Investimenti, attenzione: i timori di rallentamento negli Usa sono ormai realtà

Il riaccendersi delle tensioni sui dazi commerciali si inserisce in un quadro economico già fragile, con gli Stati Uniti che mostrano chiari segnali di rallentamento e l’Eurozona ancora impegnata in una timida ripresa. Lo sottolinea Filippo Casagrande, head of investments di Generali Investments, che avverte: “Il caos sui dazi si inserisce in un contesto di... Leggi tutto

Mag 2, 2025 - 23:39
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Investimenti, attenzione: i timori di rallentamento negli Usa sono ormai realtà

Il riaccendersi delle tensioni sui dazi commerciali si inserisce in un quadro economico già fragile, con gli Stati Uniti che mostrano chiari segnali di rallentamento e l’Eurozona ancora impegnata in una timida ripresa. Lo sottolinea Filippo Casagrande, head of investments di Generali Investments, che avverte: “Il caos sui dazi si inserisce in un contesto di crescita che da inizio anno ha visto gli Stati Uniti mostrare dei segnali di rallentamento, mentre finora l’Eurozona si stava riprendendo, seppur da livelli molto bassi”.

Le tensioni commerciali, seppur ancora contenute nei prossimi tre mesi, potrebbero avere effetti rilevanti su famiglie e imprese. “I dazi, seppur applicati in misura ridotta, rischiano di impattare negativamente le aspettative di famiglie e imprese”, spiega Casagrande. Le prime, preoccupate per una possibile perdita di potere d’acquisto, “potrebbero aumentare i risparmi precauzionali e ridurre i consumi”, mentre le seconde potrebbero “ritardare le decisioni di investimento”.

A gravare sul contesto economico si aggiunge la debolezza dei mercati finanziari. “Le recenti perdite sui mercati finanziari potrebbero risultare un effetto ricchezza negativo”, osserva l’esperto, indicando un ulteriore potenziale freno alla spesa delle famiglie.

Tuttavia, non mancano segnali positivi. “Il deciso calo dei prezzi del petrolio – sceso fino a 60 dollari al barile, il livello più basso da aprile 2021 – può costituire un forte elemento di supporto per il reddito reale delle famiglie”, afferma Casagrande, offrendo un barlume di ottimismo: “Questo potrebbe ridurre i rischi al ribasso sui consumi”.

Pil Usa in frenata: è allarme recessione

Sul fronte macroeconomico statunitense, i dati sono inequivocabili: il PIL annualizzato del primo trimestre 2025 ha registrato un calo dello 0,3%, contro attese di crescita dello 0,2% e dopo il +2,4% del trimestre precedente. Si tratta della prima crescita negativa dal 2022. “La diminuzione del Pil ha riflesso principalmente un aumento delle importazioni e una diminuzione della spesa pubblica”, spiega Casagrande.

Particolarmente significativo l’incremento delle importazioni, salite del 41,3%, soprattutto nei settori dei beni di consumo e strumentali. “Questo aumento – sottolinea – è stato in parte attribuito agli importatori che hanno preordinato prodotti per anticipare l’implementazione dei dazi annunciati dall’amministrazione Trump”. In parallelo, la spesa pubblica federale ha registrato un calo del 5,1%, il più forte dal primo trimestre del 2022.

Se anche il secondo trimestre dovesse registrare una contrazione, si entrerebbe tecnicamente in recessione.

Azionario Usa: fra volatilità e incertezza

Infine, uno sguardo ai mercati azionari: sebbene le valutazioni siano diventate più attraenti, la volatilità resta elevata e l’incertezza domina. “Da un lato abbiamo valutazioni più favorevoli e gli attuali livelli elevati di volatilità solitamente sono coerenti con ritorni positivi nei successivi 12 mesi”, spiega Casagrande. Ma, avverte, “sappiamo ancora poco sull’impatto negativo sulle stime degli utili derivanti dall’incertezza causata dai dazi”.