla loro resistenza decine di loro hanno ottenuto nell’ultimo anno un contratto regolare e diritti”.
Nei momenti più difficili, la lotta ha potuto contare su una rete di solidarietà mossa dal basso. Il sindacato ricorda come per mesi “studenti e attivisti del sindacato abbiano accompagnato a casa alla fine di ogni turno notturno gli operai della Acca, riuscendo così a interrompere la lunga sequenza di agguati che stava avvenendo sotto le loro abitazioni”. Un’iniziativa definita “scorta sociale”, che ha contributo ad impedire che la paura vincesse sul caporalato e sui soprusi. Adesso il Sudd Cobas non si accontenta dell’apertura dell’indagine: “Tante aggressioni e violenze sono in questi anni rimaste impunite, mentre si è consumata una assurda criminalizzazione delle vittime”, affermano, ricordando che “numerosi operai e attivisti sindacali sono ancora sotto processo per i picchetti ai cancelli delle fabbriche dello sfruttamento”. Infine, l’appello a fare piena luce: “Troppe sono le anomalie e le opacità che abbiamo registrato e denunciato intorno a questa vicenda - dice Toscano -. Si verifichi se i mandanti delle aggressioni ai lavoratori sindacalizzati abbiano goduto di complicità e protezione anche di esponenti delle forze dell’ordine, come da noi denunciato e che ci auguriamo sia diventato materiale di indagine”.