Lo storico Vian e il dopo Bergoglio: "I porporati si muovono a tentoni"

L’ex direttore dell’Osservatore romano: preoccupa la situazione finanziaria, il disavanzo è aumentato "Parolin rischia di non essere eletto, è troppo identificato con Francesco che ha polarizzato la Chiesa".

Mag 6, 2025 - 05:27
 0
Lo storico Vian e il dopo Bergoglio: "I porporati si muovono a tentoni"

Potendoci entrare lui in Conclave, saprebbe di sicuro il nome da apporre sulla scheda. "Scriverei Arborelius, un cardinale della Tradizione, aperto alla modernità, che governa la Chiesa nel Paese piú secolarizzato d’Europa, la Svezia". Al di là dei nomi, lo storico Giovanni Maria Vian, ex direttore dell’Osservatore romano, voterebbe nella speranza che il vescovo di Stoccolma non sia L’ultimo papa (Marcianum Press), per dirla con il titolo del suo volume piú recente.

Che Chiesa si trovano a gestire i cardinali dopo la morte di Francesco? "Una realtà fortemente polarizzata dopo dodici anni di un pontificato solitario e autocratico che ha manifestato in pieno le sue contraddizioni. Le stesse che si stanno ripercuotendo nelle Congregazioni generali, le riunioni preparatorie del Conclave. Nel racconto dei media papa Bergoglio è stato presentato come inclusivo e misericordioso, ma il suo modo di governare, pur mosso da un’indiscussa volontà riformatrice, ha portato all’estremo l’esercizio dell’autorità papale. Anche perché la personalità di Francesco, che più volte ha riconosciuto di essere autoritario, era complessa e a tratti indecifrabile".

Preoccupa soprattutto la situazione finanziaria della Santa Sede il cui deficit nel 2024 è schizzato a 87 milioni di euro? "Sì, almeno da quanto si capisce. In questi anni sono calate sensibilmente le donazioni dei cattolici americani e tedeschi, i principali finanziatori della Santa Sede. In ambito economico e finanziario papa Francesco ha preso molte misure, ma senza riuscire ad arginare il disavanzo. Lo prova la sua decisione, nelle ultime settimane del pontificato, di respingere i bilanci preventivi del 2025 degli organismi curiali".

Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano con Bergoglio, entra in Conclave da Papa per uscirne cardinale? "Fare previsioni è azzardato, perché possono essere smentite". Corriamo il rischio... "Ecco, allora possiamo dire che molti sono convinti del fatto che Parolin non sarà eletto in quanto troppo identificato con papa Francesco di cui nelle Congregazioni generali si stanno evidenziando, anche con interventi netti, non poche criticità nel governo centrale della Chiesa. Tuttavia, nella politica estera il segretario di Stato, di sicure capacità diplomatiche, si è distinto dal Pontefice, in particolare sulla guerra di aggressione contro l’Ucraina, sottolineando il diritto degli aggrediti alla legittima difesa".

Altra insidia per Parolin resta l’accordo fra Santa Sede e Cina di cui è stato il regista? "Più volte rinnovata, l’intesa resta tuttora segreta. Da non pochi è considerata ambigua: una sorta di cedimento vaticano agli interessi di Pechino".

Che cosa si nasconde dietro le fake news sulla salute del cardinale Parolin? "Niente di nuovo nella storia lunghissima delle elezioni papali. Potrebbero essere manovre, in un senso o nell’altro".

I porporati hanno scelto di raddoppiare le Congregazioni generali quotidiane: sarà un Conclave lungo e difficile? "Il Collegio dei cardinali, al di là dei loro profili personali e caratteriali, dimostra di essere un corpo elettorale piuttosto riservato. L’impressione è comunque che si stia andando ancora a tentoni".

I cardinali Pierbattista Pizzaballa e Matteo Zuppi hanno chance di essere eletti? "Secondo i media, sono i candidati italiani più quotati, insieme a Parolin. Pizzaballa ha un profilo molto originale. È un francescano energico ed equilibrato da molto tempo in Terra Santa, dove ha saputo aprirsi alla conoscenza e all’amicizia con gli ebrei che papa Ratzinger definiva padri nella fede. Parla l’ebraico moderno ed è molto rispettato tra i cattolici, che sono soprattutto arabi e palestinesi, anche perché mantiene buoni rapporti con le diverse confessioni cristiane".

E Zuppi? "All’amatissimo arcivescovo di Bologna può creare qualche difficoltà l’essere legato alla comunità di Sant’Egidio, la cui diplomazia parallela è criticata da più parti".

I cardinali Mario Grech e Peter Erdő, pro e contro? "Entrambi sono candidati molto preparati, ma la classificazione mediatica li penalizza, perché li presenta l’uno come troppo progressista e l’altro come troppo conservatore".