La stagione di M&A della finanza italiana emerge nei numeri del I trimestre (e il gestito conferma la sua centralità)

I numeri del primo trimestre fanno da cornice a un settore in profonda trasformazione, dove l’integrazione tra consulenza, private banking e asset management ridisegna le strategie di crescita. L'articolo La stagione di M&A della finanza italiana emerge nei numeri del I trimestre (e il gestito conferma la sua centralità) proviene da FundsPeople Italia.

Mag 13, 2025 - 13:48
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La stagione di M&A della finanza italiana emerge nei numeri del I trimestre (e il gestito conferma la sua centralità)

Gli ultimi mesi del 2024 hanno sancito l'avvio della stagione di fusioni e acquisizioni nel panorama finanziario italiano. E il risparmio gestito ha visto ancora una volta confermata la sua preminenza nelle logiche finanziarie e industriali che muovono i grandi player in fase di consolidamento. Questa centralità si conferma non soltanto nella fitta trama di operazioni attivata nel 2024, ma anche nei numeri del primo trimestre diffusi dai gruppi italiani.   

Desideranti e desiderati: Banco BPM

Non esiste un centro fisso in questa scena. Una parte importante, senz’altro, è quella che vede in primo piano Banco BPM. Nelle scorse settimane, Piazza Meda ha concluso, con successo, l’operazione pubblica di acquisto lanciata a novembre 2024 su Anima Holding e, a oggi, detiene quasi il 90% della società che controlla interamente Anima SGR. Nei numeri al 31 marzo, diffusi lo scorso 7 maggio, l’istituto sottolinea come nonostante il primo trimestre sia stato “caratterizzato da una situazione di crescente instabilità geopolitica” le grandezze patrimoniali “confermano i significativi risultati raggiunti” e si sofferma sulla crescita di 1,1 miliardi nella raccolta indiretta, che raggiunge i 117,2 miliardi, di cui 66 miliardi risparmio gestito (-0,1% rispetto al 31 dicembre 2024 e +3,8% rispetto al 31 marzo 2024). Nella nota che accompagna i numeri dei primi tre mesi, Banco BPM ricorda che l’operazione su Anima “si inserisce nel più ampio contesto del Piano Strategico del Gruppo Banco BPM, aggiornato in data 11 febbraio 2025 con un orizzonte triennale al 2027, che fa leva su un modello di crescita dei ricavi fortemente incentrato sulle fabbriche prodotto”. In tal senso il Gruppo “beneficerà della nuova fabbrica integrata Assicurazione Vita e Risparmio Gestito rafforzando lo sperimentato potenziale della rete distributiva”. L’integrazione di Anima Holding avverrà a partire dal secondo trimestre e, nel frattempo, Banco BPM si trova a gestire Unicredit sul fronte opposto.  Nella riunione dello scorso 24 aprile il CdA dell’istituto ha respinto l’OPS dell’istituto guidato da Andrea Orcel lanciata a fine novembre dello scorso anno. Tuttavia Unicredit prosegue “con ordine”, come sottolineato dallo stesso Orcel, nel corso della conference call sui conti presentati il 12 maggio.

Il caso Unicredit

Ancora una volta Piazza Gae Aulenti riporta nella nota sui conti il “miglior trimestre della storia con risultati di qualità significativamente al di sopra delle aspettative in tutte le metriche finanziarie”, in tre mesi caratterizzati dall’acquisizione di Aion Bank e Vodeno, e dall’autorizzazione della BCE ad aumentare la partecipazione in Commerzbank fino al 29,9%, l’utile netto raggiunge i 2,8 miliardi (+8,3%), e la banca punta ad aumentare la guidance per il 2025. Il piano, d’altronde, è crescere per linee esterne, nell’ambito della strategia Unlocked presentata per il triennio 2021-2024. E l’ambizione è di respiro internazionale. Sui dossier aperti (Bancop BPM e Commerzbank) l’AD, come detto, spiega che l’esecuzione deve essere “ordinata” e il piano deve “creare valore non solo per gli azionisti della società target, ma anche per quelli di Unicredit”. Per quanto riguarda Banco BPM, in particolare, rimane il nodo dell’applicazione della normativa Golden Power da parte del Governo e anche la scelta di Banco BPM di aumentare l’offerta su Anima (rispetto al prezzo iniziale d’OPA), hanno spinto l’AD a valutare se sussistono le condizioni per andare avanti. Orcel sottolinea che al momento “alcuni aspetti della normativa Golden Power come applicata dal governo non sono chiari". La situazione è “sospesa” e, secondo fonti Reuters, l’azione dell’esecutivo avrebbe anche attirato l’attenzione della Commissione europea.

