La vera storia di Lampedusa
“Lampedusa. Una storia mediterranea” letto da Tullio Fazzolari

“Lampedusa. Una storia mediterranea” letto da Tullio Fazzolari
Era l’8 luglio 2013 quando papa Francesco, cinque mesi dopo la sua elezione, arrivò a Lampedusa scegliendola come meta del suo primo viaggio ufficiale. Più che una visita di Stato era e resta un segnale forte di attenzione e di solidarietà verso le tragedie dei migranti. E di un gesto simile ci sarebbe bisogno anche oggi. Da troppi anni Lampedusa compare nelle cronache e quasi mai per una buona novella. Naufragi, morti, sbarchi e difficoltà di accoglienza continuano a essere una costante. E forse, per poter pensare a un futuro migliore, conviene guardare il glorioso passato di quest’isola leggendo il recente libro di Dionigi Albera: “Lampedusa. Una storia mediterranea” (Carocci, 248 pagine, 19 euro).
Per secoli quest’isola è stata un luogo d’incontro fra popoli, religioni e culture. E nel suo piccolo un esempio di tolleranza e di solidarietà. Non c’è traccia di guerre memorabili, assedi o battaglie navali. Lampedusa e il suo arcipelago sono anche geologicamente una terra di mezzo: per metà Africa e per metà Europa. Che poi sia tutto territorio italiano pur trovandosi a sud di Malta lo si deve alla riconquista normanna e alla dominazione borbonica. Ma non sono queste le vicende storiche più interessanti. Ben più affascinante è la narrazione di Lampedusa fatta da Dionigi Albera. Pur trovandosi al centro del Mediterraneo è per molto tempo terra poco abitata e poco contesa. Neanche i corsari se ne interessano perché non c’è nulla da saccheggiare né persone da vendere come schiavi. Però Lampedusa comincia a essere conosciuta grazie all’”Orlando furioso”. Ludovico Ariosto che non ama viaggiare e sceglie i nomi guardando antiche carte geografiche la chiama Lipadusa. E’ qui che naufraga il musulmano Ruggero che si fa battezzare da un eremita e potrà così sposare la cristiana Bradamante. Ed è su quest’isola che con un scontro in stile Orazi e Curiazi fra paladini cristiani e campioni dell’Islam si conclude finalmente la guerra.
La realtà supera la fantasia dell’Ariosto. Come ben racconta Dionigi Albera, a Lampedusa convivenza e tolleranza sono un patrimonio storico nato spontaneamente e senza bisogno di imposizioni dall’alto. Nella stessa grotta c’è un celebrato santuario della Vergine e anche il luogo di culto di un venerabile musulmano e per secoli i credenti di entrambe le religioni l’hanno frequentata senza problemi di coesistenza. L’accoglienza resta una costante mentre per Lampedusa passano personaggi d’ogni genere: principi e mercanti, eremiti e schiavi fuggiaschi. Iniziano e talvolta falliscono tentativi di valorizzare l’economia dell’isola. Né grande successo hanno i piani di colonizzazione e di ripopolamento decisi da Ferdinando II di Borbone. Alla fine Lampedusa resta comunque qualcosa di unico non soltanto per la sua bellezza ma soprattutto per i valori che sa esprimere. E questa è la verità che spesso le cronache non fanno emergere e che invece il libro di Dionigi Albera fa finalmente conoscere.