L’iceberg più grande del mondo si è arenato sulle coste della Georgia del Sud

Dopo aver sostato per tre decenni sul fondale marino e trascorso circa cinque anni alla deriva nell’Oceano Antartico, l’iceberg più grande al mondo, denominato A23a, si è arenato al largo della Georgia del Sud. Lo ha rivelato alla stampa il British Antarctic Survey (BAS), organizzazione britannica responsabile della ricerca scientifica nell’area, sottolineando che, sebbene inizialmente […] The post L’iceberg più grande del mondo si è arenato sulle coste della Georgia del Sud appeared first on L'INDIPENDENTE.

Mar 7, 2025 - 12:34
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L’iceberg più grande del mondo si è arenato sulle coste della Georgia del Sud

Dopo aver sostato per tre decenni sul fondale marino e trascorso circa cinque anni alla deriva nell’Oceano Antartico, l’iceberg più grande al mondo, denominato A23a, si è arenato al largo della Georgia del Sud. Lo ha rivelato alla stampa il British Antarctic Survey (BAS), organizzazione britannica responsabile della ricerca scientifica nell’area, sottolineando che, sebbene inizialmente si temesse che il gigantesco blocco di ghiaccio potesse ostacolare l’accesso alle aree di alimentazione di foche e pinguini, la sua presenza potrebbe persino favorire l’ecosistema locale grazie al rilascio di nutrienti nell’acqua. Tuttavia, i ricercatori avvertono che le sue considerevoli dimensioni potrebbero portare a future frammentazioni, rappresentando un pericolo per la navigazione e la pesca. «Se l’iceberg rimane sulla terraferma, non prevediamo che avrà effetti significativi sulla fauna selvatica locale della Georgia del Sud», ha commentato Andrew Meijers, oceanografo del British Antarctic Survey.

L’iceberg A23a si è originato nel 1986, quando si è staccato dalla piattaforma di ghiaccio Filchner, in Antartide. Nonostante le sue dimensioni imponenti – 3.672 chilometri quadrati, leggermente più piccolo del Rhode Island e più del doppio di Londra – è rimasto incagliato sul fondale marino per oltre trent’anni, fino a quando, nel 2020, ha ripreso a muoversi a causa dell’azione combinata delle correnti oceaniche e dello scioglimento della sua base. La sua traiettoria lo ha portato verso nord, avvicinandosi progressivamente alla Georgia del Sud, una regione di grande importanza ecologica per le numerose colonie di foche e pinguini. Il monitoraggio costante da parte della comunità scientifica ha permesso di seguirne il percorso fino alla recente conferma del suo arenarsi sulla piattaforma continentale a circa 90 chilometri dalla costa.

Gli esperti del BAS hanno spiegato che se A23a rimarrà fermo nella posizione attuale, l’impatto sulla fauna locale sarà limitato e potenzialmente benefico: «I nutrienti liberati dall’impatto e dal suo scioglimento potrebbero aumentare la disponibilità di cibo per l’intero ecosistema regionale, compresi i pinguini e le foche carismatici», ha commentato l’oceanografo Andrew Meijers. Tuttavia, c’è un altro lato della medaglia, anche se per ora si tratta solo di ipotesi: «Anche se per ora l’iceberg sembra mantenere la sua struttura, negli ultimi decenni i grandi iceberg che hanno preso questa strada presto si rompono, si disperdono e si sciolgono. Ora che è a terra, è ancora più probabile che si rompa a causa delle maggiori sollecitazioni, ma è praticamente impossibile prevederlo», ha aggiunto, sottolineando che se in futuro ci dovesse essere una rottura, i frammenti più piccoli rappresenterebbero un pericolo per le operazioni di pesca e navigazione nell’area: «Le discussioni con gli operatori della pesca suggeriscono che i grandi iceberg del passato hanno reso alcune regioni più o meno inaccessibili alle operazioni di pesca per un certo periodo a causa del numero di frammenti di iceberg più piccoli, ma spesso più pericolosi».

Gli iceberg sono enormi blocchi di ghiaccio che si formano quando parti delle piattaforme glaciali si staccano e iniziano a galleggiare nell’oceano. Questo processo, chiamato parto glaciale, avviene soprattutto in Antartide e Groenlandia. Sebbene navighino in acqua salata, gli iceberg sono composti da acqua dolce, poiché derivano da neve accumulata e compressa per millenni sulle calotte glaciali della terraferma. Trasportati dalle correnti marine, possono rimanere solidi per decenni prima di sciogliersi completamente. Solo il 10% della loro massa è visibile sopra il livello del mare, mentre il resto rimane sommerso. Oltre a rappresentare un pericolo per la navigazione, svolgono un ruolo ecologico fondamentale, rilasciando nutrienti che arricchiscono gli ecosistemi marini.

[di Roberto Demaio]

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