I Duran Duran a Sanremo 2025, Clizia Gurrado e la sua ‘missione’: “Sposerò Simon Le Bon”

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Feb 13, 2025 - 17:11
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I Duran Duran a Sanremo 2025, Clizia Gurrado e la sua ‘missione’: “Sposerò Simon Le Bon”

Chi ha consigliato a Carlo Conti di invitare i Duran Duran al Festival di Sanremo? Ci deve essere arrivato da solo, anche per età anagrafica. Invitare una band che ha rappresentato una generazione (la Gen x soprattutto) è vincente a prescindere. Ma potrebbe, per assurdo non poi così assurdo, aver anche letto il libro di Clizia Gurrado, rispolverandolo dagli scaffali. E dopo averlo riletto deve aver pensato: se un’adolescente nella metà degli anni ’80 è arrivata a pubblicare la sua voglia di sposare Simon Le Bon addirittura in un libro, beh, l’invito alla band ci sta alla grande. Stiamo parlando di “Sposerò Simon Le Bon (Editrice Piccoli, 1985), diventato un best seller all’epoca e da cui in seguito è stato tratto l’omonimo film.

Le fonti del successo planetario di Simon sono tutte in quello scritto di liceale che, fra una versione di greco e una merenda a casa dei compagni di classe, immagina di convolare a nozze con il cantante e lo pubblica per dirlo a tutti. Con un Indicativo futuro. Io ne so qualcosa: eroica sopravvissuta, come l’autrice, a un mondo senza internet, con i poster delle band appesi alle pareti, il walkman in cartella e le musicassette, ignara del futuro che di lì a poco avrebbe rivoluzionato il mondo della comunicazione, ero connessa via telefono ogni volta che Videomusic mandava in onda per l’ennesima volta un video dei Duran Duran. Un evento da commentare con le amiche, da radiografare su tutto: voce, abbigliamento, gesti, sguardi, musica e contorno.

Simon Le Bon era uno dei nostri idoli, ha accompagnato momenti chiave della nostra vita, illusioni e delusioni, amori di scuola effimeri e sogni che poi non si sono avverati ma poco importa. La musica dei Duran Duran scandiva la nostra quotidianità, alternata a quella di altri gruppi in voga allora: Spandau Ballet, Police, Depeche Mode, Mickael Jackson, Simply Red, Boy George, Prince, e naturalmente Madonna, l’icona che dettava regole anche nella moda e apriva i concerti così: “Siete caldi?”. Il ritorno della voglia di osare che ha rappresentato quegli anni. L’ideale di una donna che, spalline imbottite, minigonne o abiti da sera, sa quel che vuole e non si fa imbrigliare: si afferma. Io, a differenza di Clizia, non volevo sposare Simon Le Bon, ma facevo la cubista nelle discoteche milanesi anche sulle note della sua band. Nei week end di quella Milano da bere dove i Duran Duran erano un must fra i paninari del mio liceo, tutti vestiti uguali, con il giubbotto e gli scarponcini, li ascoltavano con le auricolari. Ma Gurrado fa di più: immagina la sua vita con lui e dichiara la sua intenzione di sposarlo in un libro che raggiunge le vette di vendita.

Scrive: “Ci sposeremo a Bushey, in Inghilterra, dove è nato Simon. Alla cerimonia non ci saranno molti invitati. Solo pochi amici, quelli proprio intimi. Oltre naturalmente a John, Nick, Andy e Roger, gli altri quattro Duran Duran. Non so se da Milano verrà qualcuno. Le mie amiche certamente no, non mi darebbero mai questa soddisfazione. Forse qualche parente. Mia madre, mio padre, mio fratello. Il cane no, lo lasciamo a casa, perchè si attacca ai calzoni di tutti.
Terminata la cerimonia, che spero non sarà tanto lunga, partenza per il viaggio di nozze. Andremo a Sri Lanka e lì rifaremo il video ‘Save a prayer’. Io sostituirò quella brutta ragazza col vestitino rosso che balla con Simon. Oltre a essere brutta, quella è anche scema, perché a un certo punto, invece di continuare a ballare con Simon, senza alcun motivo gira i tacchi e se ne va tutta seccata. Lui rimane solo e gli passa la voglia di ballare, naturalmente. Quando diventerò Clizia Le Bon avrò i miei problemi. So già che cosa mi aspetta. È difficile essere la moglie di un cantante famoso”. Oggi Simon Le Bon ha 66 anni. Tempo fa ha incontrato Clizia Gurrado e, a conoscenza del suo libro, le ha scritto una dedica ironica: “A Clizia, con amore, ma niente matrimonio”. Non fa differenza ora, nell’anno del suo acclamato ritorno dopo 40 anni sul palco dell’Ariston: lui rimane un mito della nostra generazione, anche in età da pensione. So già che quando lo vedrò esibirsi, io stessa che gli ho servito gli agnolotti quando era giovane al Pucci Pizza in King’s Road a Londra, sentirò un tuffo al cuore. Mi compariranno di nuovo i flash delle mie estati nel Regno Unito a imparar l’Inglese.

