La Captain Paul Watson Foundation contro la caccia alle balenottere minori in Islanda: “vogliono ucciderne 217”
La Captain Paul Watson Foundation ha espresso con forza la propria opposizione alla decisione della compagnia Tjaldtangi ehf. di riprendere quest’estate la caccia commerciale alle balenottere minori al largo delle coste islandesi. Secondo la fondazione, il piano dell’imprenditore Gunnar Torfason di uccidere fino a 217 esemplari rappresenta non solo un attacco crudele alla fauna marina,...

La Captain Paul Watson Foundation ha espresso con forza la propria opposizione alla decisione della compagnia Tjaldtangi ehf. di riprendere quest’estate la caccia commerciale alle balenottere minori al largo delle coste islandesi. Secondo la fondazione, il piano dell’imprenditore Gunnar Torfason di uccidere fino a 217 esemplari rappresenta non solo un attacco crudele alla fauna marina, ma anche una violazione del diritto internazionale.
Una situazione dovuta al fatto che l’Islanda continua a ignorare la moratoria imposta dalla Commissione Baleniera Internazionale (IWC), che vieta la caccia commerciale ai cetacei. Ogni attività di caccia – sia alle balene comuni che a quelle minori – infrange accordi internazionali volti a proteggere animali dotati di grande intelligenza e importanza ecologica. La caccia ai cetacei è un gesto di irresponsabilità ambientale che privilegia il profitto a breve termine a discapito della salute degli oceani e della volontà della comunità globale.
Le balene, sentinelle dell’ecosistema marino
Le balenottere minori, come tutti i cetacei, svolgono un ruolo cruciale nell’equilibrio dell’ecosistema marino e nella lotta contro i cambiamenti climatici. La loro uccisione non può essere giustificata né da tradizioni né da motivazioni economiche: si tratta di distruzione ambientale gratuita, considerando che la carne di balena è ormai rifiutata dalla stragrande maggioranza dei consumatori nel mondo.
Le affermazioni secondo cui la caccia avverrebbe secondo “alti standard di benessere animale” sono state definite menzognere dal capitano Locky MacLean, comandante della nave John Paul DeJoria:
Non esiste un modo umano per uccidere una balena. Un colpo di arpione non può garantire una morte rapida o indolore. Il risultato è sempre sofferenza, traumi e devastazione — non solo per le balene, ma anche per la reputazione internazionale dell’Islanda.
La fondazione si schiera al fianco dei cittadini islandesi, delle associazioni di whale watching e degli ambientalisti che chiedono l’istituzione di un santuario permanente per le balene nella baia di Ísafjarðardjúp e in tutta l’area dell’Atlantico settentrionale. Il messaggio è chiaro: l’Islanda deve rinunciare immediatamente a ogni piano di caccia alle balene, rispettare la moratoria internazionale e diventare un faro nella tutela degli oceani, non un simbolo della loro distruzione. L’Atlantico del Nord non è un mattatoio. È un rifugio da difendere.
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