La finale dell’Inter e la sfida per comprare i biglietti: le tende nella notte del 2010, la lotteria tecnologica del 2025
Sì, ci sono notti che passano alla storia. Chiamale come vuoi: notti magiche, notti che puoi solo vivere, notti che non si possono spiegare. Notti che finiscono negli annali, negli almanacchi e a volte persino nei libri di storia. Poi ci sono altre notti. Notti che quasi nessuno mai racconta, notti che passano inosservate o […] L'articolo La finale dell’Inter e la sfida per comprare i biglietti: le tende nella notte del 2010, la lotteria tecnologica del 2025 proviene da Il Fatto Quotidiano.

Sì, ci sono notti che passano alla storia. Chiamale come vuoi: notti magiche, notti che puoi solo vivere, notti che non si possono spiegare. Notti che finiscono negli annali, negli almanacchi e a volte persino nei libri di storia. Poi ci sono altre notti. Notti che quasi nessuno mai racconta, notti che passano inosservate o che vengono sovrascritte da qualcosa di più grande. Ma sono notti che, forse, senza la loro esistenza non avrebbero fatto sì che le altre notti, quelle rischiarate dalle luci della ribalta, potessero succedere. Una di queste è la notte del 14 maggio 2010, la notte che probabilmente ha consacrato definitivamente il Triplete prima del 22 maggio.
Esterno notte, dunque. Ma anche esterno pomeriggio e anche già esterno mattino. Un venerdì soleggiato e caldo che tanti quel giorno presero di ferie. Via Massaua a Milano, profonda circonvalla, edificio della sede centrale della Banca Popolare di Milano, unico organo preposto a vendere i biglietti per la finale di Champions League 2009/2010 tra Inter e Bayern Monaco in programma una settimana dopo allo stadio Bernabeu di Madrid. Quella notte il Miracolo a Milano ebbe i colori, i suoni, la pervicacia, la pazienza, la goliardia, l’odore del popolo nerazzurro. Quel popolo di cui, chi scrive, fa parte dal giorno o della sua esistenza per amore di papà e fece parte ancor di più quel 14 maggio in via Massaua. Le vendite avrebbero aperto l’indomani mattina, il numero esatto dei tagliandi non si sapeva, ci si accomodava alla bell’e meglio nel proprio metro quadrato di asfalto sperando di non vedersi sbattere la porta in faccia.
Fu una notte lunga, incredibilmente lunga. Stancante, innegabilmente stancante. Ma piena, straripantemente piena. L’arte dell’arrangiarsi del popolo interista diede una lezione al mondo intero. La gente si divise spontaneamente in gruppi da una cinquantina di persone separati da transenne. Ogni settore nominò un referente incaricato di segnare la lista dei nomi e di provvedere all’appello ogni due ore: chi c’era c’era, chi non c’era perdeva il posto e finiva in fondo alla fila. Fu una notte di bagagliai aperti da cui spuntavano specialità di ogni sorta offerte indistintamente a chi aveva la fortuna di capitare nei pressi in quel momento.
Furono ore di fugaci dormite in macchina a turno, sempre con la sveglia puntata per non mancare alla chiamata dei nomi. Fu l’alba più bella di sempre, condivisa con volti amici ma anche con gente che mai più avrei rivisto. Il sole del mattino profumò di grappa, una bottiglia passatami da chissà chi al grido di “Fai un bel sorso, che questa sveglia più del caffè”. Fu una notte che premiò il merito di chi, con semplicità e passione, aspettò educatamente e ci mise tutta la sua più strenua volontà per prendersi il suo sogno. Fu una notte come probabilmente non ce ne saranno mai più. Quel marciapiede di via Massaua fu una perfetta livella che vide seduti a fianco sullo stesso asfalto giovani e meno giovani, ricchi e meno ricchi, milanesi e forestieri, tutti aspettando con le medesime chance il proprio destino.
Oggi, quindici anni dopo, tronfi del trionfo della tecnologia sulla quotidianità, il sogno di una finale di Champions League è diventato pari alla lotteria di Capodanno: chiedi e (molto probabilmente) non ti sarà dato, e anche se ti sarà dato (il codice per accedere al sito Uefa) vai a sapere se veramente avrai (il tuo biglietto). Nel 2010 i bagarini starnazzavano “Compro vendo biglietti” fuori dallo stadio, nel 2025 ci vantiamo che non esistano più ma li abbiamo semplicemente spostati su Internet e gli abbiamo cambiato nome in Secondary Ticketing, che si sa che se lo dici in inglese diventa subito più figo. A proposito: una domanda.
Come è possibile che sul sito Hellotickets – società spagnola con sede legale a Madrid che si autodefinisce “una delle principali piattaforme mondiali per la ricerca e prenotazione di esperienze di viaggio, escursioni e attività” – siano già in vendita i tagliandi per la finale del 31 maggio a Monaco (compresi i due settori ospiti, ancora non distribuiti alle società) con costi che oscillano tra i 2.973 e i 20.756 euro? Una macchia davvero brutta per l’Uefa, a fronte di una politica dei costi dei biglietti invece da applaudire: il prezzo ufficiale del settore ospiti è di 70 euro, briciole rispetto ai costi di vendita raggiunti per le gare casalinghe in Italia dagli ottavi di finale in poi della competizione.
Ci sono notti destinate a passare alla storia, dicevamo. Sarebbe bello che questa storia tornasse ad essere una storia vera, e non effimera col timer di 24 ore come le storie che porteranno schiere di non tifosi a popolare l’Allianz Arena a braccetto con gli sponsor che li stanno ospitando. Perché quelle notti, quelle magiche, quelle che puoi solo viverle, devono essere di tutti. “Per tutti quei chilometri che ho fatto per te”.
Ps. Nel 2010 i tagliandi messi a disposizione dalla società FC Internazionale Milano per il settore ospiti della finale di Champions League in vendita libera furono 5mila. Vennero esauriti tutti la mattina del 15 maggio in via Massaua al ritmo di 13 biglietti al minuto. Nessuna delle persone che avevano passato la notte sul marciapiedi rimase senza biglietto.
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