La Gallia romana non iniziava dove pensi
Quando pensiamo alla Gallia ai tempi dell'antica Roma, tendiamo a immaginare i territori che oggi corrispondono principalmente alla Francia. Tuttavia, per i Romani, la Gallia iniziava molto più a sud delle Alpi: anche la regione situata a nord del fiume Rubicone, nell'odierna Italia settentrionale, era considerata parte della Gallia.Questa zona, che iniziava nelle attuali regioni dell'Emilia-Romagna e della Lombardia, era chiamata Gallia Cisalpina, ovvero “Gallia al di qua delle Alpi”. La Cisalpina era originariamente popolata da tribù celtiche e liguri, che vi si erano insediate secoli prima dell'espansione romana. Queste tribù avevano una cultura e una lingua simili a quelle dei popoli celtici dell'altro versante alpino, per cui i Romani le inclusero nel loro concetto ampio di “Galli”.Durante le guerre del III secolo a.C., i Romani combatterono duramente per sottomettere questa zona, e solo nel II secolo a.C. consolidarono il loro controllo e iniziarono a fondare colonie. Sebbene fosse geograficamente all'interno di quella che oggi consideriamo l'Italia, Roma non considerava questa regione parte integrante dell'Italia fino a ben oltre il periodo repubblicano, ma piuttosto un territorio di frontiera.La distinzione tra Italia e Gallia non era solo geografica, ma anche politica, culturale e persino simbolica: gli abitanti della Cisalpina non ottennero la cittadinanza romana fino al 49 a.C., sotto il governo di Giulio Cesare, che segnò la loro definitiva integrazione politica e culturale nel mondo romano. Prima di allora, attraversare il Rubicone significava simbolicamente entrare in un territorio non completamente romano, il che spiega perché il gesto di Cesare di attraversarlo con le sue legioni fu considerato una ribellione, poiché non gli era permesso entrare in Italia con le armate.

Quando pensiamo alla Gallia ai tempi dell'antica Roma, tendiamo a immaginare i territori che oggi corrispondono principalmente alla Francia. Tuttavia, per i Romani, la Gallia iniziava molto più a sud delle Alpi: anche la regione situata a nord del fiume Rubicone, nell'odierna Italia settentrionale, era considerata parte della Gallia.
Questa zona, che iniziava nelle attuali regioni dell'Emilia-Romagna e della Lombardia, era chiamata Gallia Cisalpina, ovvero “Gallia al di qua delle Alpi”. La Cisalpina era originariamente popolata da tribù celtiche e liguri, che vi si erano insediate secoli prima dell'espansione romana. Queste tribù avevano una cultura e una lingua simili a quelle dei popoli celtici dell'altro versante alpino, per cui i Romani le inclusero nel loro concetto ampio di “Galli”.
Durante le guerre del III secolo a.C., i Romani combatterono duramente per sottomettere questa zona, e solo nel II secolo a.C. consolidarono il loro controllo e iniziarono a fondare colonie. Sebbene fosse geograficamente all'interno di quella che oggi consideriamo l'Italia, Roma non considerava questa regione parte integrante dell'Italia fino a ben oltre il periodo repubblicano, ma piuttosto un territorio di frontiera.
La distinzione tra Italia e Gallia non era solo geografica, ma anche politica, culturale e persino simbolica: gli abitanti della Cisalpina non ottennero la cittadinanza romana fino al 49 a.C., sotto il governo di Giulio Cesare, che segnò la loro definitiva integrazione politica e culturale nel mondo romano. Prima di allora, attraversare il Rubicone significava simbolicamente entrare in un territorio non completamente romano, il che spiega perché il gesto di Cesare di attraversarlo con le sue legioni fu considerato una ribellione, poiché non gli era permesso entrare in Italia con le armate.