L’Unione Europea sospende i controdazi agli Usa, tregua di 90 giorni

La Commissione congela i dazi contro Washington per tentare il negoziato, non fissa incontri ma tiene pronta ogni leva, tra dossier digitali, gas americano e aperture verso la Cina

Apr 11, 2025 - 09:45
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L’Unione Europea sospende i controdazi agli Usa, tregua di 90 giorni

La Commissione europea ha deciso di mettere in pausa le misure di ritorsione contro gli Stati Uniti per 90 giorni, rispondendo al congelamento parziale dei dazi annunciato da Trump. Nessuna fiducia incondizionata, solo una finestra per capire se c’è margine di trattativa. Il pacchetto europeo da quasi 21 miliardi è pronto, ma resta nel cassetto.

A Bruxelles si prepara il negoziato, anche se per ora mancano date e tavoli ufficiali. Intanto si moltiplicano le manovre laterali:

  • contatti con Pechino;
  • dossier sul gas americano;
  • leve regolatorie contro le piattaforme Usa.

In mezzo, gli equilibri sottili tra chi vorrebbe tenere la linea dura e chi spinge per evitare l’ennesima faida transatlantica.

Tregua doganale per favorire il confronto tra Ue e Usa

La Commissione europea ha ufficializzato la tregua doganale bloccando i controdazi, spiegando che la sospensione durerà novanta giorni. Lo ha annunciato Ursula von der Leyen:

Prendiamo atto dell’annuncio del presidente Donald Trump. Vogliamo dare una possibilità ai negoziati.

La sospensione è arrivata mentre si chiudeva l’iter formale di approvazione di un pacchetto da quasi 21 miliardi di euro, con misure mirate su una selezione di beni statunitensi, dalla soia alle motociclette. La prima tranche, per un valore di circa 3,9 miliardi, era già in rampa di lancio, con l’entrata in vigore prevista per il 15 aprile. Ora resta in stand-by. Non per fiducia, ma per tattica.

La decisione ha fatto seguito a una riunione straordinaria dei delegati permanenti degli Stati membri, durante la quale l’esecutivo comunitario ha illustrato la proposta. Nessun accenno, secondo fonti diplomatiche, alla disparità tra la sospensione annunciata da Washington e quella decisa da Bruxelles. La Commissione avrebbe sottolineato segnali positivi dalla parte americana, tali da giustificare un’apertura temporanea.

Equilibrio instabile tra consenso e cautela diplomatica

Il provvedimento ha raccolto un consenso ampio, anche se non unanime. Alcune capitali, in particolare quella francese, hanno espresso riserve. A preoccupare è la percezione che il blocco europeo possa apparire come un cedimento alle pressioni di un interlocutore considerato imprevedibile.

Donald Trump, con la consueta dose di autocompiacimento, ha raccontato di essere stato sommerso da chiamate di leader stranieri disposti a tutto pur di non incappare nelle sue barriere doganali. Una trovata che non è proprio piaciuta ai funzionari europei, alimentando dubbi sulla linea scelta da Bruxelles e sull’efficacia di concedere tregue a chi non brilla per coerenza.

Nessun vertice ufficiale tra Bruxelles e Washington

Nessun incontro segnato in agenda tra Bruxelles e Washington. L’apertura dichiarata da entrambe le parti resta, per ora, sulla carta. I rappresentanti dell’Unione preferiscono non correre, dichiarando che prima di mettere giù date e convocazioni vogliono capire come si muovono le acque. Il clima è quello di un’attesa cauta, ma senza illusioni.

A dare corpo alla sensazione di stallo è stato il portavoce per il Commercio della Commissione, Olof Gill, che nel consueto briefing con la stampa ha confermato l’assenza di incontri ufficiali all’orizzonte. Ha aggiunto che una telefonata tra Maros Sefcovic e il segretario americano al Commercio, Howard Lutnick, c’è stata. Scambio utile, certo, ma avvenuto prima che Trump decidesse di bloccare (temporaneamente) i dazi. Nulla di più.

La carta cinese nei calcoli strategici dell’Europa

In parallelo alle dinamiche con Washington, Bruxelles continua a dialogare anche con la Cina. Martedì, Ursula von der Leyen ha avuto un colloquio telefonico con il premier Li Qiang, con l’obiettivo di diversificare i rapporti commerciali e ridurre la dipendenza da interlocutori ritenuti instabili.

L’Europa, infatti, non intende restare esclusa da alternative strategiche mentre gli Stati Uniti, secondo alcune analisi, sembrano puntare a creare un fronte comune proprio contro Cina. Pechino è destinataria delle tariffe più alte introdotte da Trump, salite al 145%.

Strumenti regolatori e dossier digitali in preparazione

Vista l’enorme imprevedibilità di Trump, la Commissione continua a valutare strumenti da utilizzare in caso di nuova escalation. Tra le misure in discussione, figurano possibili interventi nel settore dei servizi digitali, dove gli Stati Uniti vantano un saldo attivo, o interventi normativi che riguardano le Big Tech. Non viene escluso nemmeno il ricorso al meccanismo anti-coercizione, che permetterebbe di limitare l’accesso delle imprese straniere al mercato europeo in caso di comportamenti ostili.