L’allarme di Upb sui dazi: «Perdita stimata di circa 68 mila posti di lavoro»
In corso le audizioni congiunte di Camera e Senato sul Documento programmatico di Bilancio. Presenti anche rappresentanti di Banca d'Italia, Confindustria, Istat, Cnel e Corte dei Conti. L'articolo L’allarme di Upb sui dazi: «Perdita stimata di circa 68 mila posti di lavoro» proviene da Open.

«I dazi statunitensi impatteranno su quasi tutti i settori dell’economia italiana», con una perdita che potrebbe aggirarsi intorno a «tre decimi di punto percentuale», ovvero lo 0,3%. A lanciare l’allarme è la presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), Lilia Cavallari, intervenuta oggi, 17 aprile, nel corso del nuovo ciclo di audizioni dedicato al Documento di finanza pubblica (Dpb) per il 2025, che ha sostituito il vecchio Documento di economia e finanza (Def). Oltre alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, erano presenti anche rappresentanti di Banca d’Italia, Confindustria, Istat, Cnel e Corte dei Conti. Conclusa l’audizione, interverrà il ministro Giancarlo Giorgetti alle ore 13. Subito dopo, inizierà la corsa contro il tempo per approvare il Dpb: prima in Commissione Bilancio e poi alla Camera. Il calendario è serrato, perché il documento deve essere inviato a Bruxelles entro la scadenza del 30 aprile.
Perdita di 68mila posti di lavoro
Secondo le stime diffuse oggi dall’Upb – che fa i calcoli ipotizzando dazi del 25% su attività metallurgiche, fabbricazione di metalli e fabbricazione di autoveicoli e altri mezzi di trasporto e del 10% per i restanti settori – i dazi statunitensi potrebbero avere un impatto significativo anche sull’occupazione, con una perdita stimata di circa 68 mila posti di lavoro. I settori più penalizzati, secondo le simulazioni dell’Upb, sarebbero farmaceutico, estrattivo, automotive, chimico, metallurgico e quello della meccanica strumentale. Nel dettaglio, tra i comparti più colpiti figurano la fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, con una contrazione prevista dell’1,49%, seguita dalla produzione di prodotti chimici (-1,23%), dalle attività metallurgiche (-1,09%) e dalla fabbricazione di macchinari e apparecchiature (-1,7%). L’Upb ha sottolineato che, con l’eccezione del settore estrattivo, i comparti maggiormente penalizzati sono quelli più esposti al mercato statunitense o colpiti da dazi particolarmente elevati.
I settori meno colpiti
I settori meno colpiti risulterebbero, invece, quelli legati alla riparazione e installazione di macchine e apparecchiature, la silvicoltura e utilizzo di aree forestali. A questi si aggiungo la pesca e acquicoltura e la raccolta, trattamento e fornitura di acqua, che sono anche i settori con bassa importanza relativa delle esportazioni verso gli Stati Uniti.
Deficit sopra il 3% fino al 2026
L’attivazione della clausola di salvaguardia Ue per la Difesa potrebbe rallentare l’uscita dell’Italia dalla procedura per disavanzo eccessivo. Secondo l’Upb, anche con un uso limitato della flessibilità concessa dall’Unione europea, il deficit rimarrebbe sopra il 3% del Pil fino al 2026, scendendo sotto questa soglia solo nel 2027. Con un utilizzo più marcato, avverte ancora l’Upb, il disavanzo scenderebbe temporaneamente sotto il livello del 3% solo a partire dal 2030, ma solo temporaneamente. Dal 2034, poi, il quadro potrebbe peggiorare: l’esaurimento degli effetti ciclici positivi e l’aumento della spesa legata all’invecchiamento della popolazione porterebbero il deficit a tornare stabilmente sopra la soglia del 3% del Pil.
In ritardo sul Pnrr
Sul Pnrr, Cavallari ha fatto sapere che «Lo stato di attuazione del Pnrr mostra progressi significativi, ma anche ritardi che potrebbero compromettere la piena realizzazione nei tempi previsti». Secondo i dati aggiornati all’8 aprile 2025 e raccolti sulla piattaforma ReGiS, risulta attivato il 95% delle risorse del Piano. Tuttavia, la spesa effettivamente sostenuta si ferma a 64,1 miliardi di euro, pari al 33% del totale. Di questa cifra, 27,3 miliardi riguardano il Superbonus e altri crediti d’imposta. La parte più impegnativa – ha spiegato Cavallari – resta davanti: quasi la metà di milestone e target deve ancora essere raggiunta, mentre la spesa da effettuare rappresenta circa due terzi della dotazione complessiva.
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