La collina di Roma che nacque da un cumulo di rifiuti

A Roma si trova un tumulo artificiale noto come Monte Testaccio, letteralmente “monte della ceramica”: un nome che gli calza a pennello, poiché è formato dai detriti di questo materiale che i romani hanno gettato per secoli. Questo tumulo è fatto, letteralmente, di spazzatura.I romani usavano anfore per trasportare prodotti come vino, olio o garum, una salsa molto popolare a base di interiora di pesce. Poiché queste anfore, specialmente quelle che contenevano garum, non potevano essere facilmente riutilizzate perché erano porose e rimanevano impregnate di liquido, venivano rotte e gettate in aree designate a tale scopo, che col tempo sono cresciute fino a formare vere e proprie colline.Sebbene il più famoso sia il Monte Testaccio a Roma, dove si stima che ci siano oltre 50 milioni di anfore rotte, anche la città portuale di Ostia aveva una sua versione in scala ridotta. Vicino al porto e alle zone commerciali sono stati individuati altri accumuli di frammenti ceramici, anche se non così massicci.Queste montagne di ceramica sono oggi un tesoro archeologico: i frammenti conservano iscrizioni, sigilli e marchi che consentono di sapere da dove provenivano i prodotti, chi li ha prodotti e a quale regione dell'Impero appartenevano. Quella che un tempo era una discarica romana è oggi una sorta di gigantesco archivio del commercio romano dal valore inestimabile.

Mag 14, 2025 - 17:12
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La collina di Roma che nacque da un cumulo di rifiuti

A Roma si trova un tumulo artificiale noto come Monte Testaccio, letteralmente “monte della ceramica”: un nome che gli calza a pennello, poiché è formato dai detriti di questo materiale che i romani hanno gettato per secoli. Questo tumulo è fatto, letteralmente, di spazzatura.

I romani usavano anfore per trasportare prodotti come vino, olio o garum, una salsa molto popolare a base di interiora di pesce. Poiché queste anfore, specialmente quelle che contenevano garum, non potevano essere facilmente riutilizzate perché erano porose e rimanevano impregnate di liquido, venivano rotte e gettate in aree designate a tale scopo, che col tempo sono cresciute fino a formare vere e proprie colline.

Sebbene il più famoso sia il Monte Testaccio a Roma, dove si stima che ci siano oltre 50 milioni di anfore rotte, anche la città portuale di Ostia aveva una sua versione in scala ridotta. Vicino al porto e alle zone commerciali sono stati individuati altri accumuli di frammenti ceramici, anche se non così massicci.

Queste montagne di ceramica sono oggi un tesoro archeologico: i frammenti conservano iscrizioni, sigilli e marchi che consentono di sapere da dove provenivano i prodotti, chi li ha prodotti e a quale regione dell'Impero appartenevano. Quella che un tempo era una discarica romana è oggi una sorta di gigantesco archivio del commercio romano dal valore inestimabile.