I look peggiori di Sanremo: dalla canottiera di Giovanni Truppi ai capelli di Anna Oxa, tutti gli “orrori” visti sul palco dell’Ariston
In attesa di goderci la nuova edizione condotta da Carlo Conti, ripercorriamo i look più strani, scandalosi e chiacchierati della storia del Festival L'articolo I look peggiori di Sanremo: dalla canottiera di Giovanni Truppi ai capelli di Anna Oxa, tutti gli “orrori” visti sul palco dell’Ariston proviene da Il Fatto Quotidiano.

Poche cose come il Festival di Sanremo sono in grado di monopolizzare l’attenzione collettiva di questo Paese. La gara canora è solo uno degli aspetti del Festival: per una settimana si seguono religiosamente i gossip, i retroscena, i punti del Fantasanremo e ovviamente gli abiti, parte integrante delle performance degli artisti. Negli anni, il palco dell’Ariston ci ha regalato look memorabili. Ma ci ha anche fatto dire, in più di un’occasione: “Ma perché?” In attesa di goderci la nuova edizione condotta da Carlo Conti, ripercorriamo i look più strani, scandalosi e chiacchierati della storia del Festival.
I peggiori look, dagli anni Ottanta a oggi – A chi dirà, alzando gli occhi al cielo sconsolato: “Eh oggi si è perso il senso del pudore, una volta la televisione era più elegante”, ricordategli di quando Loredana Bertè con un minidress nero e il pancione finto. O di Anna Oxa, sempre avanti sul proprio tempo, con la tutina rossa aderente che molti anni dopo sarebbe piaciuta anche a Kim Kardashian, col nome di catsuit. Ma erano gli anni Ottanta, direte voi. Era tutto possibile. D’accordo, ma poi sono arrivati gli anni Novanta e non è che è andata meglio. Al Festival del 1991 Sabrina Salerno e Jo Squillo cantano “siamo donne, oltre le gambe c’è di più”: una con un bikini argento (sì, esatto, un bikini) e l’altra con un vestitino rosa che di fatto è una t-shirt con molta ambizione. L’anno dopo Pippo Baudo divide il palco con Alba Parietti, Brigitte Nielsen e Milly Carlucci: è un tripudio collettivo di strascichi in tulle, sovra gonne, corsetti ricamati e spalline imbottite. Quando poco, quando troppo. Non trova una via di mezzo neanche Donatella Rettore quando, nel 1994, anticipa il ritorno del gotico con un abito vittoriano in velo nero completamente trasparente. La gonna rigida aveva una circonferenza tale da fare un naturale distanziamento sociale: nessuno poteva arrivare a meno di un metro di distanza da lei. Arriviamo poi ai ruggenti anni Duemila: il momento della grande euforia dei lip gloss e della vita bassa, delle meches, delle sopracciglia ad ali di gabbiano e della chiocciolina al posto della ‘a’ che faceva tanto nuovo millennio. Anna Oxa, come sempre, aveva anticipato la moda nel decennio già nel 1999, quando si era presentata con pantaloni ricamati a vita bassa, canottiera nera e tanga a vista.
Piume, borchie e paillettes: gli eccessi degli anni Duemila – Due anni dopo arriva Syria con una t-shirt stampata e una minigonna/culottes rossa con borchie, ruches e strascico laterale. L’intenzione era (forse) quella di avere un look fresco, giovane e audace. Ma di buone intenzioni, si sa, è lastricata la via dell’inferno. Nel 2005, quando le co-conduttrici si chiamavano ancora vallette, Federica Felini affianca Paolo Bonolis sul palco dell’Ariston: per la terza serata decide di dare una bella sferzata alla tradizione con un top nero effetto ragnatela e un paio di bermuda neri a palloncino. A sua discolpa: è stato un passo falso in una serie di look tutto sommato giusti per lei, e per il periodo. Ma è proprio dagli errori che si impara. Tra l’altro: è anche l’edizione di Antonella Clerici, una che sa perfettamente come prendersi la scena sul palco. Il vestito rosa con una cupola fiorita (o piumata) sulla gonna, comunque, aiutava.
Negli anni Duemila i red carpet di tutto il mondo si riempiono di esperimenti: uno smoking tutto di jeans? Un top a forma di farfalla? Una tuta Juicy Couture? Infradito? Perché no! Il palco dell’Ariston non è da meno: viene invaso da paillettes, piume, boa, spacchi, asimmetrie e così via. Sono gli anni in cui Valeria Marini dà il suo meglio (e per lei gli anni Duemila non sono mai terminati davvero) e in cui Anna Tatangelo esplora il mondo dei cut out, degli intrecci e delle asimmetrie. Insomma: a voler scavare, di look strani ce ne sono stati parecchi. Di base, possiamo ricondurli a tre categorie: gli Anni Duemila (vedi sopra) le Intoccabili e gli Alternativi.
Gli eccessi di Anna Oxa, Patty Pravo e Loredana Berté – Alla seconda categoria appartengono tutte quelle signore della canzone italiana che nella loro carriera si sono meritate il diritto di fare quel che vogliono. Sul palco e fuori. Loro hanno dato alla musica quel che dovevano e dei vestiti, comprensibilmente, chissenefrega. Anna Oxa è la regina della categoria: dopo aver esplorato ogni possibile stile, look e trasgressione, nel 2023 decide di abbandonarsi al grunge presentandosi sul palco con camicioni punitivi, baggy jeans e sneakers. Non ci sentiamo di definire i suoi look “brutti” perché lei è lei, e lei può. Così come può tutto (o quasi) Patty Pravo, che nel 2019 indossa – per insondabili ragioni – un completo rubino abbinato a un body trasparente con inserti in pizzo, scarpe trasparenti e rasta sui capelli. Complimenti per l’audacia, che è sempre una virtù, ma come regola generale ci sentiamo di dirlo: il rosso e il nero, insieme, li lasciamo a Stendhal.
Vale anche per Ivana Spagna, che nel 2008 canta con una gonna rossa doppiata in pizzo nero, giacca arricciata, capelli cotonati, guanti e un imprecisato numero di accessori che fatichiamo a catalogare. Accanto a lei c’era Loredana Bertè, altra grande Intoccabile, con i pantaloni pinocchietto, la giacca di pelle e gli occhiali da sole. Ma lei, con quella voce rock e quell’attitude, può davvero fare quel che le pare, ed è per questo che le vogliamo bene.
Canottiere e bermuda: gli anni del casual – Diverso è il caso degli Alternativi. Loro, musicalmente parlando, hanno ancora tutto da dimostrare. Sono giovani, sono ribelli, e non vedono l’ora di farlo sapere al mondo. È il caso di Arisa ai tempi di Sincerità, quando ancora era calata nella parte della ragazza ingenua con gli occhiali da vista spessi, il caschetto nero e gli scamiciati da educanda. O di Gio Evan, che nel 2021 dà una chance al verde fluo, perché le scarpe da pallacanestro e i bermuda non bastavano a urlare “giovane e alternativo”. Una menzione d’onore a Giovanni Truppi, criticatissimo per essersi esibito in canottiera che fa tanto cantautore impegnato, troppo impegnato per pensare a cosa mettersi. Almeno, nel suo caso, la canzone era bella.
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