Le Alpi sotto assedio tra speculazioni e impatti ambientali: quali sono le Bandiere Nere 2025
Non sventolano su vette raggiunte o su percorsi virtuosi. Le Bandiere Nere assegnate da Legambiente nel report Carovana delle Alpi 2025 segnalano invece i casi più critici di gestione insostenibile lungo tutto l’arco alpino. Nove in totale — otto in Italia e una in Austria — rappresentano altrettanti simboli di conflitto tra interessi economici e...

Non sventolano su vette raggiunte o su percorsi virtuosi. Le Bandiere Nere assegnate da Legambiente nel report Carovana delle Alpi 2025 segnalano invece i casi più critici di gestione insostenibile lungo tutto l’arco alpino. Nove in totale — otto in Italia e una in Austria — rappresentano altrettanti simboli di conflitto tra interessi economici e tutela del patrimonio naturale.
A farne le spese è un territorio fragile e prezioso, dove la pressione turistica, lo sfruttamento delle risorse e i cambiamenti climatici si intrecciano in modo sempre più evidente. «La nostra Penisola custodisce un patrimonio ambientale unico e strategico rispetto alla crisi climatica in atto», ha ricordato in una nota Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. Un patrimonio che oggi è minacciato da scelte miopi e interventi che ignorano l’urgenza di una vera transizione ecologica.
I casi italiani: tra innevamento artificiale, impianti sciistici e turismo d’élite
Nel 2025, il Friuli-Venezia Giulia è la regione con più Bandiere Nere assegnate da Legambiente: tre in totale. Le critiche riguardano interventi distinti per impatto e carenza di pianificazione. L’Assessorato regionale alle Risorse agroalimentari, forestali e ittiche riceve la bandiera nera per la mancata pianificazione della viabilità regionale, che ha comportato la costruzione di nuove strade in habitat montani fragili. Il Consorzio di Bonifica Pianura Friulana è stato sanzionato per l’approvazione della condotta tra il Canale SADE e il sistema derivatorio Ledra-Tagliamento senza una valutazione adeguata di alternative meno impattanti. Infine, la Giunta Comunale di Trieste viene criticata per aver sostenuto e finanziato il progetto della cabinovia Porto–Altopiano del Carso, che minaccia aree protette.
In Piemonte, la Bandiera Nera è assegnata al Comune di Groscavallo, nel Torinese, per l’insistenza nel voler costruire una nuova strada verso un alpeggio dismesso situato in una zona a rischio idrogeologico e di alto pregio paesaggistico.
La Valle d’Aosta è sotto accusa per l’approccio del Comitato regionale per la gestione venatoria: l’ente è stato sanzionato per la gestione della caccia alla volpe, definita “da Far West” e giudicata dannosa per gli equilibri ecosistemici.
Il Trentino riceve la Bandiera Nera per un progetto giudicato in netto contrasto con la vocazione naturale del territorio: l’A.S.U.C. di Fisto, nel Comune di Pinzolo, insieme alla Commissione per la Tutela del Paesaggio della Provincia autonoma di Trento, ha autorizzato la costruzione di un après-ski bar a ridosso del Parco Adamello Brenta, in un’area sensibile dal punto di vista ambientale.
In Alto Adige, la segnalazione riguarda il Comune di Predoi, per la sua persistente opposizione all’istituzione del Parco naturale Vedrette di Ries-Aurina e delle aree Natura 2000 connesse, ostacolando un’iniziativa importante per la tutela ambientale.
In Veneto, la bandiera nera va al Comune di Cortina d’Ampezzo, per la realizzazione della cabinovia Apollonio–Socrepes, un’infrastruttura ad alto impatto ambientale nel cuore delle Dolomiti, che solleva dubbi anche sulla sua coerenza con la gestione di un’area Patrimonio Unesco.
L’Austria e l’assalto finale ai ghiacciai
Anche oltre confine Legambiente assegna una Bandiera Nera, indirizzata all’industria dello sci austriaca per la continua espansione degli impianti nelle Alpi orientali. Nel mirino, i progetti nel Tirolo che puntano a sfruttare le ultime aree glaciali rimaste, ignorando gli allarmi climatici e le raccomandazioni internazionali — come quelle dell’ONU, che ha proclamato il 2025 Anno Internazionale dei Ghiacciai. Un modello ormai superato, che sacrifica ecosistemi estremamente vulnerabili in nome di uno sviluppo turistico insostenibile.
Un appello
Come ribadisce il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti, è urgente «non lasciare sole le comunità locali» e creare le condizioni per una governance montana integrata e lungimirante. Serve una riforma strutturale della gestione territoriale, che fornisca strumenti, risorse e norme capaci di affrontare le trasformazioni in atto.
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