Merz cancelliere, il germanista Niglia: "È una figura divisiva. In gioco la governabilità"
Il professore all’Università per stranieri di Perugia: tutti si aspettano stabilità "Non è un caso che dopo la bocciatura la Borsa di Francoforte sia andata giù".

Roma, 7 maggio 2025 – Poteva essere un terremoto: nella storia della Repubblica federale tedesca non era mai successo che un cancelliere designato non venisse eletto al primo scrutinio. Poi Merz è riuscito a recuperare con la seconda votazione. Ma la botta è stata davvero assorbita? Ne parliamo con il germanista Federico Niglia, docente di storia delle relazioni internazionali all’Università per stranieri di Perugia.
Professore, è un incidente di percorso o un guaio serio?
"Entrambi. Da un lato, c’è la tendenza dei partiti a proteggersi dagli effetti logoranti di un governo di coalizione, per cui ciò che è successo può essere letto come un incidente. Però il tempo per mettere a punto il programma e testare i parlamentari c’è stato. E questo ci porta all’altro aspetto, che ciò che è successo sia l’indice di un limite strutturale, che riguarda in parte Merz in parte gli equilibri interni alla Cdu-Csu".
Qual è il limite di Merz?
"È una figura divisiva. Nell’era Merkel è stato sempre un escluso nella Cdu, tanto che uscì persino dal partito: malgrado i suoi sforzi, non tutti hanno metabolizzato la sua storia".
Dove la coalizione si può essere incagliata?
"Sulle politiche migratorie Merz ha dato prova di non essere quello che andava bene per tutti. La Cdu ha voluto presidiare quel perimetro del voto di destra che sembrava sfuggirgli di mano, discorso peraltro obbligato perché la componente rappresentata dalla Csu spingeva su posizioni più conservatrici. E questo spiega i franchi tiratori".
Da dove vengono?
"Possono venire da entrambi i partiti. Non escludo che vi possa essere una corrente critica nella Cdu anche perché oggi per i socialdemocratici l’alleanza è l’unica opzione per stare al governo".
Nella Cdu c’è chi vuole governare con l’ultradestra di AfD?
"Sarebbe contrario alla storia della Cdu. Anche se a livello locale governare con una conventio ad excludendum nei confronti di AfD è difficile".
Il capitombolo iniziale può condizionare Merz?
"Diciamo che sposta su Merz l’onere di provare di essere un buon politico".
Ci saranno contraccolpi in Europa dopo questa partenza?
"Il momento fondativo del governo Merz non crea problemi: bisognerà piuttosto vedere se la nuova maggioranza si incepperà di fronte a provvedimenti importanti come quelli relativi al riarmo, alla riforma della Ue, alle politiche migratorie".
Ritiene che l’incidente abbia indebolito Merz al punto di provocare ripercussioni sul quadro finanziario della Germania?
"Bisogna vedere se l’incidente rappresenta una falla strutturale nella maggioranza. Non è casuale che, appena bocciato Merz, la Borsa di Francoforte sia andata giù. Dalla Germania ci si aspetta governabilità".
La Germania di Merz può ancora essere la guida dell’Europa?
"Può e deve esserlo. Per il suo sistema industriale, il suo collocamento geografico centrale e la sua tecnologia. Dal 1945 la Germania è stata un motore dell’Europa".
In Germania si discute della messa al bando di AfD: sarebbe una decisione opportuna?
"Giuridicamente si potrebbe fare, politicamente non sarebbe opportuno per il numero di elettori che ha AfD, partito che ce la sta mettendo tutta per rientrare nei parametri costituzionali: non ha una vocazione minoritaria, vuole andare al governo".
Dalla Germania alla Romania spira aria sovranista: è una minaccia per l’Unione?
"I nazionalismi sono una minaccia se si concepisce la Ue come una realtà che dissolve le nazioni".
Si possono conciliare Nazione e integrazione europea?
"Sì. La storia dell’Ottocento è una storia di Europa ma anche di nazionalità che hanno combattuto contro l’autoritarismo".