La fine dell’“America First” rilancia i mercati europei
I mercati finanziari europei superano quelli statunitensi: l’euro è ai massimi da tre anni, i bund tedeschi battono i Treasury americani come mai prima d’ora. La svolta si deve alla politica commerciale di Donald Trump, che ha indebolito la leadership Usa spingendo gli investitori verso alternative più stabili. L’Europa appare ora più resiliente e attrattiva, con grandi nomi della finanza come Vanguard a Goldman Sachs che scommettono sugli asset europei.

I mercati finanziari europei, a lungo relegati a un ruolo di secondo piano, stanno vivendo una nuova rinascita. Il motore di questa improvvisa vitalità? Le politiche aggressive di Donald Trump, che stanno scuotendo l’ordine economico e geopolitico globale, minano alla supremazia finanziaria statunitense e aprono nuove opportunità per il Vecchio Continente.
Il cambiamento è evidente su tutti i fronti: l’euro ha raggiunto il livello più alto degli ultimi tre anni, i bund tedeschi hanno registrato una performance record rispetto ai Treasury Us ae, sebbene le borse europee siano state colpite dalla guerra commerciale, stanno dimostrando una resistenza superiore rispetto ai listini americani.
Un’inversione di tendenza sorprendente rispetto a soli sei mesi fa, quando Wall Street dominava la scena con i titoli tecnologici legati all’intelligenza artificiale e un dollaro forte. L’Europa, allora percepita come un “museo economico”, è ora tornata protagonista. “Quel museo ha ripreso vita”, afferma Catherine Braganza di Insight Investment, che sta aumentando l’esposizione ai bond europei ad alto rendimento.
Le politiche commerciali altalenanti dell’ex presidente e il ridimensionamento del ruolo degli Stati Uniti come garanti della sicurezza europea hanno innescato un ripensamento globale. La Germania ha annunciato centinaia di miliardi in nuovi investimenti pubblici, mentre gli investitori iniziano a dubitare che dollaro e Treasury possano mantenere il loro storico ruolo di beni rifugio.
L’era del “dominatore finanziario globale” sembra volgere al termine, sostituita da una nuova geografia degli investimenti. E l’Europa ne è la principale beneficiaria. Vanguard preferisce ora i bond a breve scadenza in euro; Goldman Sachs prevede un rafforzamento dell’euro fino a 1,20 dollari; Citigroup ha declassato i titoli azionari americani mantenendo invece una posizione positiva sull’Europa.
Non mancano le incognite: i dazi imposti dagli Stati Uniti potrebbero raffreddare l’entusiasmo seguito al maxi piano di spesa tedesco. Inoltre, una recessione americana avrebbe effetti domino anche sull’Europa. Tuttavia, il contesto resta favorevole a un flusso crescente di capitali verso il continente.
Per i policymaker europei, il declino dell’eccezionalismo americano è un’opportunità per rafforzare il ruolo dell’euro come valuta di riserva globale. Non è un caso che il dollaro, tradizionale bene rifugio nei momenti di turbolenza, abbia toccato lunedì i minimi da sei mesi, penalizzato dall’instabilità decisionale dell’amministrazione Trump.
Nel frattempo, i bund tedeschi si confermano porto sicuro: mentre il rendimento dei Treasury decennali è salito di mezzo punto in pochi giorni, quello dei titoli tedeschi è rimasto stabile. La Bce, a differenza della Fed, ha ampio margine per ulteriori tagli dei tassi, con i mercati che scommettono su tre riduzioni entro l’anno.
La risposta unitaria dell’UE alla pandemia del 2020 ha lasciato un’eredità positiva: oggi l’Unione è vista come più coesa e resiliente. “È più forte rispetto al passato, e questo rafforza l’attrattività agli occhi degli investitori”, afferma Vasileios Gkionakis, senior economist di Aviva Investors.
Anche l’azionario europeo beneficia della fuga dalla volatilità Usa. Secondo un sondaggio di Bank of America, un numero record di fund manager prevede di ridurre l’esposizione a Wall Street. Nel 2025, l’indice Stoxx Europe 600 ha reso il 10% in dollari, mentre l’S&P 500 ha perso il 7,9%. E il gap di valutazione è ampio: le azioni europee hanno ancora circa il 30% di sconto rispetto a quelle americane.
Amundi, il più grande gestore patrimoniale europeo, è tra i sostenitori dell’azionario del Vecchio Continente, con preferenza per titoli difensivi, di qualità e value. “Questi momenti capitano una volta ogni secolo,” afferma Vincent Mortier, CIO di Amundi. “L’Europa è tornata sulla cartina geografica.”