Meloni strattona il piano von der Leyen sulle armi
Che cosa ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in Parlamento e le reazioni dei partiti della maggioranza e delle opposizioni. La nota di Sacchi.

Che cosa ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in Parlamento e le reazioni dei partiti della maggioranza e delle opposizioni. La nota di Sacchi
Giorgia Meloni è facile profeta quando verso la fine della replica delle comunicazioni al Senato, in vista del Consiglio Europeo del 20 e 21 marzo, respinge le critiche delle opposizioni invitandole a concentrarsi di più sulle proprie divisioni che su quelle della maggioranza, che erano state messe praticamente sullo stesso piano anche nella narrazione mediatica più vicina alla sinistra.
Alla fine a Palazzo Madama passa la risoluzione della maggioranza con 109 voti a favore, decadono tutte le risoluzioni delle opposizioni che ne aveva presentate ben 5. Oggi si replica alla Camera. Conferma netta della difesa di Kiev, del posizionamento euroatlantico, nel ruolo di ponte tra Europa e Usa, apprezzamento dello sforzo di Trump per la pace in Ucraina, no all’utilizzo del fondi di coesione per il piano UE del “Riarmo”, che Meloni ritiene “fuorviante”, perché la difesa e la sicurezza, spiega Meloni, non si riducono all’acquisto delle armi, ridimensionamento degli annunci roboanti sul piano “rispetto sulla realtà”, perché, frena il premier, si tratta di “eventuali prestiti” e comunque non soldi che, rassicura, verranno sottratti alla spesa sociale. Semmai, come dice di aver parlato con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che è anche un big della Lega, occorrerà un piano di investimenti di privati per la nostra sicurezza.
Insomma, di “esercito comune europeo” non si parla, “non è all’ordine del giorno”, così come non si è mai parlato dell’invio di truppe italiane in Ucraina. E non è giudicato utile l’invio di truppe europee in Ucraina come ipotizzato dal premier inglese Starmer e il presidente francese Macron.
L’intervento di Meloni riceve subito l’elogio della Lega, che a Strasburgo aveva votato contro il “ReArm”, mentre FdI e FI a favore, perché “va nella giusta direzione auspicata da Matteo Salvini”, è scritto in una nota leghista. Dove si afferma: “Niente truppe italiane in Ucraina e nessuna ipotesi di esercito europeo, nessun taglio ai fondi per lo sviluppo e nessun accenno a un debito comune europeo, massimo sostegno all’impegno di Donald Trump per la pace e investimenti per la sicurezza in Italia. Bene il discorso di Giorgia Meloni che va nella giusta direzione, fortemente auspicata da Matteo Salvini”. Conclusione della Lega: “La realtà è più forte di ogni fantasia giornalistica, gli italiani chiedono pace, salute e lavoro, non tagli e tasse per comprare armi e proseguire guerre”.
La nota della Lega ha anche premesso che Salvini, impegnato a Varsavia nel consiglio informale europeo dei ministri dei Trasporti, si è sentito con Meloni, “come fa tutti i giorni”, prima dell’aula, ribadendo: “La Lega è il collante della maggioranza”. Maggioranza che Meloni compatta attorno al punto politico che la distingue dagli altri leader europei per il suo speciale rapporto con Trump e cioè che l’asse euroatlantico è imprescindibile. E non si può fare a meno degli Usa. Invita la sinistra di casa nostra, che, come la piazza di Roma di domenica scorsa ha plasticamente dimostrato, è unita solo dall’antitrumpismo con il rischio di diventare anti-americanismo, a farsi una ragione del fatto che la campagna elettorale Usa è finita e con il nuovo presidente occorre fare i conti. Insomma, un invito a non commettere su scala globale lo stesso errore di base fatto in Italia non accettando di fatto il responso elettorale che ha premiato il centrodestra.
Significativo un passaggio del discorso del premier. Che afferma: “L’Europa deve fare la propria parte, ma è nella migliore delle ipotesi ingenuo, nella peggiore folle, pensare che oggi possa fare da sola, senza la Nato, fuori da quella cornice euro-atlantica che per 75 anni ha garantito la sicurezza dell’Europa e che in questi ultimi 3 anni ha consentito all’Ucraina di resistere”. Avverte Meloni che sottolinea la necessità di essere “baluardi europei della Nato”: “Chi ripete ossessivamente che l’Italia dovrebbe scegliere tra Europa e Usa lo fa strumentalmente, per ragioni di polemica domestica o perché non si è accorto che la campagna elettorale americana è finita, dando a Donald Trump – piaccia o no – il mandato di governare e di conseguenza ai partner occidentali di fare i conti con questa America. Chi per ragioni diverse alimenta una narrazione diversa, tentando di scavare un solco tra le due sponde dell’Atlantico, non fa che indebolire l’intero Occidente, a beneficio di ben altri attori”.
Ma, il capogruppo dem al Senato, Francesco Boccia, il leader di Azione, Carlo Calenda e altri esponenti dell’opposizione continuano come un ritornello a chiedere a Meloni di scegliere tra Europa e Trump. E questo nelle stesse ore in cui il presidente Usa è alle prese con la telefonata di quasi tre ore con Putin per una prima tregua in Ucraina. Al tempo stesso Ursula von der Leyen rilancia con toni di urgenza il “riarmo” e Mario Draghi in una audizione in Senato sottolinea le difficoltà per la nostra sicurezza create dal cambio di politica di Trump.
In questo contesto le parole di Meloni si sono distinte ancora di più per il loro tratto maggiormente euro-atlantico, teso a fare da ponte tra Europa e gli Usa di Trump. Invitando anche a una risposta “pragmatica e non di istinto” alla sfida dei dazi.