Il complesso scacchiere economico sul quale giocano India e Pakistan. E non solo loro
Riprendono ad inasprirsi le tensioni tra India e Pakistan. Mercoledì 7 maggio l’indice Kse-100 Index, il listino che include le aziende con la maggior capitalizzazione in Pakistan, ha perso oltre il 5% a causa dell’inasprirsi delle tensioni con l’India. Più resiliente, invece, il mercato indiano con l’indice Bse Sensex, che raccoglie le 30 maggiori aziende sulla borsa di Bombay, che ha guadagnato lo 0,2%. Economia 25 Marzo 2025 L’India punta a tagliare le tariffe su 23 miliardi di dollari di importazioni Usa per proteggere l’export Si tratterebbe del taglio più grande degli ultimi anni, volto a prevenire le tariffe reciproche 25 Marzo 2025 india nuova delhi modi tariffe india Guarda ora La crisi tra India e Pakistan affonda le radici all’indomani della seconda guerra mondiale quando, nel 1947, la divisione della zona e la creazione della nazione pakistana ha portato allo scoperto la questione del Kashmir, regione che, particolarmente ricca di risorse naturali e con una maggioranza musulmana della popolazione, decise di rientrare in territorio indiano. Da allora sono stati tanti gli scontri e i momenti di tensione spesso chiusi con accordi non sempre rispettati. Le ultime schermaglie, invece, hanno visto il lancio dall’India contro il Pakistan come forma di ritorsione per l’attentato che il 22 aprile nel Kashmir indiano, che causò ventisei morti. L’India, però, da tempo accusa il Pakistan di sostenere gruppi terroristici e di fomentare le tensioni nella zona con diversi test missilistici a cui la stessa India ha risposto con esercitazioni militari in vari stati. Economia 13 Marzo 2025 I piani di espansione di Apple in India potrebbero cambiare per i dazi di Trump Se la guerra commerciale progredisce le aziende tecnologiche potrebbero anche essere incentivate a esplorare la diversificazione della loro supply chain 13 Marzo 2025 apple Guarda ora Sia India che Pakistan hanno sottolineato di essersi sempre mosse con la sola intenzione di puntare ad obiettivi militari noti e di voler evitare un’escalation, ma è indubbio che quanto sta accadendo sul fronte della sicurezza registra movimenti e risposte che gettano nuove inquietudini sul panorama internazionale già ampiamente provato da molt

Riprendono ad inasprirsi le tensioni tra India e Pakistan. Mercoledì 7 maggio l’indice Kse-100 Index, il listino che include le aziende con la maggior capitalizzazione in Pakistan, ha perso oltre il 5% a causa dell’inasprirsi delle tensioni con l’India. Più resiliente, invece, il mercato indiano con l’indice Bse Sensex, che raccoglie le 30 maggiori aziende sulla borsa di Bombay, che ha guadagnato lo 0,2%.
La crisi tra India e Pakistan affonda le radici all’indomani della seconda guerra mondiale quando, nel 1947, la divisione della zona e la creazione della nazione pakistana ha portato allo scoperto la questione del Kashmir, regione che, particolarmente ricca di risorse naturali e con una maggioranza musulmana della popolazione, decise di rientrare in territorio indiano. Da allora sono stati tanti gli scontri e i momenti di tensione spesso chiusi con accordi non sempre rispettati. Le ultime schermaglie, invece, hanno visto il lancio dall’India contro il Pakistan come forma di ritorsione per l’attentato che il 22 aprile nel Kashmir indiano, che causò ventisei morti. L’India, però, da tempo accusa il Pakistan di sostenere gruppi terroristici e di fomentare le tensioni nella zona con diversi test missilistici a cui la stessa India ha risposto con esercitazioni militari in vari stati.
Sia India che Pakistan hanno sottolineato di essersi sempre mosse con la sola intenzione di puntare ad obiettivi militari noti e di voler evitare un’escalation, ma è indubbio che quanto sta accadendo sul fronte della sicurezza registra movimenti e risposte che gettano nuove inquietudini sul panorama internazionale già ampiamente provato da molte tensioni.
Una destabilizzazione nella zona porterebbe conseguenze notevoli anche sul fronte economico. Non tanto per gli scambi tra i due paesi, praticamente assenti: tra il 2023 e il 2024 l’import indiano dal Pakistan non è andato oltre i 2,8 milioni di dollari, mentre l’export ha toccato 1,2 miliardi. Tra incentivi economici, crescita progressiva di una domanda interna stimolata anche da ampi strati della società in fase di forte cambiamento sui consumi ma anche grazie a strategie di diversificazione della produzione, le due nazioni rappresentano un fulcro molto promettente nel settore dell’economia mondiale.
La triangolazione degli eventi, invece, coinvolge anche altre potenze. Pechino, alleata del Pakistan, ha il controllo diretto sull’Aksai Chin, una zona del Kashmir rivendicata dall’India e che, collegando il Tibet allo Xinjiang, orbita nel progetto di Pechino della Nuova via della Seta. Ma come è noto la Cina è protagonista anche dell’altrettanto complesso quadro economico riguardante i dazi.
La scelta del subcontinente asiatico come nuova base produttiva da parte di molte aziende del settore tecnologico e dell’automotive, nasce anche come risposta alla crisi diplomatico ed economica con la Cina. Da qualche tempo, infatti, Apple e Samsung avevano spostato gran parte della linea di produzione dei suoi iPhone in India anche per riuscire a bypassare le problematiche relative alla questione dei dazi. Lo stesso stanno facendo anche i principali fornitori della ditta di Cupertino e cioè nomi come Foxconn, Wistron e Pegatron.
Da parte sua, invece, il Pakistan ospiterà entro il 2026 a Karachi un impianto di assemblaggio della cinese Byd, azienda produttrice di veicoli elettrici, in collaborazione con Mega Motors.
L’India, inoltre, è tra i Paesi che, come il Regno Unito, è vicino ad un accordo commerciale con gli Stati Uniti con tariffe reciproche pari a zero (secondo fonti di stampa non confermate) sulle importazioni di acciaio, componenti per auto e prodotti farmaceutici. Gli Stati Uniti sono il principale partner dell’India, con un saldo commerciale che raggiunto i 129 miliardi di dollari nel 2024. Un cambio di rotta anche per Nuova Delhi dal momento che le politiche protezioniste della nazione asiatica che secondo dati dell’Organizzazione mondiale del commercio vedevano una media del 17% contro il precedente 3,3% degli Stati Uniti (poi alzate al 26% dal 2 aprile), le avevano permesso di salvaguardare la propria industria nazionale.
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