Linguaggio da trapper alla Casa Bianca

Cocchi Con tutto il rispetto per la realpolitik praticata dai baciatori di pantofola, assai più raffinati dei baciatori del didietro, nessuno...

Apr 10, 2025 - 08:17
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Linguaggio da trapper alla Casa Bianca

Roma, 10 aprile 2025 – Con tutto il rispetto per la realpolitik praticata dai baciatori di pantofola, assai più raffinati dei baciatori del didietro, nessuno si aspettava che il presidente degli Stati Uniti parlasse di “ritorno a Canossa” per descrivere i 75 leader a suo dire in fila – e tra questi c’è anche Giorgia Meloni – per avere meno dazi. Dal pur instabile punto di vista di Trump, i "baciatori" sono colpevoli di avere un surplus commerciale troppo alto con gli Usa e devono umiliarsi, come fece nel 1077 l’imperatore scomunicato Enrico IV quando andò al cospetto di Gregorio VII da Matilde di Canossa.

USA TRUMP
epa12021675 US President Donald Trump speaks to reporters as he signs a series of Executive Orders in the Oval Office of the White House in Washington, DC, USA, 09 April 2025. EPA/CHRIS KLEPONIS /POOL

L’ipersemplificazione della complessità è un tratto assodato in tutti i populismi e si è tradotto anche nel lessico. Noi italiani ne sappiamo qualcosa, dai tempi in cui Berlusconi coloriva la diplomazia con battute (ma, attenti: nascoste) su quella "culona" di Merkel o da quando i 5 Stelle riscrissero l’ABC dell’antipolitica con i "vaffa" e il "Parlamento da aprire come una scatoletta di tonno". Lo storico ideologo di Trump, Steve Bannon, stia certo che anche qui, nell’Europa che chiama "continente di zombi", siamo rassegnati all’evidenza che l’eletto-rappresentante non ambisca nemmeno più a essere migliore rispetto all’elettore-rappresentato. The Donald però è inarrivabile nel passare dal "fight-fight-fight!" ai miraggi della "Riviera Gaza", a volgarità da trapper come quella di ieri, indirizzata pure agli alleati, poi graziati. Un trionfo. Non serve una laurea per capire quale sia il giochetto del suo linguaggio.

All’esterno fa la voce grossa per riportare gli interlocutori a un tavolo su cui è apparecchiato solo il potere, non regole e diritti. Ecco perché se la intende meglio con i leader dei regimi autoritari. All’interno, promuove il dilettantismo come virtù (basti vedere di quali consiglieri economici si è circondato), sfida le competenze in ogni ambito e prepara una deriva che ricorda Putin, per esempio nel pretendere il terzo mandato. Pierre-André Taguieff scrisse che il tempo del populismo è un tempo mitico. Solo che, prima o poi, parole epiche si scontreranno con gli esiti di una realtà complessa. Quest’ultima, sì, a spese del popolo.