L’assegno di inclusione del governo Meloni ha lasciato senza supporto 850 mila famiglia povere

Il passaggio dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione (Adi) ha penalizzato 850 mila famiglie tra le più povere d’Italia. A certificarlo è l’Istat nel rapporto 2024 sulla redistribuzione del reddito, che ha evidenziato come le politiche del governo Meloni abbiano penalizzato principalmente le fasce economicamente più in difficoltà della popolazione, contribuendo a un aumento […] The post L’assegno di inclusione del governo Meloni ha lasciato senza supporto 850 mila famiglia povere appeared first on L'INDIPENDENTE.

Mar 18, 2025 - 14:45
 0
L’assegno di inclusione del governo Meloni ha lasciato senza supporto 850 mila famiglia povere

Il passaggio dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione (Adi) ha penalizzato 850 mila famiglie tra le più povere d’Italia. A certificarlo è l’Istat nel rapporto 2024 sulla redistribuzione del reddito, che ha evidenziato come le politiche del governo Meloni abbiano penalizzato principalmente le fasce economicamente più in difficoltà della popolazione, contribuendo a un aumento delle diseguaglianze. Le famiglie che percepiscono il nuovo sostegno, introdotto dal governo Meloni, hanno perso in media 2.600 euro annui: tre quarti di esse sono state escluse dal beneficio, il restante quarto è stato svantaggiato dal nuovo metodo di calcolo.

L’Adi è stato pensato per supportare le famiglie in condizioni di povertà assoluta, con criteri più stringenti rispetto al Reddito di cittadinanza. Tuttavia, la misura ha lasciato scoperta una larga fetta della popolazione precedentemente beneficiaria del Rdc, aggravando la situazione economica di molti nuclei familiari già fragili. La riduzione del supporto economico ha colpito in modo particolare le famiglie con minori, quelle in affitto e i nuclei in cui è presente almeno un componente con disabilità, sebbene alcune di queste ultime abbiano potuto beneficiare di un aumento dell’importo ricevuto. Nello specifico, 620mila famiglie hanno perso completamente il diritto a qualsiasi forma di sostegno economico, mentre le restanti 230mila hanno continuato a ricevere un aiuto, seppur inferiore a quello precedente.

L’impatto della riforma non si è limitato alle famiglie direttamente coinvolte: il rapporto dell’Istat evidenzia che le misure economiche varate dal governo hanno reso più diseguale la distribuzione del reddito in Italia. L’indice di Gini, che misura il livello di diseguaglianza (dove 0 indica una perfetta equità), è passato dal 30,25% al 30,40%. Questo incremento, seppur modesto, segnala un’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti. Oltre all’Adi, il governo ha introdotto il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl), destinato agli “occupabili” che si impegnano in percorsi di inserimento lavorativo. Tuttavia, questa misura non ha compensato la perdita del Reddito di cittadinanza: solo una famiglia su dieci tra quelle escluse dall’Adi potrebbe avere un componente avente diritto al Sfl. Inoltre, i dati mostrano che nel 2024 solo circa 100mila persone sono riuscite ad accedere effettivamente al Sfl, a dimostrazione della sua scarsa efficacia.

Uno degli effetti più contestati della riforma è il taglio drastico delle risorse destinate al contrasto della povertà. Secondo la Cgil, nel 2024 sono stati erogati 2 miliardi di euro in meno rispetto al 2023 per le misure di sostegno alla povertà e 3,3 miliardi in meno rispetto al 2022, quando il Reddito di cittadinanza operava a pieno regime. Il risparmio complessivo per le casse dello Stato è stato di circa 2,5 miliardi di euro rispetto a quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2024. Questi tagli non sono stati accompagnati da un aumento significativo dell’occupazione, come spesso affermato dal governo. L’Istat ha infatti confermato che in Italia ci sono ancora 5,7 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta.

L’Assegno di Inclusione (ADI) è stato introdotto dall’esecutivo italiano a partire dal 1° gennaio 2024 in sostituzione del Reddito di Cittadinanza (RDC), abolito l’anno precedente. La misura è stata voluta dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni per riformare il sistema di sostegno ai cittadini in difficoltà economica, distinguendo tra “non occupabili” e “occupabili”. L’ADI è rivolto esclusivamente ai nuclei familiari con almeno un membro in condizioni di fragilità, come minori, disabili o over 60. L’obiettivo dichiarato dal governo era quello di incentivare l’inserimento lavorativo e a ridurre la spesa pubblica. Tuttavia, già a dicembre 2023 la Banca d’Italia aveva stimato che la nuova misura sarebbe stata meno efficace nel contrasto alla povertà e alla disuguaglianza, dal momento che “nel passaggio dall’RdC all’AdI risultano maggiori sia l’incidenza della povertà assoluta (di 0,8 punti) sia l’indice di Gini (di 0,4 punti)”, e lo stesso allarme era stato successivamente lanciato dalla Commissione Europea. I dati Istat, oggi, lo hanno confermato.

[di Stefano Baudino]

The post L’assegno di inclusione del governo Meloni ha lasciato senza supporto 850 mila famiglia povere appeared first on L'INDIPENDENTE.