Marco Travaglio impietosito da Zelensky: «Troppo comodo incolpare lui, l’Occidente l’ha usato e illuso»
PeriIl direttore del "Fatto Quotidiano" definisce il presidente ucraino «non è il primo, ma l'ultimo colpevole» della guerra in Ucraina L'articolo Marco Travaglio impietosito da Zelensky: «Troppo comodo incolpare lui, l’Occidente l’ha usato e illuso» proviene da Open.

«Zelensky non è il primo, ma l’ultimo colpevole della guerra insensata» che dilania l’Ucraina da tre anni. Parola di Marco Travaglio, che ora che il presidente ucraino è finito sotto l’impietoso «fuoco amico» di Donald Trump – e a ruota di Giuseppe Conte – sente il dovere di difendere il malcapitato. A modo suo, s’intende. «L’avevamo previsto dal primo giorno: il sostegno a Zelensky sarebbe finito allo scadere degli sporchi interessi Usa, poi sarebbe toccato a noi “pacifinti putiniani” difendere il presidente ucraino scaricato da tutti», ironizza sulle colonne del Fatto Quotidiano Travaglio. Che nei confronti di Zelensky non è mai stato tenero, né ha alcuna intenzione di diventarlo. Ma al contempo a vederlo messo in croce come responsabile primario del triennale massacro in Ucraina proprio non ci sta. «Troppo comodo e vile prendersela con l’anello più debole», manda a dire il direttore del Fatto a chi come Trump, Musk ed estimatori vari di tutto il globo ora brandiscono la verità inconfessabile sul conflitto: Zelensky è un corrotto, capace solo di scucire miliardi all’America, è ora di negoziare con Putin e fare la pace quanto prima. Troppo comodo, troppo vile appunto. Perché in questo modo si perdono di vista le vere responsabilità dietro al massacro in Ucraina iniziato ormai tre anni fa.
Zelensky usato dall’Occidente contro la Russia?
Quelle di Putin? Macchè. Quelle dei leader occidentali che hanno usato Zelensky a loro piacimento per portare avanti la loro agenda bellicista e anti-russa, nella lettura di Travaglio. L’ex comico ucraino, «certo non è un presidente democratico, ma il leader di una delle democrature dell’Est Europa», che come tale «ha messo fuorilegge 11 partiti di opposizione, imposto un solo canale tv governativo e lasciato che i suoi Servizi praticassero il terrorismo anche contro gli alleati». Ma le colpe vere stanno altrove. «S’è lasciato ricattare dagli squadroni della morte finanziati e armati dalla Nato, e sotto le loro minacce e la spinta Usa-Uk ha tradito gli accordi di Minsk, negando al Donbass la tregua e l’autonomia», scrive il direttore del Fatto nell’editoriale domenicale. Più in generale, Zelensky è stato usato da Joe Biden, in linea con Clinton, Bush e Obama, come «testa d’ariete per provocare la Russia, attirarla in guerra, batterla, smembrarla e stravincere la Guerra fredda». Illuso con il prospetto di una vittoria militare possibile, prima, di un’adesione alla Nato poi. Chimere entrambe. Ma, manda a dire Travaglio a Conte e agli altri neo-adepti dell’abbraccio Trump-Putin, «ora che la guerra è persa e la Nato è sparita dall’orizzonte, prendersela con l’anello più debole e troppo comodo e vile. La vergogna di questa tragedia annunciata ricade su chi ha illuso e ingannato Kiev a suon di menzogne. Non sul poveretto che se le è bevute tutte».
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