Il Conclave della svolta in Duomo. La morte in città di Gregorio X accelerò il nuovo corso
Nel 1276 fu il primo secondo le regole dettate dal Pontefice per evitare lo stallo nell’elezione. I cardinali dovevano vivere in una sala senza contatti con l’esterno. L’anticipo dell’extra omnes.

"Extra omnes" è la formula con la quale inizierà il prossimo conclave, quello che andrà ad eleggere il successore di Papa Francesco. Un appuntamento che inizierà tra il 5 e il 10 maggio all’interno della Cappella Sistina. Un rito dal fascino misterioso quello che verrà celebrato lontano da tutto il mondo, con i soli cardinali elettori (coloro che hanno meno di 80 anni) all’interno della sala adibita per le operazioni di voto.
Una serie di norme regola tutto il procedimento. Norme che nel corso dei secoli hanno subito delle modifiche, si sono adeguate ai tempi (vedi i controlli per evitare l’introduzione nella sala di telecamere o altri dispositivi tecnologici), ma che trovano origine nella costituzione Ubi Periculum, proclamata nel 1274 da Papa Gregorio X e attuata per la prima volta nel gennaio del 1276 ad Arezzo, dove il pontefice si spense di ritorno dal Concilio di Lione.
La città dell’oro, quella che dette i natali a Giorgio Vasari, è stata ed è anche la città dove il conclave si svolse per la prima volta con le regole fissate da un Papa. Gregorio X infatti voleva evitare la fase di stallo che aveva caratterizzato l’iter concluso poi con la sua elezione.
Nei primi anni del cristianesimo l’elezione del nuovo pontefice avveniva attraverso l’assemblea dei cristiani di Roma a meno che il predecessore non avesse indicato per tempo chi ne avrebbe preso il posto. Dal 330 l’elezione era riservata al clero dell’Urbe, ma il voto risentiva solitamente di influenze esterne con le famiglie più potenti in "corsa" per assegnare ad un proprio parente il titolo di Papa. Alla fine del 1100 i cardinali incaricati dell’elezioni iniziarono ad essere rinchiusi in clausura ma solo Gregorio X ne fissò le regole, visto cosa accadde alla morte del suo predecessore, Clemente IV.
Nel 1268 alla morte del pontefice i cardinali si riunirono a Viterbo per un conclave che durò oltre mille giorni. La fumata bianca che conosciamo oggi arrivò solo grazie ai cittadini che, esasperati, rinchiusero i cardinali all’interno del palazzo scelto come luogo dell’assemblea mettendo i porporati a pane ed acqua, scoperchiando addirittura il tetto. Fu così che nel settembre del 1271 arrivò l’investitura di Gregorio X.
Il nuovo Pontefice decise di fissare delle regole ben chiare per arrivare alla nomina del suo successore e di quelli a venire, ma soprattutto evitando intromissioni dall’esterno da parte delle potenti famiglie aristocratiche. La costituzione "Ubi periculum" emanata da Gregorio X prevedeva un solo accompagnatore per ogni cardinale che avrebbe dovuto recarsi nel luogo dove era avvenuto il decesso del Papa. I porporati dovevano abitare in una sala comune senza contatti con l’esterno.
Erano vietati gli scritti ai cardinali, pena la scomunica, e dopo tre giorni se non fosse arrivata l’elezione il vitto sarebbe stato ridotto ad una pietanza per pasto arrivando anche a soli vino, pane ed acqua se fossero passati più di cinque giorni per arrivare alla fumata bianca. Inoltre, durante la sede vacante, tutti i proventi ecclesiastici spettanti ai cardinali sarebbero stati trattenuti e messi a disposizione del nuovo pontefice.
La costituzione pubblicata nel luglio del 1274 venne applicata per la prima volta nel gennaio del 1276. Gregorio X morì ad Arezzo di ritorno da Lione, ospite di Guglielmino degli Ubertini e, come prevedeva la "Ubi periculum", i cardinali elettori (13 su 16) qui si riunirono per eleggere il successore: Pierre de Tarentaise, vescovo di Ostia, che prese il nome di Innocenzo V.
La "Ubi Periculum" subì nel caso degli anni delle modifiche perchè ritenuta dai successori di Gregorio X troppo rigida, ma nel 1996 le principali norme vennero confermate da Giovanni Paolo II. Norme che regolano un rito misterioso e affascinante che anche Arezzo ha ospitato.