Iran, nei primi quattro mesi dell’anno superate le 340 impiccagioni

Dall’inizio di gennaio alla fine di aprile, in Iran il boia è entrato in azione oltre 300 volte: le impiccagioni sono state almeno 342. L’avverbio “almeno” è d’obbligo, dato che meno della metà delle condanne eseguite viene resa nota dalle autorità giudiziarie di Teheran: per completare il drammatico quadro, che da tempo sfiora le 1000 […] L'articolo Iran, nei primi quattro mesi dell’anno superate le 340 impiccagioni proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 5, 2025 - 08:28
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Iran, nei primi quattro mesi dell’anno superate le 340 impiccagioni

Dall’inizio di gennaio alla fine di aprile, in Iran il boia è entrato in azione oltre 300 volte: le impiccagioni sono state almeno 342.

L’avverbio “almeno” è d’obbligo, dato che meno della metà delle condanne eseguite viene resa nota dalle autorità giudiziarie di Teheran: per completare il drammatico quadro, che da tempo sfiora le 1000 esecuzioni all’anno, occorre il lavoro certosino delle organizzazioni abolizioniste nazionali e internazionali e il coraggio dei familiari che rendono nota l’impiccagione di un loro caro nonostante vengano minacciate di rappresaglie se romperanno il silenzio.

Una delle recenti esecuzioni ha riguardato un prigioniero politico di origine curda, il quarantenne Hamid Hosseinejad Haydaranlu, messo a morte il 18 aprile. La sua impiccagione è stata resa nota sì dalla magistratura iraniana, ma alla stampa e tre giorni dopo, senza avvisare prima avvocato e familiari.

Haydaranlu era stato condannato a morte per il reato di baghi, ribellione armata, giudicato colpevole di appartenenza al Pkk (il Partito dei lavoratori del Kurdistan) e di aver ucciso otto membri delle forze di sicurezza nella provincia dell’Azerbaigian occidentale. Il suo ultimo appello contro la condanna a morte era ancora in corso. La famiglia ha chiesto almeno di riavere il corpo, invano.

L’arresto era avvenuto nel 2023, sei anni dopo le otto uccisioni, alla frontiera con la Turchia. Inizialmente, Haydaranlu era stato accusato di contrabbando. Ma, dopo 12 mesi trascorsi in isolamento, sottoposto a torture, senza contatti neanche telefonici con parenti e avvocati, l’accusa era stata trasformata in coinvolgimento in un attacco terrorista. La questione della frontiera è importante: Haydaranlu ha sempre dichiarato che, il giorno in cui ci fu l’agguato, si trovava in Turchia con l’anziana madre, la moglie e i loro due figli. In altre parole, un prigioniero è stato messo a morte per otto omicidi avvenuti in Iran e attribuitigli mentre non si trovava in Iran.

A causa della mancanza di trasparenza e dell’arbitrarietà delle procedure giudiziarie in Iran, non sapremo mai quanti altri casi del genere ci saranno stati ogni anno. Dati i numeri di cui si parla, potremmo meglio dire ogni mese. O addirittura, ogni settimana.

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