L’affare Mediobanca-Banca Generali. Pochi rischi e molte sinergie possibili
Se andrà in porto, Piazzetta Cuccia supererà i 200 miliardi di asset finanziari gestiti da 3.700 professionisti

Firenze, 2 maggio 2025 – L’offerta pubblica annunciata lunedì scorso da Mediobanca per acquisire il 100% delle azioni di Banca Generali mira ad integrare la terza private bank del paese nella divisione wealth management di Piazzetta Cuccia, dando vita al secondo operatore italiano nel settore, subito dopo Intesa-Fideuram. L’operazione presenta un forte razionale industriale e limitati rischi di execution. Tra i due player esiste innanzitutto un elevato livello di affinità culturale e di posizionamento strategico. Sono infatti entrambi focalizzati sui segmenti di mercato “premium” e condividono una spiccata propensione all’eccellenza gestionale. Questa forte omogeneità culturale riduce sensibilmente i costi e i rischi legati all’esecuzione della prospettata integrazione.
Allo stesso tempo l’operazione presenta un interessante potenziale di sinergie strategiche e gestionali. L’integrazione consentirà infatti di combinare l’approccio specializzato al wealth management di Banca Generali, focalizzato su una consulenza finanziaria fortemente personalizzata, erogata tramite una avanzata piattaforma digitale, con l’approccio integrato di Mediobanca, che coniuga la sua storica attività di banca d’affari con una qualificata attività di private banking, nell’ambito della quale è in grado di offrire ai propri clienti “high-net-worth” soluzioni innovative di investimento nei comparti del private equity e del private debt.
Se l’operazione andrà in porto queste soluzioni potranno essere scalate sfruttando la capillare rete distributiva di Banca Generali, costituita da 2.350 consulenti finanziari altamente qualificati, operanti in 300 uffici distribuiti in tutte le regioni d’Italia, con un tasso di penetrazione particolarmente elevato in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
Infine la nuova business combination e Assicurazioni Generali promuoveranno e distribuiranno in modo incrociato i propri prodotti finanziari e assicurativi grazie agli accordi di cross/up selling assicurativo/finanziario al cui perfezionamento Mediobanca ha condizionato l’efficacia della propria offerta.
L’aggregazione consentirà a Mediobanca di superare i 200 miliardi di asset finanziari gestiti, disporre di una rete distributiva formata da 500 uffici e 3.700 professionisti e raggiungere 2 miliardi di ricavi nel segmento del wealth management, il cui peso sul fatturato consolidato passerà dal 25% al 45%, con conseguente incremento del livello e della stabilità della redditività, grazie alla minore esposizione alle fluttuazioni del mercato che tipicamente caratterizza il wealth management rispetto agli altri segmenti del business finanziario.
Questo solido razionale industriale e la capacità dimostrata in passato da Piazzetta Cuccia nel campo delle operazioni di M&A, non solo in qualità di advisor ma anche come attore diretto, rendono realistici i risultati attesi in termini di creazione di valore (circa 300 milioni all’anno di sinergie economiche attese), che consentiranno di recuperare integralmente i costi di integrazione entro la fine del 2028. L’elevato premio proposto da Mediobanca, pari all’11,4% rispetto al prezzo di chiusura di Banca Generali del 25 aprile, e l’andamento dei titoli delle due banche in questa settimana dimostrano che sia l’offerente che il mercato riconoscono all’operazione un potenziale di creazione di valore.
Due passaggi saranno ora fondamentali per il buon esito dell’Ops: il voto favorevole della maggioranza degli azionisti Mediobanca che saranno presenti all’assemblea ordinaria già convocata per il prossimo 16 giugno e l’approvazione da parte del Leone dello scambio tra il suo pacchetto di Banca Generali (50,2% del capitale) e un pacchetto di azioni proprie pari al 6,5%.
L’auspicio è che tali decisioni siano assunte da tutti gli attori coinvolti sulla base di logiche di mercato piuttosto che condizionate da interessi estranei, veti incrociati o qualche manovra di palazzo, che spesso confliggono con l’obiettivo di massimizzare il valore per gli azionisti e tutti gli altri stakeholder coinvolti.
* Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università degli Studi di Firenze