Hai la 104? E io ti trasferisco altrove: batosta per i lavoratori I Ufficiale da Maggio: possono spostarti lontanissimo e sei obbligato ad andarci
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Hai la 104? Ti trasferisco altrove: batosta per i lavoratori. Tutto cambia da maggio: sei obbligato ad andarci
Sembrava un baluardo inespugnabile, una garanzia solidamente fissata per tutti quei lavoratori che, giorno dopo giorno, si destreggiano tra l’impegno professionale e il compito di assistere un familiare con disabilità.
Eppure, nelle ultime settimane, si è aperto uno spiraglio. Un passaggio quasi impercettibile che, una volta oltrepassato, potrebbe stravolgere le certezze anche di chi ha sempre creduto di essere tutelato.
Cosa sta realmente accadendo? E, soprattutto, è possibile che un lavoratore coperto dalla Legge 104 possa essere trasferito senza il suo consenso?
La risposta è affermativa. E la recente sentenza che lo attesta è qui. Capiamola bene per renderci conto delle implicazioni che essa può avere.
Il trasferimento obbligatorio
Riporta Gaeta.it che da anni, la Legge 104, in particolare il suo famoso articolo 33, rappresenta un pilastro per chi si prende cura di un familiare con disabilità grave. Tra i diritti fondamentali riconosciuti, spiccano la possibilità di lavorare in una sede vicina al domicilio della persona assistita e, aspetto cruciale, il divieto di trasferimento senza il consenso del lavoratore. Tuttavia, una recente sentenza del Tribunale di Milano (n. 581 del 10 febbraio 2025) ha introdotto un concetto nuovo e potenzialmente dirompente: l’incompatibilità ambientale. Ma cosa significa? Semplicemente che, al verificarsi di certe circostanze, un lavoratore caregiver può essere trasferito contro la propria volontà.
Le situazioni principali che giustificano tale trasferimento sono due: soppressione della sede lavorativa o incompatibilità ambientale, ovvero quando la persistenza in un determinato contesto di lavoro risulta tale da compromettere l’equilibrio e la produttività del gruppo. Nel secondo caso rientrano situazioni particolarmente delicate, come conflitti interpersonali gravi, tensioni protratte, episodi di mobbing o relazioni tossiche. In sostanza, se l’ambiente lavorativo diventa insostenibile, il trasferimento può essere considerato giustificato.
Come si comporta il datore di lavoro
Nella fattispecie presa in esame, una dipendente che beneficiava della Legge 104 per assistere sua madre è stata trasferita a un altro ufficio, pur rimanendo nello stesso comune. Secondo Gaeta.it. la donna ha contestato il provvedimento, sostenendo che si trattasse di una forma di discriminazione, soprattutto in relazione a un precedente contenzioso con il datore di lavoro. Tuttavia, i giudici hanno stabilito che, data la documentata incompatibilità ambientale, il trasferimento fosse legittimo anche senza il consenso della lavoratrice.
È evidente che il datore di lavoro non può agire con leggerezza; ha l’obbligo di dimostrare con chiarezza e oggettività che il trasferimento è l’unica soluzione percorribile per garantire un ambiente lavorativo sano. Questa nuova interpretazione giuridica apre a scenari inaspettati. I lavoratori coperti dalla Legge 104 rimangono protetti, ma non in modo totale. In situazioni critiche, le necessità organizzative e relazionali possono prevalere sulla tutela prevista dalla legge.
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