Lauro e i nuovi incoscienti giovani “Spegnete il telefonino e vivete”
Dopo il successo sanremese, Achille pubblica l’album “Comuni mortali“: omaggio a Roma e ai sentimenti condivisi

Roma, 16 aprile 2025 – Notte umida e in bianco e nero quella dell’altra sera per Achille Lauro, interprete dell’ultimo successo sanremese Incoscienti giovani e di altre hit sulla scalinata di Trinità dei Monti. Come il protagonista di un film di Fellini, o dello spot di un telefonino. In uscita dopodomani, infatti, il settimo capitolo della discografia lauriana è un omaggio alla grande bellezza e alla vita quei vicoli che l’uomo cresciuto tra Monte Sacro, Val Melaina e il Tufello, dice di voler cogliere con l’occhio del fotografo documentarista, rubando loro sentimenti nascosti. “Cos’è d’altronde una canzone, se non un sentimento condiviso?” medita languidamente lui, riducendo a poco più di un dettaglio l’apparente controsenso di presentare un album intitolato Comuni mortali tra gli ardenti spiriti della città immortale. Ai suoi piedi, nella transennata Piazza Navona, duemila anime infreddolite dai rovesci di pioggia unite dai cori di Bam bam twist, Rolls Royce o 16 marzo, ma pure dell’omaggio a Venditti di Notte prima degli esami.
Un percorso “fuori controllo e anti-mercato” lo definisce lui, 34 anni, voltandosi per un attimo indietro. “C’è chi dice che ho provato a sabotare la mia carriera con ogni disco che ho fatto, spaziando dall’urban all’elettronica, dal jazz alla dance, dal punk al rock, ma la verità è che ho sempre fatto esattamente quel che mi sentivo di fare in un dato momento”.
“Siamo rimasti così in pochi ad essere scontenti di noi stessi” dice Marcello Mastroianni nella Dolce vita. Lei scontento non è di sicuro, magari un po’ sconcertato.
“Ma io vivo cercando lo sconcerto di me stesso, a cominciare da quando sto in studio a registrare canzoni. Spesso in questi anni, soprattutto a Sanremo, mi è stato rinfacciato di voler stupire la gente. In realtà volevo solo stupire me stesso, mettermi alla prova facendo qualcosa di nuovo, d’interessante, di coinvolgente. Senza badare troppo alle conseguenze. Quindi, tornando alla domanda, rimango nel club degli sconcertati in maniera convinta”.
Con Roma sempre sullo sfondo.
“Roma è stata tutto per me. Una città di contraddizioni, amica, amante, nemica. Ci ho passato 26 anni importantissimi della mia vita che mi hanno dato modo di assimilarne a fondo le storie, gli umori, l’umanità della signora affacciata al balcone come quella di certe periferie sprofondate in una ambientazione da set cinematografico”.
Cristina parla di sua madre.
“Più che del rapporto familiare, quel brano parla del nostro rapporto umano: e dell’esempio che è sempre stata per me col suo dare senza chiedere mai”.
Incoscienti giovani: oggi fra i giovani l’incoscienza più grossa, con la complicità della tecnologia, è quella di isolarsi. La canzone, con la sua forza comunicativa, è a suo avviso capace di frenare questa deriva?
“Anch’io sono stato un ragazzo solo e la musica m’è stata d’aiuto creando un ponte tra me e gli altri, o quantomeno facendomi sentire meno l’isolamento, come un’amica che ti racconta le sue storie all’orecchio. Comunque chi l’ha detto che non stia nascendo una generazione che rifiuterà totalmente questo modo di condividere il tempo. Ho letto, ad esempio, che iniziano a nascere dei caffè dove non si usa più il cellulare, ma ci si ritrova tutti assieme. E mi sembra che ai concerti il rito collettivo stia prendendo il sopravvento sul semplice intrattenimento da documentare dietro allo schermo di un iPhone. Io, ad esempio, dal palco dico sempre: mettete il telefono in tasca, perché così domani quel che avete vissuto stasera lo racconterete”.
A proposito di concerti, fra un anno esatto sarà in tour nei palasport. E nel frattempo cosa farà, a parte i due show al Circo Massimo?
“Pubblicherò tanta altra musica nuova. Voglio darmi tutto il tempo necessario a fare grandi cose”.
Il sogno che realizza prima o poi?
“Agganciare il mercato estero”.
Dove immagina il Lauro del 2030?
“A Los Angeles sul palco dell’Hollywood Bowl”.