Meloni frena la Von der Leyen: "Non usiamo i fondi Ue per le armi"

Al Consiglio europeo Giorgia Meloni ha chiesto garanzie. Per la leader di Fratelli d'Italia, l'dea di riarmare l'Europa con 800 miliardi non è un'operazione "esente da rischi". Soprattutto per un Paese come il nostro. La questione ruota attorno a dove prendere il denaro necessario per colmare il gap delle politiche di difesa. La premier ha ribadito il suo secco "no" all'utilizzo dei fondi di Coesione per raggiungere l'obiettivo. I fondi di coesione, è bene ricordarlo, sono quelli destinati alle aree più svantaggiate dell'Ue, tra cui anche il Sud Italia. La paura è che queste misure possano incidere in maniera negativa sul debito dei Paesi membri. Per questo la richiesta italiana che i nuovi fondi investiti siano fatti rientrare nelle spese della Nato, andando a creare un meccanismo quasi automatico. Ma non solo. Fondamentale per la Meloni è rimanere agganciati all'Alleanza atlantica. Un modo per riallinearsi alla maggioranza di governo ma anche per frenare il protagonismo del francese Macron. Che in questi giorni ha avanzato la proposta di condividere il proprio arsenale nucleare con i Paesi del Vecchio continente. Il motivo? Dopo aver invaso l'Ucraina, Putin non si fermerà. Questa è l'idea dell'inquilino dell'Eliseo. Che ieri è stato sbertucciato dai russi. Il Cremlino lo ha paragonato a un novello Napoleone, ossessionato da Mosca. Meloni, poi, ha voluto tenere fermo un altro punto: "Sul coinvolgimento di truppe europee in Ucraina sono molto perplessa, la considero un'operazione molto complessa e la meno efficace", ha dichiarato subito dopo il Consiglio. Aggiungendo in modo perentorio: "Ho escluso che possano essere inviati soldati italiani." Per la leader di Fratelli d'Italia la garanzia migliore rimane l'articolo 5 dell'Alleanza atlantica, pur senza che Kiev ne faccia parte. Giorgia Meloni ha criticato anche il nome dato al nuovo programma europeo. Dicendo di prestare maggiore attenzione alle parole. "Rearm Europe" dà l'idea di Stati che si "indebitano per sfornare carrarmati e missili", mentre le famiglie non riescono a pagare le bollette. Ma non solo. Per la Presidente del Consiglio è un settore che non si può ridurre all'ambito delle armi. Rimane essenziale parlare di "materie prime, infrastrutture critiche, cybersicurezza" e soprattutto della "nostra autonomia strategica". Insomma, la Meloni volta le spalle anche a un fantomatico esercito europeo. Ad oggi un'utopia portata avanti dagli euroburocrati di Bruxelles. Per ora rimangono proclami vani, che eludono domande significative. Chi controllerà le truppe comuni? Quali interessi saranno privilegiati? Guarderemo verso Est o prediligeremo il Mediterraneo? Risposte non ce ne sono. E Meloni lo ha ben compreso. Tuttavia, è stata accolta con favore la proposta tedesca di una revisione organica del patto di Stabilità. Che per la premier italiana non dovrebbe limitarsi alle materie della difesa, ma comprendere anche altri settori. Primo fra tutti la competitività.

Mar 7, 2025 - 15:24
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Meloni frena la Von der Leyen: "Non usiamo i fondi Ue per le armi"


Al Consiglio europeo Giorgia Meloni ha chiesto garanzie. Per la leader di Fratelli d'Italia, l'dea di riarmare l'Europa con 800 miliardi non è un'operazione "esente da rischi". Soprattutto per un Paese come il nostro. La questione ruota attorno a dove prendere il denaro necessario per colmare il gap delle politiche di difesa. La premier ha ribadito il suo secco "no" all'utilizzo dei fondi di Coesione per raggiungere l'obiettivo. I fondi di coesione, è bene ricordarlo, sono quelli destinati alle aree più svantaggiate dell'Ue, tra cui anche il Sud Italia. La paura è che queste misure possano incidere in maniera negativa sul debito dei Paesi membri. Per questo la richiesta italiana che i nuovi fondi investiti siano fatti rientrare nelle spese della Nato, andando a creare un meccanismo quasi automatico.

Ma non solo. Fondamentale per la Meloni è rimanere agganciati all'Alleanza atlantica. Un modo per riallinearsi alla maggioranza di governo ma anche per frenare il protagonismo del francese Macron. Che in questi giorni ha avanzato la proposta di condividere il proprio arsenale nucleare con i Paesi del Vecchio continente. Il motivo? Dopo aver invaso l'Ucraina, Putin non si fermerà. Questa è l'idea dell'inquilino dell'Eliseo. Che ieri è stato sbertucciato dai russi. Il Cremlino lo ha paragonato a un novello Napoleone, ossessionato da Mosca.

Meloni, poi, ha voluto tenere fermo un altro punto: "Sul coinvolgimento di truppe europee in Ucraina sono molto perplessa, la considero un'operazione molto complessa e la meno efficace", ha dichiarato subito dopo il Consiglio. Aggiungendo in modo perentorio: "Ho escluso che possano essere inviati soldati italiani." Per la leader di Fratelli d'Italia la garanzia migliore rimane l'articolo 5 dell'Alleanza atlantica, pur senza che Kiev ne faccia parte.

Giorgia Meloni ha criticato anche il nome dato al nuovo programma europeo. Dicendo di prestare maggiore attenzione alle parole. "Rearm Europe" dà l'idea di Stati che si "indebitano per sfornare carrarmati e missili", mentre le famiglie non riescono a pagare le bollette. Ma non solo. Per la Presidente del Consiglio è un settore che non si può ridurre all'ambito delle armi. Rimane essenziale parlare di "materie prime, infrastrutture critiche, cybersicurezza" e soprattutto della "nostra autonomia strategica".

Insomma, la Meloni volta le spalle anche a un fantomatico esercito europeo. Ad oggi un'utopia portata avanti dagli euroburocrati di Bruxelles. Per ora rimangono proclami vani, che eludono domande significative. Chi controllerà le truppe comuni? Quali interessi saranno privilegiati? Guarderemo verso Est o prediligeremo il Mediterraneo? Risposte non ce ne sono. E Meloni lo ha ben compreso. Tuttavia, è stata accolta con favore la proposta tedesca di una revisione organica del patto di Stabilità. Che per la premier italiana non dovrebbe limitarsi alle materie della difesa, ma comprendere anche altri settori. Primo fra tutti la competitività.