Il passato è la nostra chiave per leggere il futuro

Oggi l’assegnazione del Premio Arbasino allo storico Maurizio Serra: "Cosa possiamo imparare dalla “logica di Monaco“" .

Apr 12, 2025 - 05:53
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Il passato è la nostra chiave per leggere il futuro

di Maurizio Serra
Quando ho iniziato a scrivere Scacco alla pace. Monaco 1938, l’invasione russa dell’Ucraina non aveva ancora avuto luogo. Nondimeno, era chiaro il tema più generale della legittimità dell’uso della forza – e dei suoi limiti – nelle relazioni internazionali, oggi come quasi novant’anni fa. Aspetto dal quale discende un altro interrogativo, posto sia all’inizio che alla fine del saggio: esiste una relazione diretta tra la debolezza, l’indecisione, la paura delle democrazie e l’accresciuta aggressività delle dittature? Monaco 1938 ne diede la dimostrazione, dopo che l’Europa aveva già assorbito senza battere ciglio, nel marzo precedente, una prima dimostrazione di pirateria del Terzo Reich con l’Anschluss austriaco.

Da allora, di fronte alle devastazioni e i lutti del nuovo conflitto mondiale, si poteva sperare che la nascita delle Nazioni Unite, dopo il fallimento dell’imbelle Società delle Nazioni tra le due guerre, aprisse la via ad un’era di democrazia multilaterale nei rapporti tra Stati. Purtroppo, le decisioni prese dai vincitori alle conferenze di Yalta (febbraio 1945) e Potsdam (luglio-agosto 1945) e la successiva spartizione dell’Europa, divisa dalla “cortina di ferro”, hanno confermato la “logica di Monaco”: sono le grandi potenze a decidere la sorte e l’avvenire dei paesi più piccoli. E questa spietata pseudo-legge della storia ha trovato frequenti applicazioni in ogni parte del mondo, in nome di interessi geostrategici spacciati per nuovo ordine internazionale.

Eppure, da Monaco può e deve emergere anche un doppio messaggio positivo: vigilanza e fermezza. L’inglese Chamberlain e il francese Daladier sono diventati i simboli del cedimento e della sconfitta, al contrario dei loro successori Churchill e De Gaulle, ma non facevano che seguire la stragrande maggioranza delle loro miopi opinioni pubbliche che volevano scaricare sulla “lontana” Cecoslovacchia il costo di una pace ormai illusoria. Negli atteggiamenti delle dittature non vi è solo bullismo ma anche una parte di bluff: Hitler non era militarmente ancora in grado di scatenare nel settembre 1938 la guerra mondiale che già minacciava. Cedergli su un terreno in apparenza limitato (i Sudeti, che peraltro non erano mai stati storicamente tedeschi) significava accrescerne i desideri di conquista, invece di ridurli.

Lo studioso si deve basare sui documenti relativi a una fase temporale conclusa per cercare di ricostruirla obiettivamente nella sua complessità: come fu quella di Monaco, con la resa delle democrazie di fronte a Hitler, alle fine del settembre 1938, e con l’illegale annessione dei Sudeti alla Germania nazista. Prodromo che spianò la strada alla Seconda guerra mondiale. Rischiosi e anche fuorvianti sono i confronti fra un allora ormai consegnato alla storia - una vicenda drammatica, che è divenuta un canone negativo del Novecento - e un oggi, fluido, incerto e contraddittorio. aperto a continui colpi di scena. Tuttavia, se vi sono lezioni da trarre dal passato, occorre evitare che siano solo quelle di segno negativo, auspicando che l’Europa odierna si dimostri più solida, lungimirante e compatta di quella di ieri.