Il Conclave alle porte. Porporati ancora divisi. “Ci serve più tempo”
Manca la convergenza su un candidato unitario. Domani due Congregazioni. Prende corpo la pista statunitense sulle fake news contro il cardinale Parolin

Città del Vaticano, 3 maggio 2025 – Il tempo stringe, il Conclave si avvicina e i cardinali intensificano le Congregazioni generali per non arrivare impreparati in Cappella Sistina. Spira un’aria di impasse sul profilo e il nome del successore di Bergoglio, mentre, da un lato, il caso Cipriani suscita imbarazzo, dentro e fuori l’Aula nuova del Sinodo, dove sono in corso i vertici dei porporati, e, dall’altro, i corvi sono tornati a gracchiare sul Vaticano. Da uccelli del malaugurio per la morte di papa Francesco a dispensatori di fake news plananti sul Conclave. Ancor prima del fatidico extra omnes.
A rischiare di essere impallinato è stato nelle ultime ore il favorito della vigilia, il cardinale Pietro Parolin, 70 anni. La Santa Sede ha smentito categoricamente la notizia di un suo malore nei giorni scorsi al termine delle Congregazioni generali, diffusa dal sito statunitense di Catholic Vote. Non un network qualsiasi, ma piuttosto il portale di un’organizzazione il cui presidente è Brian Burch, neo-ambasciatore Usa in Vaticano. Facile indugiare in sospetti su una regia trumpiana. Anche perché qualche giorno fa era stato l’entourage italiano del tycoon a sostenere che Parolin era il candidato ideale della Casa Bianca. A tanti analisti quella è parsa una polpetta avvelenata per alienare al cardinale i voti dei bergogliani più risoluti. Missione poco riuscita evidentemente, se è vero che a quel punto si sarebbe giocata la carta della salute cagionevole del segretario di Stato. Suggestioni e ipotesi che rievocano il caso della menzogna circa il polmone mancante di Bergoglio, circolata durante il Conclave del 2013.
E dire che Parolin sarebbe il candidato ideale per una continuità mitigata con Francesco. Già troppo, forse, per taluni ambienti. “Si avverte la tentazione di dire adesso basta giocare, torniamo a come si faceva prima – confida un cardinale progressista, preoccupato per la consonanza fra la destra politica e quella ecclesiale in Congregazione generale –. Per certi presuli Bergoglio è stato quasi uno sbarazzino”.
Le posizioni insomma restano distanti fra i porporati. Da qui la necessità di continuare ed intensificare il confronto interno prima del Conclave che inizia mercoledì. La Congregazione generale di ieri mattina ha deciso che domani sarà raddoppiato il tempo di confronto: un vertice al mattino, uno al pomeriggio. Martedì si vedrà. Il cardinale Claudio Gugerotti usa con i giornalisti una metafora scherzosa per fare capire che è necessario ancora del tempo: “Siamo fiori, un pò da annaffiare, ma siamo fiori”. E, alla domanda se ci sarà un nome condiviso per il nuovo Papa già mercoledì, il prefetto del Dicastero per le Chiese orientali risponde: “Mercoledì come si fa? È dopo mercoledì che deve sbocciare”. Sincero e chiaro come nel suo stile il francese Jean Paul Vesco, arcivescovo di Algeri: “Non siamo pronti, abbiamo bisogno di un pò più di tempo per pregare insieme”.
A pregare con gli altri porporati c’è, anche lui vestito in abito rosso, il cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo emerito di Lima. Al presule dell’Opus Dei, che non entrerà in Conclave perché over 80, papa Francesco aveva intimato di dismettere le insegne cardinalizie dopo l’accusa di abusi su un minore negli anni ’80. Se la vittima ha espresso “sgomento”, fra i presuli si percepisce un certo imbarazzo. “Ma non c’è stato un regolare processo canonico”, taglia corto un pezzo da novanta dei cardinali conservatori.