Mid-Century Modern, la sit-com nata vecchia che ha fatto il giro e funziona lo stesso

Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in lievi spoiler sulla sit-com Mid-Century Modern. Forse basterebbe dare un’occhiata a cos’è lo stile “Mid-Century Modern” per farsi un’idea metatestuale di come possa una serie nata vecchia, apparentemente morta e sepolta ancora prima di emettere il primo vagito, avere un successo notevole. Pur senza avventurarsi nel… Leggi di più »Mid-Century Modern, la sit-com nata vecchia che ha fatto il giro e funziona lo stesso The post Mid-Century Modern, la sit-com nata vecchia che ha fatto il giro e funziona lo stesso appeared first on Hall of Series.

Mag 8, 2025 - 09:05
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Mid-Century Modern, la sit-com nata vecchia che ha fatto il giro e funziona lo stesso

Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in lievi spoiler sulla sit-com Mid-Century Modern.

Forse basterebbe dare un’occhiata a cos’è lo stile “Mid-Century Modern” per farsi un’idea metatestuale di come possa una serie nata vecchia, apparentemente morta e sepolta ancora prima di emettere il primo vagito, avere un successo notevole. Pur senza avventurarsi nel terreno dell’architettura, è sufficiente evocare uno stile che andò di moda tra il 1945 e il 1970, salvo poi resuscitare dall’oltretomba negli anni Novanta ed essere discretamente in auge pure oggi. Qualcuno potrebbe sottolineare immediatamente che lo stile, quello vero, prescinda dalle logiche del tempo, e con ogni probabilità avrebbe pure ragione. Paul Newman e Audrey Hepburn affascinerebbero ancora oggi senza cambiare nulla. Non seguirebbero le tendenze: sarebbe il mondo a inseguirli, senza mai raggiungerli.

Succede, allora, che un gruppo di mostri sacri della tv del passato abbia tirato su una sit-com sulla quale pochi avrebbero scommesso un centesimo.

I più non lo avrebbero fatto manco prima di vederla in onda, mentre altri non si spiegano oggi perché Mid-Century Modern, sit-com di Hulu approdata nelle scorse settimane in Italia grazie a Disney+, stia ottenendo un successo più che discreto. Non straordinario, ma sufficiente per alzarsi sopra la media delle comedy di nuova generazione, troppo spesso incorse in fallimenti più o meno fragorosi. Lo dicono i numeri: 88% di approvazione da parte della critica e 79% dal pubblico su Rotten Tomatoes, per esempio.

Ottimo anche il 7.6 di valutazione su IMDb. Meno bene su Metacritic: si ferma a un punteggio medio di 66 su 100, indicando recensioni “generalmente favorevoli”. Niente di trascendentale, lo ripetiamo: sono buoni numeri, ma non eccezionali. Le alternative, però, quali sono? Quante comedy hanno funzionato davvero nell’ultimo lustro? E sia chiaro: parliamo di comedy vere, arrivando addirittura a utilizzare l’espressione “sit-com”, anch’essa dispersa tra le macerie di un genere che ormai trova gran parte del suo senso di esistere nelle forme ibride della dramedy o del racconto brillante orizzontale ed esteso.

Basta questo, allora, per attirare l’attenzione. E per fare di Mid-Century Modern uno strano caso di studio: avrebbe pressoché tutto per non potersi inserire nel mercato contemporaneo, ma per qualche motivo lo fa lo stesso. Perché? Già, perché?

Mid-Century Modern
Credits: Hulu

Innanzitutto: cos’è Mid-Century Modern? È una sit-com multicamera con le risate registrate (!) da dieci episodi, lunghi una ventina di minuti circa. Scritta da Max Mutchnick e David Kohan, storici autori di Will & Grace, è diretta da un altro straordinario nome del mondo delle serie tv: James Burrows. Sarebbe persino riduttivo definirlo un veterano del piccolo schermo: Burrows ha diretto, nel tempo, serie tv del calibro di Cheers, un monumento della tv americana del quale è co-creatore, il sequel Frasier, quindici puntate di Friends, la stessa Will & Grace e i pilot di The Big Bang Theory e di Due Uomini e Mezzo. L’elenco sarebbe in realtà molto più lungo di così, ma dovrebbe aver reso l’idea. Così come il suo palmares, nel quale spiccano qualcosa come 11 Emmy. Burrows ha oggi 85 anni, ma evidentemente non ne vuole ancora sapere di andare in pensione.

Due elementi derivano da questo elenco, ancora prima di parlare della trama. Ci sono elementi di modernità (Will & Grace) che si combinano con l’antiquariato televisivo, allontanandoci fortemente da qualsivoglia idea preliminare di contemporaneità.

