L’Ue critica gli Usa e Fratelli d’Italia si smarca: per la prima volta si astiene sul sostegno a Kiev. Procaccini ha provato a far rinviare il voto
Il partito di Meloni vota contro il paragrafo in cui si condanna la "riappacificazione" tra Mosca e Washington. Poi si astiene sull'intera risoluzione L'articolo L’Ue critica gli Usa e Fratelli d’Italia si smarca: per la prima volta si astiene sul sostegno a Kiev. Procaccini ha provato a far rinviare il voto proviene da Il Fatto Quotidiano.

Ogni volta che in Europa si discute di Ucraina, Giorgia Meloni veste i panni dell’equilibrista e, con il clima bellicista che pervade Bruxelles, cerca di uscire dalla contesa limitando i danni. Il voto sulla risoluzione per il sostegno a Kiev, condito da generose dosi di riarmo europeo, non ha fatto eccezioni. Staccarsi completamente dalla linea europea in stile Orbán è impensabile per un Paese fondatore e terza potenza Ue come l’Italia. Ma andare allo scontro con la nuova amministrazione americana rischierebbe di compromettere, in un’epoca di dazi e attacchi incrociati, il rapporto privilegiato col duo Trump-Musk. Così l’astensione diventa il salvagente per uscire indenne dalla contesta tra Bruxelles e Washington, rimandando il problema alla prossima occasione.
Il passaggio incriminato è contenuto nel testo della risoluzione sul sostegno all’Ucraina che il partito di Meloni non ha mai messo in discussione fino a oggi. Il Parlamento ha criticato l’amministrazione americana colpevole di aver attuato un “apparente cambio di posizione” sulla guerra e di essersi “riappacificata con la Russia“, prevedendo così di “aumentare in modo significativo il sostegno militare a Kiev”. La risoluzione chiede anche che a Kiev sia permesso di rifiutare accordi affrettati che ne compromettano la sicurezza nel medio-lungo termine e la espongano a nuove aggressioni russe: il riferimento alle forzature del tycoon è tutt’altro che velato. L’Aula si oppone infine a qualsiasi tentativo di costringere la leadership ucraina alla resa con il solo obiettivo di agevolare un cosiddetto “accordo di pace”. Troppo per Meloni, troppo netta la rottura con Washington per lei che, invece, mira ancora a diventare il punto di contatto tra i 27 Stati membri e la Casa Bianca. Così, la soluzione è fare un passo indietro sul sostegno a Kiev: prima FdI ha votato contro il paragrafo in cui si esplicita la contrarietà europea alla strategia americana, in accordo con quasi tutto il gruppo dei Conservatori, e poi il partito si è addirittura astenuto sull’intera risoluzione. Una decisione che pesa, dato che è la prima volta in oltre tre anni di guerra che la formazione di governo non offre il suo appoggio in Europa al governo di Volodymyr Zelensky.
In quest’ottica si spiega anche la decisione del vicepresidente di Ecr, Nicola Procaccini, che a nome del gruppo ha chiesto il rinvio del voto sul dossier ucraino. La mossa è stata motivata con gli apparenti progressi nelle trattative a Gedda tra Washington e Kiev, con quest’ultima che potrebbe aver aperto a una tregua di 30 giorni e all’apertura di un tavolo con la Russia. Ma la trovata dei Conservatori non può che essere legata anche all’imbarazzo al quale il dossier avrebbe esposto il suo partito più importante.
Resta da capire quali saranno le prossime mosse della formazione di governo in un contesto di incontri, annunci e decisioni che si rincorrono sempre più velocemente. Così, dopo aver scelto di partecipare al summit di Parigi dei capi di Stato maggiore della Difesa, inviando il generale Luciano Portolano, nel quale è stata di nuovo discussa la possibilità di un invio di truppe in Ucraina, adesso è in discussione la partecipazione della presidente del Consiglio al videocollegamento della cosiddetta “coalizione dei volenterosi” convocato per sabato dal premier britannico Keir Starmer.
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