Matteo Berrettini: “L’addome è come la kriptonite, ma sto bene. Fognini portabandiera per anni”
Matteo Berrettini tornerà a giocare agli Internazionali d’Italia dopo quattro anni di assenza. Il tennista italiano ha fugato gli ultimi dubbi dopo l’allenamento odierno e sarà della partita nel torneo che va in scena sulla terra rossa del Foro Italico a Roma. Il padrone di casa esordirà direttamente al secondo turno contro il vincente del […]

Matteo Berrettini tornerà a giocare agli Internazionali d’Italia dopo quattro anni di assenza. Il tennista italiano ha fugato gli ultimi dubbi dopo l’allenamento odierno e sarà della partita nel torneo che va in scena sulla terra rossa del Foro Italico a Roma. Il padrone di casa esordirà direttamente al secondo turno contro il vincente del confronto tra il britannico Jakub Fearnley e Fabio Fognini, dopo essersi ritirato al Masters 1000 di Madrid durante la sfida con il britannico Jack Draper.
Matteo Berrettini ha tranquillizzato gli appassionati durante la conferenza stampa odierna: “Qui è dove ho imparato ad amare il tennis e dove ho sognato di diventare un giocatore. Voglio assolutamente godermi questa atmosfera. Sto bene, ho lavorato tanto per farcela ad essere qui. Per fortuna gioco sabato e ho ancora qualche giorno per allenarmi. Dopo Madrid ho riposato per riprendermi dall’infortunio agli addominali. Oggi ho fatto un buon allenamento con Korda. Ma sono veramente felice di tornare a giocare qui: ammetto che dopo Madrid ho visto i fantasmi degli anni precedenti. Con il mio team ho cercato di non buttarmi troppo giù“.
Il ribattezzato The Hammer ha approfondito la problematica fisica che lo ha attanagliato in terra iberica: “L’addome per me è come la kriptonite! Anche se l’infortunio non è così grave è una parte del corpo molto sensibile. A Madrid, dove le condizioni sono ideali per me, ho comunque deciso di giocare il match contro Draper dimostrando che se gioco come so fare sono competitivo. Poi ho deciso di ritirarmi pensando al resto della stagione. Ovviamente mettere meno esplosività al servizio può aiutare, però in questo modo perdo in precisione. E magari l’avversario legge meglio dove batto. E poi sapere di avere un ‘asso’ nella manica e di non poterlo utilizzare ti fa sentire più debole. Teoricamente si può fare, ma è complicato“.
Il 29enne romano, numero 30 del ranking ATP, ha poi proseguito: “Nella mia carriera le vittorie contano meno delle emozioni. spero in un tipo speciale. Anzi, ne sono abbastanza sicuro: sono nato qui ed ho un sacco di amici che si faranno sentire. L’avversario non conta perché prima di tutto devo avere rispetto per me: devo essere al massimo delle mie possibilità e scendere in campo per vincere. A proposito di Fabio (Fognini, n.d.r.), lui è stato il portabandiera del tennis italiano per tanti anni. Se ha preso questa decisione sono convinto che è perché questo per lui è il momento giusto: ha una bellissima famiglia e gli auguro il meglio“.