Una sit-com multicamera, oggi, è preistoria, eppure Mid-Century Modern dimostra – e non è manco l’unica – che la storia possa essere padrona anche del presente. E allora continuiamo con la trama e il cast: tre amici omosessuali di mezza età—Bunny (Nathan Lane), Jerry (Matt Bomer) e Arthur (Nathan Lee Graham)— decidono di convivere dopo la morte di un caro amico. La madre di Bunny, Sybil (interpretata dalla compianta Linda Lavin), completa il gruppo principale. Ancora la modernità, ancora l’antichità: la trama non presenta elementi innovativi né ha particolari ambizioni sul piano narrativo ed espressivo. Lo sottolinea anche l’autorevole Variety nella sua recensione: Mid-Century Modern non è niente di nuovo. Nonostante le battute taglienti e il cast energico, la serie non cambierà il panorama delle sit-com, ma non ci prova nemmeno”.

Eppure.. funziona. E il punto è uno, su tutti: è una sit-com d’altri tempi… orgogliosamente d’altri tempi. Qualcuno è arrivato a definirla uno strano ibrido tra Golden Girls e Will & Grace shakerato in un Martini, e ci sta: è una visione onesta. C’è poi chi, come l’Indipendent, si è sbilanciato con una revisione più strutturata, puntando su altro: Ciò che distingue Mid-Century Modern è la sua queerness senza scuse. Non c’è un personaggio eterosessuale di facciata a fornire “equilibrio”, né alcuna diluizione per il mercato di massa. Al contrario, abbiamo un cast di personaggi pienamente realizzati e gioiosamente queer, interpretati da attori apertamente gay – autorizzati a esistere, a piangere, a flirtare, a essere ridicoli e a essere autentici. In un clima culturale in cui i diritti LGBTQ+ sono nuovamente minacciati, questa silenziosa sfida appare al tempo stesso radicale e confortante”.

Ok, ci sta anche questo. Ma basta? Il punto vero è un altro, però. È una sit-com che si propone di essere una sit-com e nient’altro. Sa essere contemporanea attraverso una sensibilità al passo coi tempi. Si esprime, soprattutto, con leggerezza, senza rinunciare a una buona profondità emotiva.

Pensate un po’: fa addirittura ridere. Il bello di Mid-Century Modern è che non necessità di analisi mirabolanti per motivarne il successo: è un prodotto industriale di un’altra epoca realizzato da straordinari artigiani fuori dal tempo. Artigiani che sanno scrivere e che trovano la massima valorizzazione in un cast di grandi nomi che sanno dare intensità e autenticità a personaggi essenziali, ben caratterizzati e con solide backstory, ma senza grandi fronzoli. È una serie divertente ma non frivola, alla ricerca delle risate senza chissà quale altro sottotesto. È come se Mid-Century Modern ci chiedesse: cosa c’è di male nell’essere datati, se si sa intrattenere?.

Mid-Century Modern
Credits: Hulu

Poi è chiaro: non tutto funziona per il meglio. Il pilot, come spesso accade ai pilot delle sit-com, tende a esagerare ed esaspera dinamiche e personaggi in nome di una vitale immediatezza. Poi, però, la serie emerge per quello che è: le dinamiche si approfondiscono e trovano spessore, così come le interpretazioni dei protagonisti. Talvolta funziona, talvolta no. I dieci episodi oscillano tra i picchi della seconda puntata e alcuni episodi più dimenticabili. Alterna battute ben centrate e altre che si rifugiano nelle certezze ormai ataviche della commedia. Nel complesso, però, Mid-Century Modern è un successo.

Ne emerge, allora, un’altra riflessione interessante del già citato Indipendent: “In un mondo inondato di drammi cupi e reboot incessanti, c’è qualcosa di meravigliosamente sovversivo in una serie che vuole solo farti ridere, e ci riesce. Gli fa eco Variety: “Con tutto quello che sta succedendo a livello globale, questo show edificante e senza troppe pretese potrebbe essere esattamente ciò che il pubblico sta cercando”.

Ecco, è tutto qui. La sterilità creativa e la continua ibridazione del genere comedy con altri registri ci ha fatto dimenticare che la tv sia anche questa roba.

La tv è anche intrattenimento, leggerezza, testi autentici e grandi artigiani, risate e distensione, ieri come oggi. È sì la Golden Age e l’evoluzione di un mezzo che si è fatto portatore di un’espressione artistica del genere, ma ciò ha rischiato di allontanarci da alcune priorità essenziali. Priorità che i successi immortali, ancora presenti, di serie tv come Friends (nata 31 anni fa) o The Office (nata nel 2005) ci ricordano costantemente. E che i maestri storici della tv, quelli che l’hanno prima ideata e poi sviluppata e fatta grande, sanno riportare in auge nell’esatto momento in cui pare che le esigenze siano pressoché opposte.

Un successo sorprendente, allora. Ma non casuale. Perché le sit-com riemergono sempre, anche quando sembrano finite per sempre. E hanno uno stile senza tempo, manco fossero uno movimento architettonico che dalle polveri degli anni Quaranta sa essere valido ancora oggi. Viva le sit-com, quindi. E viva Mid-Century Modern.

Antonio Casu

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