Mediobanca su Banca Generali

Sempre in tema di “dossier aperti”, il più recente è quello che vede coinvolta Mediobanca in una operazione pubblica di scambio su Banca Generali, e sull’altro fronte, oggetto di un’operazione pubblica di scambio da parte di Banca MPS. I numeri dei tre player sono stati diffusi il 9 maggio. La divisione Wealth Management del gruppo Mediobanca nel comunicare i numeri dei primi nove mesi dell’esercizio 2024-2025 (in cui ha battuto le attese sia con gli utili a 334 milioni di euro, sostanzialmente stabili, sia con i ricavi a 920 milioni, +3%) ha portato il focus sull’operazione lanciata lo scorso 28 aprile e sulla combinazione delle due realtà che darebbe vita a un leader nel wealth management. “L’aggregazione tra Banca Generali e Mediobanca, che abbiamo annunciato lo scorso 28 aprile e che porteremo per approvazione da parte degli azionisti nell'assemblea del 16 giugno, completa il percorso di trasformazione del gruppo Mediobanca in player diversificato, focalizzato su business ad elevata crescita e basso assorbimento di capitale, eccellente per creazione di valore per gli stakeholder", ha detto Alberto Nagel, CEO di Mediobanca, commentando l'operazione su Banca Generali. "Con oltre il 50% dei ricavi nel Wealth Management e oltre 210 miliardi di masse della clientela, Mediobanca diventerà un leader del Wealth Management, punto di riferimento nel panorama finanziario italiano ed europeo". Nel sottolineare come l’OPS di non sia stata “né sollecitata né concordata” e di fatto si sia trattato di “una sorpresa”, Gian Maria Mossa, amministratore delegato di Banca Generali nella call con gli analisti in seguito ai risultati dei tre mesi, ha ribadito che la combinazione, “potrebbe avere un senso industriale. I due business potrebbero essere complementari. Banca Generali ha un primato nel Wealth Management e Mediobanca nel Corporate e Investment Banking. Tuttavia, è fondamentale chiarire i punti su governance e operatività, oltre che sui dettagli finanziari. È presto per dare un'opinione su questi aspetti, oggi (il 9 maggio, ndr.) ho ricevuto il mandato dal CdA e proveremo a capire meglio questi elementi”.

Banca MPS su Mediobanca

Diversa la percezione sull’operazione di Banca MPS, che presenta “numerosi fattori di rischio” “ulteriormente amplificati” con la combinazione tra Mediobanca e Banca Generali. Tra le criticità Mediobanca richiama anche “l’assenza di track record di Banca MPS nel wealth management e CIB”, che renderebbe il rischio di esecuzione elevato. Per contro Banca MPS comunica di proseguire “in linea con la tempistica prevista nell'esecuzione del percorso verso l'OPS su Mediobanca, il cui razionale industriale è potenzialmente anche coerente con l'operazione annunciata su Banca Generali" si legge in un comunicato. Montepaschi archivia il primo trimestre in crescita con un utile netto pari a 413 milioni in aumento del 24,2% anno su anno. Secondo Giacomo Calef, country head Italia di NS Partners, le operazioni che vedono coinvolta Mediobanca non sono che “l’ultima mossa di una partita più ampia che sta ridisegnando il panorama del wealth management”. E in questo cambiamento strutturale che vede l’industria spostarsi “verso modelli asset light, ricavi ricorrenti e maggiore integrazione tra advisory, private banking e asset management”, il vero rischio per il patrimonio “non è più la volatilità: è l’inerzia. L’inerzia nel modo di costruire portafogli, nell’affidarsi a modelli superati, nel continuare a decidere come se i mercati fossero lineari e razionali”. Calef insiste come proprio nei momenti di crisi “si misurano le scelte migliori”.

La spinta del gestito

Tra i numeri diffusi in queste settimane anche quelli del Gruppo Sella, che lo scorso 8 maggio ha annunciato la chiusura del primo trimestre con una raccolta globale pari a 68,1 miliardi (+2,4% su fine 2024, +15,2% a/a) di cui 29,5 miliardi “in risparmio gestito e consulenza evoluta (+3,8% da inizio anno), con un’incidenza sul totale pari al 43,3%”, si legge in una nota. In particolare, sottolineano dal gruppo, la raccolta netta globale si attesta a 2,2 miliardi da inizio anno, mentre la componente di risparmio gestito e consulenza evoluta è in crescita di 1,3 miliardi nello stesso periodo. “Al raggiungimento di tali risultati hanno contribuito sia Banca Patrimoni Sella & C., la banca del Gruppo specializzata nella gestione ed amministrazione dei patrimoni della clientela privata e istituzionale, sia Banca Sella”, si legge ancora. E anche Fineco AM si distingue nei risultati diffusi da Finecobank sui tre mesi (che registra un utile netto pari a 164,2 milioni, +11,7% anno su anno). Alla luce di “una fase di mercato caratterizzata da una particolare incertezza”, afferma Alessandro Foti, AD e DG di FinecoBank, i dati di raccolta di aprile “confermano la tendenza evidenziata in questi primi mesi dell’anno, dimostrandosi robusti e con un asset mix di elevata qualità che attesta la continua spinta a investire da parte dei clienti. Una tendenza a cui ha contribuito anche Fineco Asset Management che, nei primi mesi dell’anno, ha accelerato la propria crescita con l’offerta di nuove soluzioni di investimento sia attive sia passive”.

Intesa controcorrente

Un punto finale va a Intesa Sanpaolo. Non soltanto per le dimensioni del gruppo quanto per la scelta di procedere il proprio sviluppo per linee interne, come sottolineato da Tommaso Corcos in un’intervista rilasciata al Sole 24Ore a fine marzo. In quell’occasione Corcos, capo del Wealth Management Divisions di Intesa Sanpaolo a seguito della riorganizzazione annunciata a marzo dello scorso anno, aveva sottolineato che era come se l’istituto in un solo anno, “pur senza fare acquisizioni ma crescendo in maniera organica” avesse “acquisito una delle principali società di gestione del risparmio”. La scelta di concentrarsi sullo sviluppo interno è sottesa anche ai conti del primo trimestre, con il consigliere delegato e CEO, Carlo Messina che ha sottolineato, anche in questo caso, “il miglior risultato netto di sempre nel primo trimestre, pari a 2,6 miliardi di euro, che corrisponde a un rendimento annualizzato del patrimonio netto (ROE) pari al 20 per cento. Per il 2025 - conclude -, ci attendiamo un utile netto di ben oltre i 9 miliardi di euro, grazie al forte potenziale di crescita organica della banca”.

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