L’editore de L’Amica Geniale Sandro Ferri: “Elena Ferrante? Non vorrà mai comparire. Sono nato ricco, poi anni duri”
È il 1979 l’anno in cui nasce “E/o”, la casa editrice de L’amica geniale di Elena Ferrante. Due anni prima, nel cuore degli anni di Piombo, in un pomeriggio tra lacrimogeni e sanpietrini, urla e spari, viene uccisa Giorgiana Masi, una studentessa di 19 anni. Sandro Ferri in quel periodo studia l’economia socialista e le vicende operaie […]

È il 1979 l’anno in cui nasce “E/o”, la casa editrice de L’amica geniale di Elena Ferrante. Due anni prima, nel cuore degli anni di Piombo, in un pomeriggio tra lacrimogeni e sanpietrini, urla e spari, viene uccisa Giorgiana Masi, una studentessa di 19 anni. Sandro Ferri in quel periodo studia l’economia socialista e le vicende operaie sovietiche. La sua futura compagna di vita e di lavoro Sandra Ozzola, torinese di origine, è appassionata di letteratura russa. Insieme decidono di fuggire da quella realtà: “Capimmo in quell’istante che il nostro mondo stava diventando soffocante, doveva esserci qualcosa di più bello, alto e giusto”, racconta Ferri in un’intervista al Corriere della Sera.
“Chiunque di noi poteva essere al posto di Giorgiana. Da editore, poi, ho adottato la tattica della guerriglia. Con i grandi gruppi e i centri di potere non si va mai allo scontro diretto. Bisogna essere agili, esplorare mondi, arrivare prima ai manoscritti, sorprendere, saltar fuori all’improvviso”, aggiunge. Da qui nasce la storia delle Edizioni E/o: “I primi anni sono stati duri. Io sono nato ricco ma poi la mia famiglia ha subito un rovescio e non avevamo più risorse sufficienti per la casa editrice che infatti era detta “la stanza editrice”. La mia fortuna è stata Sandra, una donna colta e di talento. Lei ha capito il fenomeno Ferrante, la qualità degli autori, le potenzialità dell’Est”.
Un’eredità culturale importante che Eva, la loro figlia, sta già raccogliendo: “Lei è il futuro di e/o, ne incarna lo spirito e la vocazione internazionale. Siamo anche a New York. Eva ha studiato da psicanalista, poi ha scelto l’azienda”, sottolinea Ferri al Corriere. Una casa editrice che è da sempre stata una vera e e propria casa, pronta ad accogliere i suoi autori: “Penso a Bohumil Hrabal, alla vecchia Praga, alle birrerie. O al mare, alla musica, al melting pot della Marsiglia di da Jean-Claude Izzo. Adoriamo le autrici francesi, come Valérie Perrin, con i bestseller Tatà e Cambiare l’acqua ai fiori. O Muriel Barbery, con L’eleganza del riccio. E ancora Alexandra Lapierre e Anne Berest: la grazia, il brio nella conversazione, la campagna francese. Gli africani: energia, profondità, eco del dolore. E poi la lucida follia da inviate nel futuro delle giapponesi Murata Sayaka e Mieko Kawakami”.
Una grande storia che vede come suo diamante L’amica geniale, con oltre 20 milioni di copie vendute nel mondo, mantenendo sempre nascosta la reale identità della scrittrice Elena Ferrante: “L’autrice non vorrà mai comparire. Pensi che Elena è stata invitata dalla regina Camilla al gruppo di lettura a Buckingham Palace. Che peccato declinare. Ed era già capitato con gli Obama che la volevano alla cena di addio alla Casa Bianca”, spiega Ferri.
Nel corso dell’intervista c’è spazio anche per qualche domanda politica. Ferri racconta di essere stato marxista-leninista e aggiunge: “Il capitalismo funziona, ma va governato. Il socialismo ha fallito, ma può rinascere. Solidarietà e altruismo restano valori irrinunciabili”. Una casa editrice la E/o con una chiara e riconoscibile impronta, data dalla scelta di pubblicare solo letteratura: “La letteratura è politica, ma non dà istruzioni. Suscita emozioni e riflessioni; arriva alle coscienze senza preoccuparsi di conquistare potere. Ho rivendicato il ruolo dell’editore-soggetto, cioè di colui che si prende la responsabilità di pubblicare solo ciò che risponde alla propria personalità. Mentre a dettare la linea sono spesso la finanza e il marketing”. Tra le altre case editrici italiane più apprezzate, spiega Ferri, ci sono “Laterza, Sellerio e Feltrinelli”. Eppure le librerie sono in crisi: “Il rischio forte è di avere catene che tengono sempre meno titoli, solo bestseller o libri dell’editore proprietario come già si intravede negli Stati Uniti”.