Inflazione USA in calo, Wall Street teme ancora lo scontro con la Cina

Il dato diffuso oggi mostra un allentamento dei prezzi a marzo, ultimo prima dell’impatto dei dazi di Donald Trump, ma la Borsa statunitense sembra voler aprire sotto la parità.

Apr 10, 2025 - 13:58
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Inflazione USA in calo, Wall Street teme ancora lo scontro con la Cina

Prezzi al consumo in rallentamento più del previsto negli Stati Uniti, con l’inflazione core annuale in aumento al ritmo più lento da marzo 2021. Il dato, però, potrebbe essere l'ultimo che gli investitori vedono ad una crescita moderata, poiché la serie di dazi del Presidente Donald Trump minaccia di sovvertire le recenti tendenze accomodanti.

Nel dettaglio, l’Indice dei Prezzi al consumo (IPC) è sceso a +2,4% a marzo su base annuale e a -0,1% mensilmente, rispetto ai precedenti +2,8% e +0,2%, rallentando più delle attese (+2,5% e +0,1%). L’indice ‘core’, privo cioè degli elementi più volatili quali energia e alimentari, si è raffreddato su base annuale a +2,8% (+3% previsto) dall’anteriore +3,1%, mentre mensilmente è sceso a +0,1% (+0,2% il precedente dato).

Attesi oggi anche i dati sulle richieste iniziali di disoccupazione, risultate a marzo 223 mila, in rialzo dalle 219 mila precedenti e in linea con le previsioni.

Il dato rappresenta “una buona notizia e fornirà alla Fed la copertura per tagliare i tassi di interesse al momento opportuno”, secondo Win Thin, responsabile globale della strategia di mercato di BBH.

“I tagli dei tassi di giugno sono quasi completamente scontati, con il tasso biennale in calo di 9 punti base al 3,81%”, sottolinea Michael MacKenzie di Bloomberg. Secondo il suo collega, Chris Anstey, “per i responsabili delle politiche della Fed, almeno l'inflazione sembrava aver imboccato un percorso positivo a marzo, prima degli aumenti dei dazi”.

“I dati sull'inflazione core inferiori al consenso potrebbero ridurre leggermente la barriera che la Fed potrebbe incontrare per un potenziale taglio dei tassi entro le prossime due riunioni, qualora altri dati economici concreti risultassero deboli”, affermano gli strateghi dei tassi di BI, Ira Jersey e Will Hoffman.

"La Fed continuerà a preoccuparsi degli aumenti delle aspettative di inflazione indotti dai dazi, ma il rallentamento delle misure dell'inflazione core è una condizione necessaria, ma non sufficiente, affinché la Fed prenda in considerazione tagli dei tassi", secondo Jersey.

Dopo una mattinata passata in netto calo, l’andamento dei future sui principali indici di Wall Street migliorava temporaneamente dopo la diffusione del dato, per poi mantenere l’andamento precedente: i contratti sul Nasdaq cedevano il 2,50%, seguiti a poca distanza da quelli sullo S&P500 (-1,90%) e da quelli sul Dow Jones (-1,45%).

Il dollaro USA proseguiva il suo calo nei confronti dell’euro e la coppia EUR/USD saliva a 1,1128, ai massimi dall’ottobre 2024, mentre l’oro guadagnava il 2% e si portava ad un massimo di 3.151 dollari (future) l’oncia. In recupero anche il Bitcoin, scambiato a 82 mila dollari.

Ancora in rosso i prezzi del petrolio: Brent scambiato a 63,70 dollari (-2,70%) e greggio WTI venduto a 60,59 dollari al barile (-2,70%).

Ieri Trump ha annunciato la proroga di 90 giorni dell’entrata in vigore di nuovi e pesanti dazi sulla maggior parte dei partner commerciali, decisione seguita da una quantità di volatilità nei mercati finanziari che non si vedeva dai primi giorni della pandemia da Covid 19.
Lo sconvolgimento ha cancellato miliardi di dollari dai mercati azionari e ha portato a un'impennata spaventosa dei rendimenti dei titoli di Stato statunitensi che sembra aver attirato l'attenzione di Trump. "Ho pensato che le persone stessero saltando un po' fuori dalle righe, che si stessero agitando", ha detto il Presidente ai giornalisti dopo l'annuncio, riferendosi al nervosismo che a volte prende gli sportivi.

