L’incubo di Michele Esposito, picchiato e accoltellato dal vicino di casa: «Mi perseguita da 13 anni, ho paura per la mia famiglia»
Lo scorso febbraio, il 52enne è stato accoltellato nel condominio di via Che Guevara a Bari. Il vicino 70enne, responsabile dell'aggressione, è in carcere ma ha chiesto i domiciliari L'articolo L’incubo di Michele Esposito, picchiato e accoltellato dal vicino di casa: «Mi perseguita da 13 anni, ho paura per la mia famiglia» proviene da Open.

Dice di essere «vivo per miracolo» Michele Esposito, un 52enne che vive in un condominio di via Che Guevara a Poggiofranco, un quartiere di Bari. A Repubblica l’uomo racconta di essere stato vittima di atti persecutori che pochi mesi fa sono sfociati in un tentato omicidio. All’origine di tutto ci sarebbe l’ossessione di un vicino di casa, il 70enne Giuseppe Manica, nei suoi confronti. «Tredici anni fa ci furono dei problemi con il vecchio amministratore di condominio. Manica voleva sostituirlo ma l’assemblea decise di confermarlo. Lui mi ha ritenuto responsabile di quella scelta collettiva e ha iniziato a perseguitarmi, mettendo biglietti sull’auto o nell’androne del palazzo», racconta Esposito.
Le tre denunce
Dopo quelle prime avvisaglie, Michele Esposito decise di rivolgersi alla polizia. E da allora, racconta, «è stato un crescendo di attività vessatorie e aggressioni». Nel corso degli anni ha sporto tre denunce per atti persecutori: due che hanno portato alla condanna – non definitiva – del vicino Giuseppe Manica e una che è ancora in corso. «Dieci anni fa ha ricevuto un ammonimento dal questore, ma non ha mai smesso di perseguitarmi. Dopo il terzo rinvio a giudizio mi disse: “Io non ho più niente da perdere, me ne vado in galera ma ti uccido”», racconta ancora Esposito.
L’aggressione in condominio
Il 26 febbraio scorso quelle minacce si sono trasformate in realtà. Quel giorno, infatti, Manica ha aggredito Esposito – ferendolo gravemente – ed è stato arrestato per tentato omicidio pluri-aggravato, occultamento del corpo del reato e lesioni gravi. «Ho portato fuori il cane e poi sono risalito con l’ascensore. Al terzo piano lui ha spalancato la porta, non l’ho neanche visto in faccia, ho visto solo il coltello che mi arrivava addosso a ripetizione», ricorda il 52enne. Le coltellate più preoccupanti sono state alla gola, perché i fendenti di Manica hanno mancato di pochi millimetri la giugulare. Esposito si è risvegliato due giorni dopo in ospedale e ora è costretto a vivere con un’emiparesi: la bocca in parte paralizzata e un occhio che non si chiude. «Sto facendo fisioterapia e non è chiaro ancora quali danni riporterò e se saranno permanenti», dice l’uomo.
La richiesta dei domiciliari
Ora che gli avvocati di Manica hanno chiesto i domiciliari per il loro assistito, Esposito ha deciso di raccontare tutta la sua storia. «Mi aspetto che la giustizia faccia il suo corso, magari più velocemente di quanto è accaduto in passato, e che qualcuno mi metta in sicurezza», dice a Repubblica. Il 52enne dice di essere preoccupato per sé e per la sua famiglia e sta valutando la possibilità di trasferirsi, anche se a malincuore: «Quella in cui abito è la casa dei miei genitori, l’unica in cui ho vissuto, non voglio lasciarla».
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