Intelligenza artificiale e giustizia: verso una trasformazione digitale equa
Il Sottosegretario Butti sottolinea come l'IA migliori la giustizia, riducendo i tempi e garantendo equità.

L'intelligenza artificiale quando entra in campo legale, rende la giustizia "aumentata", una giustizia più umana, non più disumana. La tecnologia non sostituisce il giudizio, ma lo aiuta a essere più giusto. La decisione finale spetta sempre al magistrato. Lo ha sottolineato il Sottosegretario all'Innovazione, Alessio Butti nel suo intervento al convegno Promesse e criticità della I.A. in campo legale. Grazie al digitale può "ridurre i tempi dei procedimenti, migliorare la qualità delle decisioni, semplificare il lavoro degli operatori e garantire l'accesso equo a tutti i cittadini".
Sono stati individuati dodici punti strategici che guidano questa trasformazione: dalla razionalizzazione delle udienze per combattere la prescrizione, all'uso dell'IA per rafforzare la coerenza logica delle sentenze, dalla necessità di preservare l'autonomia del giudice e del difensore, fino alla richiesta di trasparenza algoritmica, sicurezza informatica e parità di accesso alla tecnologia, per non creare disparità tra le parti.
Tra gli altri temi affrontati: la necessità di formazione continua degli operatori, la lotta al digital divide nei servizi legati alla giustizia, l'istituzione di un Osservatorio permanente sull'IA in magistratura e l'apertura di tavoli tecnici per definire la responsabilità civile e penale derivante dall'uso dell'IA.