"Il presidente Trump ha fatto un'inversione di rotta epocale sui dazi appena 48 ore dopo che la Casa Bianca aveva clamorosamente bocciato l'idea di una pausa di 90 giorni”, racconta Matthew Ryan, CFA, Head of Market Strategy di Ebury. A quel punto, “gli operatori di mercato hanno giustamente gioito per la notizia, nella speranza che il rinvio lasci spazio a negoziati, compromessi e a un definitivo ammorbidimento dei dazi che limiterebbe le ricadute economiche globali. Questo ora appare sempre più probabile. Chiaramente non ci sono garanzie con Trump, eppure sembra incomprensibile che i dazi rimangano in vigore a livelli così devastanti, date le profonde implicazioni per l'economia statunitense, che quasi certamente si troverebbe sull'orlo della recessione. Non proprio una macchia nera che il 47° Presidente vorrebbe che offuscasse la sua eredità", aggiunge Ryan.

Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, segnala che il cambio di rotta della Casa Bianca è arrivato dopo l’ottimo esito dell’asta da 39 miliardi di dollari in titoli del Tesoro a dieci anni: a sottoscrivere il debito degli Stati Uniti sono stati soprattutto soggetti istituzionali stranieri, forse in risposta a un appello alla mobilitazione arrivato da Washington qualche ora dopo il disastroso esito dell’asta di ieri dei titoli a tre anni. E’ possibile, secondo Cesarano, che Trump abbia deciso di fermare l’escalation dopo aver ottenuto dai paesi partner una risposta concreta su un tema più volte ribadito nelle ultime settimane, quello del debito. Sia Trump che il segretario al Tesoro, Scott Bessent, chiedono da tempo che i paesi partner, oltre a comprare più merci statunitensi, comprino soprattutto più Treasury. La risposta all’appello c’è stata e il negoziato può iniziare.

Intanto, Wall Street sta valutando l’escalation di Trump nella battaglia commerciale tra Stati Uniti e Cina, dopo che ha aumentato le imposte sulle importazioni dal paese al 125% dopo che Pechino ha aumentato i dazi sui prodotti statunitensi all'84% in rappresaglia a un precedente aumento.

I dazi imposti dagli USA sono "una palese sfida ai principi universali e uno scontro con il mondo intero", dichiarava al Global Times il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, aggiungendo che “la Cina si oppone fermamente e non accetterà mai un comportamento così autoritario e prepotente”.

"La guerra commerciale si sta ora trasformando in uno scontro diretto tra Stati Uniti e Cina e potremmo assistere di nuovo a un'escalation e a una de-escalation contemporaneamente, trascinando i mercati in direzioni diverse", prevedono gli analisti di Rabobank.

Exxon Mobil (-2%): settore petrolifero in difficoltà sulla scia del calo dei prezzi del greggio, in particolare Chevron (-1%), Devon Energy (-2%), Occidental Petroleum (-2%) e Marathon Petroleum (-2%).

U.S. Steel (-11%): Trump ha dichiarato ieri di non volere che la società statunitense vada in Giappone, suggerendo di non sostenere l'offerta da 14 miliardi di dollari di Nippon Steel per il produttore americano di acciaio.

Keros Therapeutics (+17%): il suo consiglio di amministrazione ha autorizzato un piano per i diritti degli azionisti, noto anche come ‘pillola avvelenata’, in risposta al rapido acquisto di azioni della società da parte di alcuni investitori.

CarMax (-6%): profitto nel quarto trimestre fiscale a 58 centesimi per azione azione, mancando le stime medie degli analisti di 65 centesimi (dati LSEG).

Microsoft

Wedbush: buy e prezzo obiettivo tagliato da 550 a 475 dollari.

Tesla

Goldman Sachs: neutral e target price diminuito da 275 a 260 dollari.

Amazon

Truist Securities: buy e prezzo obiettivo ridotto da 230 a 265 dollari.

Apple

BNP Paribas Exane: neutral e target price abbassato da 225 a 180 dollari.

Alphabet

Citigroup: buy e prezzo obiettivo tagliato da 229 a 195 dollari.

Walmart

JP Morgan: buy e prezzo obiettivo confermato a 112 dollari.

Goldman Sachs: buy e target price sempre a 106 dollari.

General Motors

UBS: da buy a neutral e prezzo obiettivo tagliato da 64 a 51 dollari.

FedEx Corporation

Wolfe Research: buy e target price diminuito da 306 a 258 dollari.