La Norvegia riapre i vecchi bunker militari della Guerra fredda e riattiva una base aerea e una navale
Il clima internazionale è sempre più teso e i paesi si preparano a scenari di guerra che fino a pochi anni fa sembravano impensabili. In Norvegia, vecchi bunker della Guerra fredda stanno tornando in funzione per rafforzare la difesa contro la Russia. Durante il conflitto tra blocchi, il paese scandinavo aveva costruito circa 3.000 strutture […] L'articolo La Norvegia riapre i vecchi bunker militari della Guerra fredda e riattiva una base aerea e una navale proviene da Il Fatto Quotidiano.

Il clima internazionale è sempre più teso e i paesi si preparano a scenari di guerra che fino a pochi anni fa sembravano impensabili. In Norvegia, vecchi bunker della Guerra fredda stanno tornando in funzione per rafforzare la difesa contro la Russia. Durante il conflitto tra blocchi, il paese scandinavo aveva costruito circa 3.000 strutture sotterranee per proteggere le proprie forze armate e quelle alleate.
Le basi – Oggi, mentre l’Europa continua ad affrontare la guerra in Ucraina, la Norvegia sta riattivando due delle basi storiche: la stazione aerea di Bardufoss e la base navale di Olavsvern. Entrambe le strutture stanno subendo interventi di ammodernamento per ospitare gli F-35 e rafforzare il monitoraggio tra il Mar di Norvegia e il Mare di Barents, un’area strategica per il passaggio dei sottomarini e delle navi da guerra russe dirette verso l’Atlantico.
Il fondo sovrano – Oslo dovrebbe abbandonare il divieto che impedisce al suo fondo sovrano, il più grande al mondo, di investire in aziende di difesa come Boeing, Airbus, Lockheed Martin e Honeywell. Come riferisce il Financial Times la richiesta arriva dai due principali partiti di opposizione. Al fondo petrolifero norvegese da 1,8 trilioni di dollari- prosegue il Ft sul suo portale web – è stato impedito di detenere partecipazioni nella maggior parte delle aziende di difesa dall’inizio degli anni 2000, quando il parlamento del paese ha imposto regole etiche che gli hanno impedito di possedere gruppi che producono parti per armi nucleari o a grappolo.
Parlando al Financial Times prima delle elezioni parlamentari di quest’anno, i partiti conservatori e progressisti di centro-destra hanno affermato di voler invertire tale posizione a causa dell’attuale situazione della sicurezza e della Norvegia che beneficia dell’ombrello nucleare della Nato guidata dagli Stati Uniti. Erna Solberg, ex primo ministro e attuale leader dei conservatori, ha affermato che era “ironico” che la Norvegia avesse regole che escludessero le aziende che producono armi nucleari.
Gli altri – Ma la Norvegia non è la sola a pensare a potenziali scenari bellici. Anche altri paesi stanno riportando in vita le basi della Guerra Fredda o costruendone di nuove. La Svezia – che lo scorso novembre ha diffuso un opuscolo che illustra come prepararsi – ha riaperto la base navale sotterranea di Muskö, vicino Stoccolma. Ma non solo: il paese scandinavo ha annunciato, lo scorso dicembre, di volere preparare i cimiteri per accogliere 30mila soldati in caso di conflitto con Mosca.
Tra i primi paesi a prepararsi c’erano stati la Danimarca, con la leva obbligatoria anche per le donne e l’annuncio di investimenti miliardari; e la Finlandia che – avendo oltre 1300 km di confine con la Russia – già due anni fa ha investito due miliardi per la difesa. Del resto la Russia, negli ultimi anni, ha riattivato circa 50 installazioni militari nell’Artico. La Cina ha costruito una gigantesca base sottomarina sotterranea sull’isola di Hainan, mentre l’Iran ha mostrato al mondo la sua “città missilistica” nel Golfo Persico.
Il timore di un’escalation è tale che anche l’Unione Europea ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sui rischi di crisi improvvise. La commissaria per la Gestione delle Crisi, Hadja Lahbib, ha presentato in un video il “kit di sopravvivenza” consigliato per affrontare le prime 72 ore di emergenza. Tra acqua, cibo in scatola e power bank, non mancano contanti – perché “nel mezzo di una crisi il cash è sovrano” – e persino un mazzo di carte, perché “un po’ di distrazione non fa male a nessuno”. Un messaggio che ha scatenato diverse critiche nel nostro Paese.
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