L’AI e professioni: perché bancari, ragionieri e notai sono quelli che rischiano di più

L’avvento dell’intelligenza artificiale (AI) sta modificando radicalmente il panorama delle professioni: sotto attacco sono soprattutto bancari, tecnici finanziari, contabili, statistici e tesorieri. Secondo il rapporto Censis-Confcooperative, un lavoratore italiano su quattro già utilizza strumenti di AI, principalmente per attività di scrittura, come email, report e curricula. Tuttavia, il vero impatto si vedrà nei prossimi anni, […] L'articolo L’AI e professioni: perché bancari, ragionieri e notai sono quelli che rischiano di più proviene da Economy Magazine.

Mar 5, 2025 - 10:01
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L’AI e professioni: perché bancari, ragionieri e notai sono quelli che rischiano di più

L’avvento dell’intelligenza artificiale (AI) sta modificando radicalmente il panorama delle professioni: sotto attacco sono soprattutto bancari, tecnici finanziari, contabili, statistici e tesorieri. Secondo il rapporto Censis-Confcooperative, un lavoratore italiano su quattro già utilizza strumenti di AI, principalmente per attività di scrittura, come email, report e curricula. Tuttavia, il vero impatto si vedrà nei prossimi anni, quando interi settori potrebbero subire trasformazioni drastiche. Nonostante i timori, lo studio evidenzia anche le opportunità dell’AI: entro il 2035 il PIL italiano potrebbe aumentare dell’1,8%, generando fino a 38 miliardi di euro di crescita economica.

L’AI e le professioni più automatizzabili

Le professioni più a rischio sono quelle caratterizzate da compiti automatizzabili, tra cui bancari, tecnici finanziari, contabili, statistici e tesorieri. Anche figure qualificate come notai, avvocati, magistrati e psicologi potrebbero vedere le loro mansioni integrate o parzialmente sostituite dalla tecnologia. In totale, si stima che almeno 6 milioni di lavoratori potrebbero perdere il posto entro il 2035 a causa dell’AI, mentre altri 9 milioni dovranno adattarsi a una collaborazione con queste nuove tecnologie.

L’Italia arranca sull’intelligenza artificiale

Rispetto ad altri Paesi europei, l’Italia appare ancora in ritardo nell’adozione dell’AI. Solo l’8,2% delle imprese italiane la utilizza, contro il 19,7% della Germania e il 13,5% della media UE. Inoltre, solo il 19,5% delle aziende ha intenzione di investire in strumenti basati sull’intelligenza artificiale nei prossimi anni, una percentuale che rischia di rallentare ulteriormente il processo di innovazione.

Il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, ha sottolineato la necessità di un approccio equilibrato: “La persona deve rimanere al centro del modello di sviluppo, con l’AI a supporto del lavoratore e non in sua sostituzione». Attualmente, l’Italia investe solo l’1,33% del PIL in ricerca e sviluppo, un dato ben lontano dall’obiettivo europeo del 3% entro il 2030.

L’AI e le professioni in azienda

Quanto è diffusa l’intelligenza artificiale nelle azienda italiane? Il mercato è in boom, ma il divario con l’Europa pesa. L’uso dell’intelligenza artificiale nella aziende italiane italiano sta vivendo infatti una fase di forte espansione: nel 2024 ha raggiunto un valore di 1,2 miliardi di euro, con una crescita del 58% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, il nostro Paese rimane in ritardo rispetto agli altri otto principali mercati europei. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, presentato durante il convegno “Artificial Intelligence, e questo è solo l’inizio”.

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L’AI trainata dalle grandi aziende italiane, mentre le Pmi restano indietro

A spingere la crescita dell’IA in Italia sono soprattutto le grandi imprese, con l’81% che ha almeno considerato un progetto e il 59% che ha già avviato iniziative concrete. Tuttavia, queste percentuali restano inferiori rispetto alla media europea, dove l’89% delle aziende ha valutato l’adozione dell’IA e il 69% ha già avviato progetti.

Le aziende che hanno integrato l’intelligenza artificiale nel proprio ecosistema lo hanno fatto principalmente attraverso sperimentazioni di Generative AI, che rappresentano il 43% del mercato, mentre il restante 57% è costituito da soluzioni di AI più tradizionale.

I settori più avanzati e la Pubblica amministrazione

I settori più avanzati sono Telecomunicazioni & media e Assicurazioni, seguiti da Energia, Utilities, Banche e Finanza. Anche la Grande Distribuzione Organizzata e il Retail mostrano un’accelerazione significativa.

Un dato interessante riguarda la Pubblica amministrazione, che oggi rappresenta il 6% del mercato dell’IA in Italia e ha registrato un tasso di crescita superiore al 100%, segnale di un interesse crescente per l’innovazione nei servizi pubblici.

 

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