Quel ricordo fatto di niente farà parte della storia. E’ andata così: ecco il flash back. Sto lavorando al ristorante Pucci (si fa per dire perché era tutto surgelato) nel 1982 da minorenne e alcuni camerieri mi avvisano con una pacca sulla spalla: ‘Ehi sai chi è seduto al tuo tavolo?’. Mi giro e lo vedo: Simon. Assorto, riservato, molto gentleman. Avrei voluto chiedergli di cantare per me ma sarebbe stato fuori contesto. Ero una ragazzina. E mica avevo scritto un libro. Ma quel ricordo mi è rimasto impresso: vedere uno dei miei idoli nella realtà, senza tante storie, come una persona qualunque. Senza codazzo come i vip di oggi. Simon era un miraggio. Non era nemmeno così bello come nei video: ma era lui. Timidamente lo servo e rimango in disparte. Apprezza l’agnolotto surgelato, lascia la mancia e se ne va. Vorrei strangolare Pucci: che razza di cucina italiana è quella? In un posto dove arrivano i vip dovreste assoldare un cuoco vero. Inter nos: spero che Simon a Sanremo possa conoscere la vera cucina italiana regionale e capire la differenza. Solo così, chissà, potrebbe ricordarsi di quella fanciulla italiana con la gonna verde di Fiorucci che non osava pronunciare verbo per l’emozione.

Detto fra noi: se Clizia non lo vuole più sposare mi metto io fra le candidate. Non ho bisogno di un viaggio in Asia. Mi basterebbe anche un week end in Liguria. Simon sei un grande! Hai fatto sognare la nostra generazione. Hai incantato i nostri giorni difficili con la tua musica. Facci vedere chi sei ancora oggi. I segni dell’età non cambiano il ricordo della tua musica.

Scrive Clizia nel suo libro vintage: “Mamma, questa volta devi venire. Non puoi perderlo”. “Uffa, Clizia. Come rompi oggi. Ma non avevi molto da studiare? Adesso stacco il telefono, così stiamo un po’ in pace, tu e la tua amica Rossana…”. “Dai, mamma, vieni. Simon in questo video è ancora più bello. Guarda come ride! Come è contento!”. “Adesso arrivo. Calmati…” L’autrice spiega: “Mia madre fa tante storie, ma in realtà i Duran Duran piacciono anche a lei, ed è contenta quando l’avverto che c’è un video. Me ne sono accorta perchè tante volte faccio apposta a stuzzicarla, dicendo il contrario di quello che penso per vedere le sue reazioni: “È un po’ grasso, Simon in questo video. Non è vero?”. “Ma Clizia, come fai a dire che è grasso, guarda che fisico! Non ha un filo di pancia. Sembra un arcangelo”.
“Sì, mamma, un arcangelo, lo so. Però mi sembra che sia un po’ ingrassato rispetto ai poster che ho in camera. La madre risponde: “Io lo trovo uguale”.
“Allora ti piace, mamma. Dì la verità: ho scelto bene…?”. “Sì, brava, brava, sposatelo…”.

Lei non l’ha sposato, neppure io. Ma Clizia Gurrado ha saputo raccontare quello che per noi, Gen x, ha rappresentato la sua musica e quella di altre band negli ’80: un mito che oggi ritorna nostalgicamente nel mondo della moda, dell’estetica, nella voglia di recuperare l’odore dei vinili, l’atmosfera di un’epoca che oggi, quando si spiega ai figli, dicono strafottenti; “Ma come facevate a condividere un’esperienza senza poter postare una story su Instagram? “Ragazzi, facevamo. Punto e basta”.

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