Marco Masini, perché si diceva che portasse sfortuna?

Certe voci, una volta innescate, sono difficili da fermare. Lo sa bene Marco Masini, che negli anni ’90 si trovò al centro di un’assurda maldicenza: si diceva che portasse sfortuna. Un’etichetta ingiusta e ingombrante, un marchio d’infamia capace di mettere in ombra il talento e di compromettere una carriera che, fino a quel momento, era...

Feb 15, 2025 - 02:25
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Marco Masini, perché si diceva che portasse sfortuna?

Certe voci, una volta innescate, sono difficili da fermare. Lo sa bene Marco Masini, che negli anni ’90 si trovò al centro di un’assurda maldicenza: si diceva che portasse sfortuna. Un’etichetta ingiusta e ingombrante, un marchio d’infamia capace di mettere in ombra il talento e di compromettere una carriera che, fino a quel momento, era stata in totale ascesa. Ma da dove nasce questa leggenda? E come riuscì Masini a liberarsene?

Uno scherzo diventato un marchio d’infamia

Tutto ebbe inizio quasi per gioco. Dopo il successo di “Disperato” del 1990 e di “Perché lo fai” del 1991, il cantautore toscano si ritrovò ad essere bersaglio di una maledetta superstizione. “Non credo nella cattiveria della gente, nessuno l’ha fatto per odio” ha dichiarato in diverse interviste. “Cominciò per scherzo, come accade spesso”.
Ad alimentare il falso mito furono, probabilmente, le sue malinconiche canzoni ed i testi intrisi di una rabbia sofferta, oltre ad un paio di episodi che iniziarono a diffondere la diceria: uno sketch della Premiata Ditta del 1991, in cui Masini veniva descritto, per l’appunto, come iettatore, ed il suicidio di un ragazzo che ascoltava le sue canzoni (venne ritrovato un biglietto con su scritto “vado via con la voce dell’unico amico che mi ha capito”, in riferimento a Masini, e la stampa arrivò addirittura a titolare un pezzo “Ascolta Masini e s’ammazza”). Da lì in poi il pubblico e la critica iniziarono a definirlo “negativo”, proprio come accadde a Mia Martini anni prima (gli episodi che innescarono le dicerie sul presunto status di jettatrice, nel caso della cantante, sono legati a diversi episodi. Il primo del 1970, quando un pulmino con a bordo la Martini ebbe un incidente in cui persero la vita due ragazzi. Il secondo nel 1973, quando l’albergo in cui alloggiava la cantante prese fuoco. Il terzo nel 1983, ancora un incidente automobilistico, dove perse la vita l’impresario Pierluigi Premoli e lei rimase ferita).

Quando la superstizione diventa un’arma letale

Ci si ride sopra, all’inizio. Poi, però, la situazione degenera. Masini si trovò nell’assurda condizione di non poter entrare in un bar senza vedere qualcuno toccarsi per scaramanzia. Un gesto che, moltiplicato all’infinito, diventò un peso insostenibile.
Il momento più difficile arrivò nel 2001. Il suo manager ricevette una lettera da una rete televisiva: “Il pezzo è molto bello, ma il suo artista emana energie negative”. Poche righe, un verdetto senza appello. La casa discografica lo scaricò poco dopo, chiudendo la porta ai suoi progetti futuri. “Mi sentivo disarmato” ha raccontato in più di un occasione, “non c’era più nulla da fare”.

L’uomo volante e la rivincita

Masini decise di ritirarsi, tra il 2001 ed il 2004 (anche se i primi propositi di un abbandono delle scene risalgono al 1993, in relazioni a quanto detto in precedenza). Per fortuna il tempo passato lontano dai riflettori non spense il fuoco della sua passione per la musica. E fu proprio la musica a ribaltare la situazione. Nel 2004 tornò sul palco dell’Ariston per la 54° edizione del Festival di Sanremo con “L’uomo volante”, un brano che parlava di sogni e di rinascita. E vinse. La diceria si sgretolò sotto il peso dell’applauso del pubblico, la superstizione si dissolse di fronte all’unica verità che contava: il talento non conosce sfortuna.

Oggi Marco Masini è ancora lì, sul palco, (tornerà a Sanremo in occasione della serata cover, in cui duetterà con Fedez cantando la celebre “Bella stronza”, qui trovate tutti i duetti previsti) a fare ciò che ha sempre amato. Ha dimostrato che il modo migliore per abbattere un pregiudizio è guardarlo dritto negli occhi e cantargli sopra. Perché, alla fine, la musica è l’unica cosa che conta davvero.

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