La Polonia pensa a leva militare sul modello svizzero, la Germania cerca 100mila soldati. E l'Italia?

Spaventa più il disimpegno americano che le mire di Putin. Dopo il piano di riarmo Ue, ora alcuni paesi corrono ai ripari. Tusk ipotizza il ritiro dalla convenzione di Ottawa che proibisce l'uso di mine antiuomo. Cosa sta succedendo

Mar 8, 2025 - 16:21
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La Polonia pensa a leva militare sul modello svizzero, la Germania cerca 100mila soldati. E l'Italia?

Roma, 8 marzo 2025 – Il via libera all'unanimità dei 27 Paesi dell'Unione europea al Rearm Europe da 800 miliardi di euro per rafforzare la difesa comune, le parole di Carsten Breuer, generale dell'esercito tedesco al quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung: "Mancano 100.000 soldati. Abbiamo bisogno di un potenziale di crescita che ci consenta di combattere con almeno 460.000 militari. Per questo è necessario un qualche tipo di servizio militare”. Da ultimo il piano del primo ministro polacco, Donald Tusk, che, come scrive il Guardian, sta lavorando per preparare un addestramento militare su larga scala per ogni maschio adulto in risposta alla situazione sicurezza in Europa. Sono tre tasselli del mosaico che vede i Paesi Ue più preoccupati oggi dal disimpegno dell’America di Donald Trump che dalle mire di Putin.

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epaselect epa11300088 Russian servicemen on guard in front of military vehicles captured by Russian troops during a special military operation in Ukraine, on display on Poklonnaya Hill in Moscow, 25 April 2024. The exhibition of captured weapons will open on May 01 and will last a month. Visitors will see more than 30 samples of equipment made in the USA, Great Britain, Germany, France, Turkey, Sweden, Czechoslovakia, South Africa, Finland, Australia, Austria and Ukraine. EPA/YURI KOCHETKOV

Il Vecchio Continente, ritrovatosi per la prima volta senza la coperta americana, ha preso coscienza della necessità di difendersi da solo e dell’urgenza di crescere in fretta. Dal Consiglio europeo di Bruxelles è arrivato il primo scatto di crescita, ma già i singoli paesi pensano in proprio a riarmarsi in vista dei peggiori scenari. Ed ecco che dopo le parole del generale Breuer, che al quotidiano tedesco spiega la necessità di avere “200.000 soldati attivi, una riserva permanente di 60.000 e una riserva generale di circa 100.000 soldati, quindi un totale di circa 360.000” pur sapendo che anche così ne mancherebbero all’appello 100mila, anche il primo ministro polacco Donald Tusk afferma che il Paese ha bisogno di un esercito di 500.000 soldati, incluso i riservisti. "Cercheremo di avere un modello pronto entro la fine di quest'anno – ha detto Tusk nel discorso sulla sicurezza alla Camera Bassa del Parlamento –, in modo che ogni maschio adulto in Polonia sia addestrato in caso di guerra, e questa riserva sia davvero paragonabile e adeguata alle potenziali minacce".

L'anno scorso, il governo polacco ha affermato che l'esercito comprendeva circa 200mila soldati e che sarebbe cresciuto fino a 220mila quest'anno con l'obiettivo di aumentarlo a circa 300mila. Ma il passo indietro dell’America di Trump ha cambiato gli equilibri geopolitici e Tusk, come riporta il Guardian, ritiene “necessario un esercito di mezzo milione di persone in Polonia". Il primo ministro, però, non starebbe prendendo in considerazione un ritorno al servizio militare universale, ma un sistema di riserva basato sul modello svizzero, dove ogni uomo è obbligato a prestare servizio militare o a svolgere un servizio civile alternativo, mentre le donne possono fare volontariato se lo desiderano. In questo scenario Tusk ha anche suggerito che il paese dovrebbe esplorare le "possibilità" nucleari e sostenuto il possibile ritiro dalla convenzione di Ottawa, che proibisce l'uso di mine antiuomo, e dalla convenzione di Dublino, che vieta l'uso di munizioni a grappolo. L’eventualità di uscire dalla convenzione di Ottawa sarebbe stata presa in considerazione da almeno altri due paesi Nato, Finlandia e Lituania,  confinanti con la Russia.  Mentre il presidente polacco Andrzej Duda ipotizza un emendamento alla costituzione che obbligherebbe il Paese (che già investe più di ogni altro membro Nato nella difesa) a spendere almeno il 4% del suo prodotto interno lordo ogni anno per la difesa.  Come dire: Si voli pace para bellum. Resta da chiedersi, dopo Germania e Polonia quale linea seguirà l’Italia. Se pure nel nostro paese, anche alla luce del piano di riarmo europeo, tornerà l’ipotesi di ripristinare la leva militare e a quali condizioni.