La solitudine del Papa del popolo: il cordone di sicurezza al Gemelli, le analisi “senza nome”, i vescovi respinti

Solo a due collaboratori diretti è stata concessa, già due volte, la possibilità di incontrare il Pontefice: per il resto possono vederlo solo i medici, con cui Bergoglio non ha mai avuto un buon rapporto L'articolo La solitudine del Papa del popolo: il cordone di sicurezza al Gemelli, le analisi “senza nome”, i vescovi respinti proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 4, 2025 - 17:13
 0
La solitudine del Papa del popolo: il cordone di sicurezza al Gemelli, le analisi “senza nome”, i vescovi respinti

Il Papa del popolo, dei bagni di folla, delle masse osannanti, costretto a vivere in un estremo isolamento. Contatti ridotti al minimo per Francesco, dal 14 febbraio ricoverato al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale. L’appartamento papale al decimo piano dell’ospedale romano in queste settimane è blindatissimo. La Gendarmeria Vaticana lo sorveglia ininterrottamente, respingendo con cortesia, ma con fermezza tutti coloro che, senza alcun invito e senza alcun motivo, bussano alla sua porta. È avvenuto così, per esempio, con il vescovo Claudio Giuliodori. Il presule, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Azione Cattolica Italiana, ha tentato, invano, diverse volte in queste settimane, di varcare la soglia dell’appartamento papale al Gemelli.

Solo a due collaboratori diretti, il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, e il sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Edgar Peña Parra, è stata concessa, già due volte, la possibilità di incontrare l’augusto paziente. L’unico ospite illustre che si registra nella quarta e più lunga degenza del Papa al Gemelli è la premier Giorgia Meloni. Francesco trascorre le sue giornate con accanto il fidatissimo Massimiliano Strappetti, infermiere coordinatore della Direzione di sanità ed igiene dello Stato della Città del Vaticano, nominato dal Papa, il 4 agosto 2022, suo assistente sanitario personale. A fare da ponte tra il Gemelli e la Santa Sede è uno dei tre segretari di Francesco, don Juan Cruz Villalón, sacerdote di Buenos Aires, ordinato, nel 2011, dall’allora cardinale Bergoglio. Ogni giorno don Nunzio Currao porta al Papa la comunione, mentre la domenica celebra la messa per lui e i suoi più stretti collaboratori nella cappella privata dell’appartamento papale.

Le sue giornate trascorrono tra il letto e la poltrona, tra la camera da letto e la cappella privata, tra il riposo, la preghiera e il lavoro, tra la lettura dei giornali e della corrispondenza e qualche telefonata, come quelle serali al parroco della Parrocchia di Gaza. Giornate molto monotone, segnate essenzialmente dal riposo e dalle cure mediche, per un Papa solitamente iperattivo. Lo staff medico è coordinato dal professore Sergio Alfieri, che per due volte, nel luglio 2021 e nel giugno 2023, ha operato Bergoglio all’addome, in collaborazione con il dottore Luigi Carbone, vicedirettore della Direzione di sanità ed igiene dello Stato della Città del Vaticano. Francesco, infatti, ormai da alcuni anni non ha più un medico personale, una figura che nei sacri palazzi viene ancora chiamata archiatra pontificio.

In principio, fu il professore Patrizio Polisca, ereditato da Benedetto XVI che lo ha conservato fino alla morte. Nel 2015 il Papa scelse il dottore Fabrizio Soccorsi, scomparso nel gennaio 2021, a cui è succeduto il professore Roberto Bernabei. Un incarico durato pochi mesi perché il medico si dimise dopo che Francesco dichiarò: “Un infermiere mi ha salvato la vita”. Il riferimento era alla prima operazione del Papa al colon, eseguita da Alfieri al Gemelli. Da allora, Bergoglio non ha più nominato un archiatra pontificio, consultando, di volta in volta, gli specialisti suggeriti da Strappetti. Un rapporto difficilissimo, per usare un eufemismo, quello di Francesco con i dottori: “I medici sono preziosi, ma vanno tenuti più a distanza possibile”. E ancora: “È meglio che il medico e io stiamo ciascuno a casa sua. Ovviamente sto scherzando. Non sono un patito dei medicinali. Lo chiamo quando ho bisogno dei suoi servizi oltre al controllo esaustivo che mi fanno ogni semestre”.

Bergoglio ha anche svelato un aneddoto: “Le analisi non riportano mai il mio nome. Dopo uno dei primi check-up da Papa, il capo del laboratorio in cui vengono portati i campioni di sangue chiamò il medico e gli disse: ‘Guardi, i risultati delle analisi sono tutti nella norma. Ma stia più attento all’età. Lei ha scritto ‘settantotto anni’ e le analisi invece parlano di un quarantacinquenne’”. Francesco, inoltre, ha raccontato: “Dopo l’elezione mi hanno fatto una verifica dettagliata che prevedeva analisi di ogni tipo e una radiografia toracica. Sulla lastra era apparsa una piccola macchia sospetta nel polmone sinistro, quello sano. I medici decisero di farmi fare una risonanza magnetica nucleare con contrasto. Quando me lo dissero replicai che non si poteva, data la mia conclamata allergia allo iodio, cioè alla sostanza impiegata per il contrasto. Il radiologo restò stupito dal mio fermo diniego e allora domandò al medico del Vaticano: ‘E ora che facciamo?’. Quello rispose: ‘Guardi, con il carattere che ha questo Papa, non si sorprenda se si alza e se ne va. Per ora è meglio che lasciamo perdere’. Insomma, gli devo aver dato l’impressione di un brutto carattere”.

L'articolo La solitudine del Papa del popolo: il cordone di sicurezza al Gemelli, le analisi “senza nome”, i vescovi respinti proviene da Il Fatto Quotidiano.