Meloni, stop Green Deal sull’automotive: “Ora voglio trattare con Trump”
Per salvare l'automotive dai dazi di Trump la via individuata da Giorgia Meloni, così come da Salvini e dai produttori, è quella di sospendere parte del Green Deal

In risposta ai dazi Usa, che rischiano di colpire con particolare durezza il settore dell‘automotive, Giorgia Meloni invoca la parziale sospensione del Green Deal europeo.
Ma la premier punta anche a una deroga al Patto di stabilità e ad una accelerazione della riforma del mercato elettrico, considerati i costi dell’energia in Italia, più alti che all’estero.
Meloni sui dazi Usa
“Sono ovviamente preoccupata, è un problema che va risolto”, ha detto Giorgia Meloni riferendosi ai dazi a margine della visita sulla nave Amerigo Vespucci a Ortona.
Se nei giorni precedenti la premier aveva dichiarato che i dazi si affrontano con la “diplomazia”, anche l’ultima esternazione è piuttosto composta:
“Non ne farei la catastrofe che sto ascoltando in questi giorni, che mi preoccupa paradossalmente più del fatto in sé. Parliamo di un mercato importante, quello Usa, che vale circa il 10% della nostra esportazione. Non smetteremo di esportare negli Usa, ma attenzione all’allarmismo che sto vedendo in queste ore”.
Il governo, ha reso noto la premier, sta effettuando uno studio sull’impatto dei dazi di Trump settore per settore. La prossima settimana ci saranno confronti con i rappresentanti di tutte le categorie produttive.
“Ragioniamo insieme per capire quali possano essere le soluzioni, a livello italiano, europeo e in una trattativa che va aperta con gli Stati Uniti per cercare soluzioni e arrivare a rimuovere tutti i dazi e non a moltiplicarli”.
Deroga all’automotive dal Green Deal
Sull’automotive, Giorgia Meloni si allinea dunque alle posizioni già espresse dal collega Matteo Salvini, il quale chiede una svolta green che non penalizzi il mercato dell’auto. Lo stesso chiedono, naturalmente, tutti i produttori. Il piano auto della Commissione europea, invece punta tutto sull’elettrico, con incentivi per spingerne le vendite e multe per chi non rispetta i rigidi parametri ambientali. Ignorata, dunque, ogni preghiera dei costruttori che chiedono di non demonizzare il classico motore a scoppio.
Nel 2023, come riporta Motor1 citando i dati Anfia, l’Italia ha esportato verso gli Usa 74.731 auto, ovvero il 20,9% del totale di auto italiane esportate in tutto il mondo (358.203), per un valore di 3,88 miliardi di euro. Le auto maggiormente esportate sono state
- Fiat;
- Alfa Romeo;
- Maserati;
- Ferrari;
- Lamborghini.
La percentuale è calata al 12,6% da gennaio a ottobre 2024 (25.202 auto), per un totale di 2,85 miliardi di euro. L’aumento dei dazi potrebbe far calare ancora di più l’export italiano.
Gli effetti dei dazi Usa sull’Italia
Tutti i Paesi dell’Unione europea subiranno dazi del 20%, che salgono al 25% per le auto. Le aziende Usa che intenderanno vendere prodotti italiani dovranno dunque pagare al Fisco statunitense una tariffa del 20%. Ciò si tradurrà in un aumento dei prezzi, che farà calare le vendite.
L’industria dell’auto europea, già in grave sofferenza, è tra le più esposte ai nuovi dazi americani e questo potrebbe tradursi in una contrazione delle vendite negli Usa, con gravi ripercussioni sull’occupazione e sugli investimenti. Traduzione: stop immediato alle assunzioni e probabili casse integrazioni, ma anche licenziamenti.
Sono due le possibili risposte delle aziende italiane: una riguarda lo spostamento della produzione direttamente in Usa, per aggirare i dazi, cosa che però si tradurrebbe comunque in una perdita di posti di lavoro in Italia. La seconda risposta è la ricerca di nuovi sbocchi per le merci italiane, in coerenza con il Piano d’azione per l’export italiano nei mercati extra-Ue ad alto potenziale presentato dal governo.