La retromarcia della Slovacchia sugli incentivi alle rinnovabili
La Slovacchia ingrana la retromarcia sulle politiche incentivanti per le rinnovabili: il Paese porrà fine ai sussidi alle Fer entro la fine del prossimo anno, per concentrarsi maggiormente sul nucleare. A riportalo l’agenzia Euractiv, che cita Jozef Holjenčík, capo dell’URSO, ente regolatore dell’energia del Paese Holjenčík è storicamente un critico delle rinnovabili: anche di recente […] The post La retromarcia della Slovacchia sugli incentivi alle rinnovabili first appeared on QualEnergia.it.

La Slovacchia ingrana la retromarcia sulle politiche incentivanti per le rinnovabili: il Paese porrà fine ai sussidi alle Fer entro la fine del prossimo anno, per concentrarsi maggiormente sul nucleare.
A riportalo l’agenzia Euractiv, che cita Jozef Holjenčík, capo dell’URSO, ente regolatore dell’energia del Paese
Holjenčík è storicamente un critico delle rinnovabili: anche di recente ne ha condannato lo sviluppo “caotico”, in una nota, spiegando che l’eccessiva produzione elettrica da pannelli solari o turbine eoliche può portare alla “destabilizzazione del sistema elettrico” e invocando un ritorno a un “mix energetico sano, di cui l’elettricità nucleare pulita deve essere il fondamento”.
I cittadini dovrebbero quindi essere liberi di investire in tecnologie come pannelli solari o pompe di calore per le proprie abitazioni, ma nessun sussidio statale dovrebbe essere erogato “a spese dei cittadini slovacchi e dell’Ue” per avvantaggiare “speculatori e promotori politici dell’ideologia verde”, riferisce Euractiv.
L’URSO ha quindi affermato che ci sarà una graduale uscita dai sussidi tariffari feed-in, finanziati attraverso le bollette dell’elettricità.
Senza il meccanismo che garantisce ai produttori di energia pulita un prezzo fisso per kWh immesso nella rete per un determinato periodo di tempo, gli operatori Fer saranno costretti a vendere a prezzi di mercato, mettendo a rischio la redditività degli impianti. Allo stesso tempo verrebbero scoraggiati nuovi eventuali investitori.
Lo scorso anno in Slovacchia sono stati connessi alla rete 274 MW di potenza Fer. Di questi, il 43% è rappresentato da impianti domestici. Per il 2025, spiega la Camera di Commercio italo-slovacca, si prevede un andamento simile a quello dell’anno passato, ma gli investimenti delle famiglie dipenderanno in larga misura dalla disponibilità di sussidi del programma statale Zelená domácnostiam, che prevede un contributo che copre fino al 50% dei costi di installazione degli impianti domestici.
Slovacchia e Corea del Sud insieme per il nucleare
Il Paese, come detto anche da Holjenčík, punta forte sull’atomo. Proprio lo scorso settembre il primo ministro slovacco Robert Fico e il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol hanno firmato un memorandum d’intesa sulla cooperazione energetica globale che riguardava principalmente l’energia nucleare, descritta come “elemento chiave nella transizione verso soluzioni energetiche sostenibili e a basse emissioni di carbonio”.
Entrambe le parti hanno riconosciuto l’importanza di questa fonte nei mix energetici nazionali e hanno espresso congiuntamente il loro impegno a sostenere lo sviluppo di tecnologie in questo ambito. La cooperazione si focalizzerà sulla condivisione di informazioni, tecnologie e “best practice”, che contribuiranno ad aumentare la sicurezza e l’efficienza.
La Slovacchia, che ha cinque reattori nucleari in funzione, con una capacità di generazione totale di 2,3 GW, progetta di costruire una nuova unità da 1.200 MW presso l’impianto di Jaslovske Bohunice. La Korea Hydro & Nuclear Power (KHNP) ha espresso interesse per questo progetto, dopo essere stata selezionata a luglio come offerente preferito per un progetto simile in Repubblica Ceca.
Rinnovabili in Slovacchia, si può fare di più
La Slovacchia ha ricevuto una valutazione complessivamente bassa nel Climate Change Performance Index (CCPI) del 2025. La performance del Paese per quanto riguarda le emissioni di gas serra è valutata come “alta”, mentre per l’energia rinnovabile come “molto bassa”.
Il CCPI classifica i Paesi in base alle loro prestazioni in materia di protezione del clima. Gli esperti hanno assegnato alla politica climatica della Slovacchia un punteggio “molto basso”, criticando i continui sussidi ai combustibili fossili e gli obiettivi climatici poco ambiziosi.
Il Paese ha raggiunto una quota del 18,7% di fonti rinnovabili nei consumi energetici finali nel 2023. La bozza aggiornata del PNIEC di Bratislava fissa l’obiettivo al 2030 a quota 23%. La Commissione europea lo ritiene però insufficiente, soprattutto rispetto al target generale dell’Ue del 42,5%.
Il petrolio e i prodotti petroliferi hanno rappresentato più di un terzo dell’approvvigionamento energetico del Paese nel 2023. La Russia rimane il principale fornitore per quanto riguarda il petrolio greggio trasportato tramite oleodotti. La Slovacchia (insieme all’Ungheria) è stata temporaneamente esentata dal divieto dell’Ue di importare petrolio russo, data la sua importanza per il sistema energetico nazionale.
Storicamente, sulla base di un contratto ventennale firmato nel 2008, la Slovacchia è stata dipendente al 100% dal gas russo trasportato attraverso l’Ucraina. Dal gennaio 2025 questo però arriva passando per la Turchia, poiché il transito attraverso l’Ucraina si è interrotto alla fine del 2024.
Per diversificare e aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento, la Slovacchia ha costruito interconnettori per il gas verso i Paesi vicini e ha stipulato contratti con fornitori alternativi.The post La retromarcia della Slovacchia sugli incentivi alle rinnovabili first appeared on QualEnergia.it.